Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

mercoledì 12 aprile 2017

1240 - ESSERE CHIESA DEL GIOVEDI' SANTO - 2 -

Mi lascio ispirare brevemente dalle tre letture bibliche proposte dalla liturgia per aiutarci a contemplare e ad adorare, con gli occhi della mente e del cuore, il prodigio dell'ultima Cena.
I segni del pane e del vino
* La I lettura, dal libro di Giona, ci fa riflettere, sulla fedeltà e la tenerezza di Dio per la città di Ninive e per lo stesso profeta, atteggiamenti che trovano espressione compiuta nell'Eucaristia, in quell'ora che perdura lungo i secoli e le generazioni e nella quale - come recita l'inno di s. Tommaso d'Aquino che canteremo dopo la comunione portando in processione il Santissimo Sacramento - "il Verbo incarnato con la sua parola trasforma il vero pane nella sua carne, si dà in cibo ai Dodici".
* Della II e della III lettura che abbiamo ascoltato sottolineo le due sconvolgenti affermazioni di Gesù sul pane e sul vino e le conseguenze ne derivano. Nel brano della lettera di Paolo ai Corinti, scritta verso la Pasqua del 57, l'apostolo ci trasmette ciò che ha ricevuto dal Signore. Nella notte in cui fu tradito, prese il pane, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo per voi".
Il pane spezzato, che è Cristo stesso, è inseparabile dallo spezzarsi della sua vita sulla Croce, e perciò l'Eucaristia è annuncio della morte del Signore, finché egli venga. Ogni Messa che celebriamo ci fa passare dalla morte alla vita, da questo mondo al Padre, ci attira prepotentemente verso il cielo dove si celebrerà per sempre il banchetto della gioia messianica; in ogni Messa si ripete il prodigio della divina misericordia. Non solo, ma il pane che spezziamo è la carne per la vita del mondo, in quanto l'Eucaristia supera tutti i confini e si pone come giudizio sulla storia, giudizio sulla capacità dei discepoli di Gesù di essere, in lui, segno di unità e di amore. Dunque la Messa ci apre al mondo e diventa missione, passione d'amore della Chiesa per la salvezza dell'umanità.
* Il testo del vangelo secondo Matteo premette, al racconto della passione, la descrizione dell'ultima Cena e ci dice che Gesù, dopo aver preso il calice del vino, afferma: "Bevetene tutti, perché questo è il sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati". La parola biblica 'alleanza' richiama tutta l'iniziativa d'amore di Dio per l'uomo, a partire da Noè ad Abramo a Mosè e lungo i secoli. Pure nell'Eucaristia che stiamo celebrando l'intera storia della salvezza - passata, presente e futura - viene riassunta e sfocia nell'eternità; grazie a essa l'umanità divisa e dispersa diventa a poco a poco una nel Cristo.

Una duplice certezza
Possiamo trarre una triplice certezza sul rapporto di Gesù con la sua morte.
1. Gesù ha potuto anche come uomo prevedere sempre più chiaramente la sua morte violenta. Non è stato colto di sorpresa. Ciò che al più avrebbe potuto non attendersi era l'uccisione sul patibolo della croce da parte di legionari romani; conoscendo l'avversione crescente degli ambienti religiosi alla sua attività profetica, si sarebbe piuttosto aspettato di perire sotto la lapidazione, in un tumulto di folla, a cui si era già più di una volta sottratto. Egli stesso aveva pianto su Gerusalemme dicendo: "Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati…(Lc 13,34). In ogni caso le vicende lo mettevano sempre di più di fronte al rischio di morte.
2. Prevedendo la sua morte, Gesù non solo non si è tirato indietro, ma neppure ha tenuto per sé questa previsione: ne ha parlato apertamente nella cerchia ristretta dei discepoli, come mostrano le predizioni sulla passione. Non ha voluto quindi mai rimuovere questo argomento.
3. Gesù stesso, con le parole dell'ultima cena, ha indicato il senso che avrebbe avuto la sua morte guardata in faccia con amore e per amore nostro e ha consegnato tale senso nell'Eucaristia.
Sta a noi non ricevere invano questo mistero d'amore, sta a noi partecipare alla sua cena con quell'atteggiamento di continua conversione di cui ci ha parlato il libro di Giona: conversione della città di Ninive e conversione del profeta che è chiamato ad accettare l'agire perdonante e misericordioso di Dio per i peccatori. Nella comunione eucaristica il Signore si dona a noi e ci assimila a sé nella misura in cui il nostro cuore è indiviso e rinunciamo a noi stessi per accettare di diventare figli di Dio in Gesù e fratelli di ogni uomo; nella misura in cui ci amiamo reciprocamente e ci serviamo gli uni gli altri come ci ha comandato di fare dopo aver lavato i piedi ai discepoli. Per questo anch'io, all'inizio della celebrazione, ho lavato i piedi a dodici giovani che rappresentano, quali "Sentinelle del mattino", il futuro della nostra chiesa che vogliamo sia un futuro di amore e di servizio.
Per tutti noi ricevere la comunione questa sera significa affermare la nostra piena adesione alla volontà del Padre e insieme l'impegno di donarci con amore al prossimo, di vivere le beatitudini, di spendere la nostra vita per far nascere un mondo nuovo che sia riflesso del Regno di Dio, regno di pace e di giustizia, regno di amore e di verità.
Non c'è niente che ci apre alla conoscenza profonda di Gesù come l'incontro eucaristico, dove tutto avviene nello splendore e nella tenebra della fede: una conoscenza di amore e di fede, di amore che crede e di fede che ama. Se viviamo così il dono della comunione sapremo vedere il corpo e il sangue del Signore in ogni fratello, nelle povertà e nei limiti delle nostre comunità ecclesiali, nelle tante situazioni difficili del nostro tempo.
O Gesù, noi crediamo che il tuo corpo è veramente cibo, che il tuo sangue è veramente bevanda delle nostre anime sotto le specie del pane e del vino. Noi crediamo che nell'Eucaristia ti fai nostro contemporaneo, corrobori le nostre forze interiori, ci sostieni nel cammino verso l'eternità e che già sulla terra ci fai gustare quell'unione con la Trinità a cui, in te, il Padre ci chiama. Fa' che l'Eucaristia sia davvero il centro, il cuore della nostra vita cristiana, la sorgente inesauribile della riconciliazione, la medicina che ci guarisce dai peccati e ne strappa le radici, accresce la carità e rende più solida la comunione ecclesiale.
E tu, Maria, Madre dell'Eucaristia, ottienici in questa santa Messa di sentire quanto bisogno abbiamo di convertirci all'esercizio stabile e comune della carità nell'unità che hai vissuto nella tua esistenza terrena.
È così che si è Chiesa del Giovedì santo, che si è comunità eucaristica nel senso voluto dal Signore; una comunità che con l'amore può trasformare la terra arida in giardino vivibile e affrontare coraggiosamente le gravi sfide del nuovo millennio.
(Carlo Maria Martini, Omelia del Giovedì santo 2002 - seconda parte)