Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

sabato 26 marzo 2016

1175 - QUESTO E' LA PASQUA

La parola irrevocabile di Dio
Dio ha pronunciato sulla morte una parola irrevocabile,
l’ha annientata, ha fatto risorgere Cristo.
Che cosa significa? Come comprendiamo questo fatto?
Si risvegliano una serie di domande: che cos’è la risurrezione del corpo?
Che cosa significa la tomba vuota?
E le apparizioni?
Una serie di domande che sollecitano la curiosità, il gusto della superstizione e del misterico, cose alle quali non ci appassioniamo.
Domande che si moltiplicano senza fine.
Certo, la tomba era vuota. Ma soltanto una cosa è importante: Dio era dalla parte di Cristo e lo ha toccato con la vita eterna.
Ora Cristo vive, e vive perché Dio vive e perché l’amore di Dio vive.
Questo ci basta.
Sul ‘come’ non possiamo almanaccare. Sul ‘che’ non cambia nulla.
Ma se Dio vive, allora vive l’amore malgrado la croce, allora noi non viviamo più nella colpa,
allora Dio ci ha perdonato.
Dio era dalla parte di Gesù, ma Gesù era dalla nostra parte.
Se Gesù vive, allora la nostra fede riceve un nuovo senso.
Allora siamo i più beati fra gli uomini.
Un ‘sì’ di Dio all’umanità colpevole, un nuovo senso per tutto il nostro agire,
questo è la Pasqua.
(Da: D. Bonhoeffer, “Voglio vivere questi giorni con voi”, Queriniana, Brescia 2008, p.130)

venerdì 25 marzo 2016

1174 - LA CROCE DI CRISTO

Dobbiamo avere la consapevolezza che le due realtà convivono: bisogno di unità e continui tradimenti di essa. Cogliendo infatti l’intelligenza del male che cerca di separare e dividere, possiamo meglio comprendere di vivere in una permanente conflittualità sapendo che proprio in questa lotta si gioca la fede. Da qui la necessità di scegliere le forze unitive e pacificanti.
La croce di Cristo, momento unificante della lotta, è il luogo in cui l’unità del genere umano viene realizzata nel momento della massima disgregazione e oscurità. La croce è il punto più significativo del cammino verso l’unità e della drammatica opposizione dove la rabbia disgregatrice si scatena contro ogni tentativo di reale unità dei cuori e delle vite.
Carlo Maria Martini “Ritrovare” pag.152-153


1173 - LA GRAZIA AL DI LA' DEL MERITO

Siamo vicini al Venerdì santo e alla Pasqua,
ai giorni delle azioni strapotenti
compiute da Dio nella storia;
delle azioni nelle quali il giudizio di Dio e la grazia di Dio
divennero visibili a tutto il mondo:
giudizio in quelle ore,
in cui Gesù Cristo,
il Signore, pendette dalla croce.
Grazia in quell'ora,
in cui la morte fu inghiottita dalla vittoria.
Non gli uomini hanno fatto qui qualcosa,
no, soltanto Dio lo ha fatto.
Egli ha percorso la via verso gli uomini
con infinito amore.
Ha giudicato
ciò che è umano.
E ha donato grazia
al di là del merito.
Dietrich Bonhoeffer
(11 marzo 1928)

1172 - VENERDI' SANTO

“Noi siamo la crocifissione di Dio. La mia esistenza crocifigge Dio. Come noi amiamo un dolore intollerabile perché Dio ce lo manda, così è di questo stesso amore, trasposto dall’altro lato del cielo, che Dio ci ama. L’amore di Dio per noi è passione. Come potrebbe il bene amare il male senza soffrire?.., La crocifissione di Dio è cosa eterna... Se nella comunione il dolore di Dio è gioia per noi, non si deve pensare che il nostro dolore, quando è pienamente accettato, è gioia in Dio? Ma perché esso diventi gioia in Dio, bisogna che sia accettato nella totalità e integrità della sua amarezza”.

“Solo per chi ha conosciuto anche solo per un minuto la pura gioia e di conseguenza il sapore della bellezza del mondo (perché sono la stessa cosa), solo per quest’uomo l’infelicità è qualcosa di straziante. Nello stesso tempo solo costui non ha meritato questo castigo. Ma anche per lui non si tratta di un castigo: è Dio stesso che gli prende la mano e gliela stringe un po’ forte. Infatti, se egli rimane fedele, troverà in fondo alle sue grida la perla del silenzio di Dio... Le creature parlano con dei suoni. La parola di Dio è silenzio. La segreta parola d’amore di Dio non può essere altro che il silenzio. Cristo è il silenzio di Dio. Come non c’è albero simile alla croce, cosi non c’è un’armonia come il silenzio di Dio... La nostra anima fa continuamente del rumore, ma c’è un punto in lei che è silenzio e che noi non sentiamo mai. Quando il silenzio di Dio entra nella nostra anima, la trafigge e viene a raggiungere quel silenzio che è segretamente presente in noi, allora noi abbiamo in Dio il nostro tesoro e il nostro cuore”

(Simone Weil)

1171 - ETTY HILLESUM

“Mio Dio, sono tempi tanto angosciosi. Stanotte per la prima volta ero sveglia al buio con gli occhi che mi bruciavano, davanti a me passavano immagini su immagini di dolore umano. Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa: cercherò di non appesantire l’oggi con i pesi delle mie preoccupazioni per il domani – ma anche questo richiede una certa esperienza. Ogni giorno ha già la sua parte.
Cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nulla. Una cosa, però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. Forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini.
Sì, mio Dio, sembra che tu non possa far molto per modificare le circostanze attuali ma anch’esse fanno parte di questa vita. Io non chiamo in causa la tua responsabilità, più tardi sarai tu a dichiarare responsabili noi. E quasi a ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: (…) tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi. Esistono persone che all’ultimo momento si preoccupano di mettere in salvo aspirapolveri, forchette e cucchiai d’argento – invece di salvare te, mio Dio”.
(Etty Hillesum, Diario 1941-1943, Adelphi, pp. 169-170). 

1170 - L'ATTESA DI DIO

Al di là dello spazio e del tempo infinito, l’amore infinitamente più infinito di Dio viene ad afferrarci. Viene quando è la sua ora. Noi abbiamo facoltà di acconsentire ad accoglierlo o di rifiutare. Se restiamo sordi, egli torna e ritorna ancora , come un mendicante; ma un giorno, come un mendicante , non torna più. Se noi acconsentiamo, Dio depone in noi un piccolo seme e se ne va. Da quel momento a Dio non resta altro da fare, e a noi nemmeno, se non attendere. Dobbiamo soltanto non rimpiangere il consenso che abbiamo accordato, il sì nuziale. Non è facile come sembra, perché la crescita del seme in noi è dolorosa. Inoltre per il fatto stesso che accettiamo questa crescita, non possiamo fare a meno di distruggere ciò che potrebbe intralciarla, di estirpare le erbe cattive, di recidere la gramigna; purtroppo queste erbacce fanno parte della nostra stessa carne, per cui queste operazioni di giardinaggio sono cruente. Ciò nonostante il seme, tutto sommato, cresce da solo e viene un giorno in cui l’anima appartiene a Dio, un giorno in cui non soltanto acconsente all’amore, ma ama veramente, effettivamente. Bisogna allora che essa, a sua volta, attraversi l’universo per giungere fino a Dio. L’anima non ama di un amore creato, come una creatura. Questo suo amore è divino, incerto, perché essa è pervasa dell’amore di Dio per Dio. Dio solo è capace di amare Dio. Noi possiamo soltanto acconsentire a rinunciare ai nostri sentimenti per cedere il passo, nella nostra anima, a questo amore. Ecco che cosa significa rinnegare se stessi. Noi siamo creati solo per consentire a questo.
(SIMONE WEIL, Attesa di Dio, Milano, 1972, 97s)

mercoledì 9 marzo 2016

1169 - LE SUORE UCCISE IN YEMEN

Non solo «niente copertine» di giornali, come dice papa Francesco con una tristezza inascoltata come forse mai prima. Ma neanche una breve in cronaca. Questo vale per il sistema dei media e per i potenti del mondo la strage di Aden: il massacro di quattro suore dell’ordine di Teresa di Calcutta, sorelle di tutti, e dei loro collaboratori musulmani.
Le hanno odiate a morte perché spose di Cristo e testimoni della civiltà dell’amore dentro una guerra che proprio mai è stata "civile" in Yemen, periferia d’Arabia, epicentro dello scontro tra sunniti e sciiti reso più letale da compiacenze internazionali e mercanti d’armi d’Occidente e d’Oriente. Quando ci sono martiri veri, troppi non vedono, non spiegano e non denunciano.
L’odio e l’ingiustizia continuano a circolare e a crescere. E i cristiani, e con loro uomini e donne di buona volontà di ogni fede, continuano a essere crocifissi. Oggi, 8 marzo, noi diciamo sopra a tutti i nomi di Annselna, Judith, Margarita e Reginette. Serve cristiane dei più poveri e dei senza potere. Donne di Dio: buone, libere, coraggiose. Neanche degne di una breve in cronaca. L’indifferenza uccide, e riuccide.
Marco Tarquinio
Avvenire, 8 marzo 2016

venerdì 4 marzo 2016

1168 - LA DOMENICA DEL CIECO NATO

La domenica del cieco nato ci invita a riflettere sulla luce. Quando anticamente il Battesimo era celebrato nella notte di Pasqua, i battezzati venivano chiamati «illuminati»; nel linguaggio del Vangelo, e quindi in quello della fede, il tema della luce è fondamentale. La luce è Gesù: «Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo». Gesù è luce e gli «illuminati» diventano essi stessi luce. Vediamo come.
1. Tutto inizia con la grazia del Battesimo. «Gesù sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco».L’evangelista Giovanni ci dice che l’azione di Gesù ha un significato sacramentale: sta parlando del Battesimo. Questo è l’inizio della vita cristiana perché dona la grazia; e questo è dono libero di Dio. Il realismo con cui è descritta la guarigione del cieco ci dice che Dio interviene nella nostra vita con segni concreti; primi fra tutti i segni sacramentali. Questo fatto ha una grande importanza nel percorso di fede; ci dice, infatti, che Dio interviene nella storia concreta della mia vita: vedo e tocco, ascolto e parlo, mangio e leggo. All’origine della fede non c’è una rivelazione straordinaria, ma c’è un rito: un po’ d’acqua, olio, profumi, gesti con le dita. E la vita battesimale si nutre continuamente con altri gesti: il pane e il vino dell’Eucaristia, l’olio benedetto della consacrazione crismale, il segno di croce che sigilla il perdono dei peccati, l’amore umano offerto a Dio nel Matrimonio.
2. La libertà si mette in cammino. «Gesù gli disse: “Va’ a lavarti nella piscina di Siloe” – che significa Inviato». Gesù non si muove, resta fermo e manda. È il momento critico della fede: dopo i segni sacramentali pare che non succeda nulla; dopo la celebrazione eucaristica, per esempio, ho la sensazione che tutto sia come prima; il cieco è ancora tale e deve essere accompagnato alla piscina. In questi momenti la tentazione di pensare che la fede sia inutile è molto forte. In realtà questo passaggio difficile è indispensabile per la fede: per vedere gli“effetti” della fede devo muovermi e andare. È il tema della missione. Nell’Anno del Giubileo non basta pentirsi dei peccati, è necessario andare alla“piscina” e lavarsi. Gesù manda me e, finché non “vado in missione”, non lo posso vedere. Il cieco riacquista la vista e riconosce Gesù: «Quando Gesù lo trovò, gli disse: “ Tu, credi nel Figlio dell’uomo?”. Egli rispose: “E chi è, Signore?”. Gli disse Gesù: “Lo hai visto: è colui che parla con te”. Ed egli disse: “Credo, Signore!”». Solo quando la fede è missionaria ci può essere l’incontro con Gesù.
3. Consigliare i dubbiosi. La missione più grande è quella che spende preghiere, tempo, pazienza e mitezza per accompagnare le persone all’incontro con Gesù. Oggi è diventato faticoso e difficile parlare della fede. Tanti cristiani non osano chiedere spiegazioni, fare domande, esprimere i propri dubbi. Consigliare i dubbiosi è un modo straordinario di vivere la fraternità. Scopro di aver fede quando la testimonio.
Commento di don Luigi Galli