Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

domenica 29 giugno 2014

955 - IL SALUTO ESTIVO DEL PARROCO

Il riposo e la calma,
sono dire sì al mondo,
sono dire sì alla vita
e dire di sì a me stesso”
(A.Grün)

 A noi uomini di oggi risulta molto difficile comprendere l’elogio che i romani facevano del riposo e della calma, dell’otium, della scholè, visto che, nel nostro mondo occidentale, il lavoro e il rendimento lavorativo sono presi estremamente sul serio. Il riposo, però, per i greci, era una
caratteristica distintiva dell’uomo libero non più soggetto alla schiavitù del lavoro, ma che sa prendersi il tempo di conoscere la verità del mondo e lascia che le cose siano come sono. Da questo
otium, poi, fluisce un lavoro che è senz’altro più produttivo.

L’otium è la capacità di fare silenzio e tacere. Soltanto chi tace riesce ad ascoltare. Nell’ascoltare tendo l’orecchio per entrare nel mistero delle cose. L’otium è il luogo della contemplazione, dell’osservazione prolungata del mistero delle cose. Non voglio sapere una moltitudine
disparata di cose, ma ambisco a conoscere la sostanza dell’essere. Il concetto del “riposo” è stato sostituito da quello di “tempo libero”, cioè da assenza di obblighi di lavoro perciò ha perso della sua valenza di condizione dell’animo che sa trovare nell’otium la capacità di stupirsi e di ammirare la bellezza che ci circonda. 

 Ecco che se le vacanze estive acquistassero più l’aspetto di “otium”, ritorneremmo alle faccende di sempre senza stress o ulteriori stanchezze.
Infatti, quante volte, finite le ferie si ritorna già stanchi e spossati, mentre dovremmo ritornare con animo più lieto e sollevato? Perciò il mio augurio è che facciate tutti felici vacanze riposanti e serene, e che chi rimane a casa per vari problemi e motivi, non si avvilisca, ma tenti di ritagliarsi sempre
degli spazi di otium per ritrovare un po’ se stesso e sapersi ancora meravigliare di quanto Dio compia ancora meraviglie per noi, nella nostra vita!!
BUONI E FELICI GIORNI DI RIPOSO ESTIVO!!!
(P. Luigi)

954 - APOSTOLATO DELLA PREGHIERA - LUGLIO 2014

Generale
Perché la pratica dello sport sia sempre occasione di fraternità e crescita umana.

Missionaria
Perché lo Spirito Santo sostenga l’opera dei laici che annunciano il Vangelo nei Paesi più poveri.

Dei vescovi
Perché la crisi economica sia occasione di vera giustizia e rinnovata solidarietà, parte integrante della nuova evangelizzazione.

953 - LASCIA LA CURIA,PIETRO

Lascia la Curia, Pietro,
Smonta il Sinedrio e le mura,
Ordina che tutte le pergamene impeccabili diventino
Parole di vita e d'amore.

Andiamo nel giardino delle piantagioni di banane
clandestini e di notte, a qualsiasi rischio,
Perchè è lì che il Maestro suda il sangue dei poveri.
La tunica / il vestito è la sua umile carne sfigurata,
così tante grida di bambini, senza risposta
e memorie ricamate di morti anonimi.
Una legione di mercenari assedia il confine dell'aurora nascente
e Cesare li benedice con la sua arroganza.
Nella ciotola ordinata, Pilato si lava, legalista e codardo.
Il popolo è solo un "resto"
un resto di speranza
Non lo lasciar solo tra i principi e le guardie.
E' tempo di sudare con la Sua agonia
E 'il momento di bere il calice dei poveri
ed erigere la Croce, nuda di certezze,
e distruggere la costruzione - diritto e sigillo – della tomba romana,
e svegliarsi
a Pasqua.
Dite loro, dite a noi tutti
quello che segue con vigore incrollabile,
la grotta di Betlemme
le Beatitudini
e il giudizio dell'amore in cibo.
Non ti turbare più!
Come tu Lo ami,
Lui ci ama,
semplicemente
da simile a simile, fratello.
Dacci con i tuoi sorrisi, tue nuove lacrime,
il pesce di gioia,
il pane della parola,
le rose dalle braci...
La chiarezza dell'orizzonte libero
il mare di Galilea, ecumenicamente aperto al mondo.

Pedro Casaldaliga

sabato 14 giugno 2014

952 - UNO PER UNO FA SEMPRE UNO

Carissimi fratelli,
l’espressione me l’ha suggerita don Vincenzo, un prete mio amico che lavora tra gli zingari, e mi è parsa tutt’altro che banale.
Venne a trovarmi una sera nel mio studio e mi chiese che cosa stessi scrivendo. Gli dissi che ero in difficoltà perché volevo spiegare alla gente (ma in modo semplice, così che tutti capissero) un particolare del mistero della Santissima Trinità: e cioè che le tre Persone divine sono, come dicono i teologi con una frase difficile, tre relazioni sussistenti.
Don Vincenzo sorrise, come per compatire la mia pretesa e comunque, per dirmi che mi cacciavo in una foresta inestricabile di problemi teologici. Io, però, aggiunsi che mi sembrava molto importante far capire queste cose ai poveri, perché, se il Signore ci insegnato che, stringi stringi, il nucleo di ogni Persona divina consiste in una relazione, qualcosa ci deve essere sotto.
E questo qualcosa è che anche ognuno di noi, in quanto persona, stringi stringi, deve essere essenzialmente una relazione. Un io che si rapporta con un tu. Un incontro con l’altro. Al punto che, se dovesse venir meno questa apertura verso l’altro, non ci sarebbe neppure la persona. Un volto, cioè, che non sia rivolto verso qualcuno non è disegnabile…
Colsi l’occasione per leggere al mio amico la paginetta che avevo scritto. Quando terminai, mi disse che con tutte quelle parole, la gente forse non avrebbe capito nulla. Poi aggiunse: “Io ai miei zingari sai come spiego il mistero di un solo Dio in tre Persone? Non parlo di uno più uno più uno: perché così fanno tre. Parlo di uno per uno per uno: e così fa sempre uno. In Dio, cioè, non c’è una Persona che si aggiunge all’altra e poi all’altra ancora. In Dio ogni Persona vive per l’altra.
E sai come concludo? Dicendo che questo è uno specie di marchio di famiglia. Una forma di ‘carattere ereditario’ così dominante in ‘casa Trinità’ che, anche quando è sceso sulla terra, il Figlio si è manifestato come l’uomo per gli altri”.
Quando don Vincenzo ebbe finito di parlare, di fronte a così disarmante semplicità, ho lacerato i miei appunti.
Tonino Bello, da “Uno per uno fa sempre uno”, in Verso la Pasqua, casa della Trinità, Omelie e scritti quaresimali, Scritti di mons.Antonio Bello, vol.II, Edizioni Archivio Diocesano Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi e Luce e vita, Molfetta, 1994, pagg.336-338.

951 - STRUTTURA TRINITARIA DELL'EUCARESTIA

Se gustiamo profondamente l’Eucaristia che celebriamo tutte le domeniche, scopriamo che essa ha una struttura trinitaria:
- L’azione liturgica si apre nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
- L’atto penitenziale con il triplice Kyrie, Christe, Kyrie, elèison! diventa una invocazione alla Trinità.
- La conclusione della colletta, come di ogni preghiera ufficiale della Chiesa, è sempre una formula trinitaria: Per Cristo nostro Signore che è Dio, e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo.
- Il Gloria a Dio ha una struttura trinitaria: inizia col Padre, prosegue col Figlio e chiude con una dossologia finale trinita-ria: Tu solo l’Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo nella gloria di Dio Padre.
- Il Credo ha una ripartizione trinitaria: Credo in Dio Padre… (è la parte più breve perché nel contesto del Cristianesimo, nessuno ha mai messo in dubbio l’esistenza di Dio). Credo in un solo Signore Gesù Cristo…(è la parte più lunga e più travagliata perché nei primi secoli molto travagliata è stata la teologia cristologica e le eresie conseguenti). Credo nello Spirito Santo… (anch’esso toccato in vario modo dalle dispute cristologiche).
- Il trisàghion isaiano Santo, Santo, Santo (Is 6,3) nel contesto liturgico acquista una dimensione trinitaria. 
- La dossologia finale «Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a Te, Dio Padre onnipotente nell’unità dello Spirito Santo ogni onore e gloria» è trinitaria ed è il vertice dell’Eucaristia, il vero offertorio, «fons et culmen» (fonte e culmine) dell’intera celebrazione eucaristica.
- La benedizione finale è trinitaria e si ricongiunge all’inizio che pure è nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
La conclusione: l’Eucaristia è il sacramento della Comunione che si fa intimità perché avviene nel segno del banchetto dell’ascoltare e del mangiare insieme a cui siamo invitati dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo, un banchetto a cui non partecipiamo da soli, ma insieme ad una grande famiglia nella quale esprimiamo noi stessi come persone, cioè immagine e somiglianza di Dio che è relazione di comunione cioè capacità generante amore. Oggi apprendiamo che solo una vita di relazione nell’amore è una vita che somiglia a Dio che è Unità e Trinità d’Amore.
Paolo Farinella, prete
Parrocchia di S. M. Immacolata e S. Torpete – Genova
 

950 - LE ORIGINI DELLA FESTA DELLA TRINITA'

Il monaco anglosassone Alcuino (Ealhwine 730 ca - Tours 804), fondatore della «Scuola palatina» alla corte di Carlo Magno, compilò per la prima volta una Messa votiva in onore del mistero della Santissima Trinità, forse su invito di san Bonifacio, evangelizzatore della Germania. La Messa nacque come devozione privata, ma ben presto si estese a tutta la Germania. Nel 1022 fu approvata dal Concilio di Seligenstadt.
Nel 920 il vescovo di Liegi, Stefano, istituì la festa solenne della Trinità con Ufficio proprio. Il successore Ri-chiero mantenne la festa che si estese sempre più fino al punto che l’Ordine monastico la fece propria e all’inizio del sec. XI per impulso di Bernone, abate di Reichenau, era divulgata in molti monasteri. In un «ordinario» liturgico di Cluny (monastero cistercense) del 1091 si trova nominata la festa come istituita già da un certo tempo.
Papa Alessandro II (Anselmo da Baggio, 1061-1073), in una sua decretale prende atto che la festa è diffusa in molti luoghi, ma spiega che la chiesa di Roma non l’ha accettata perché ogni giorno l’adorabile Trinità è invocata con le parole: Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto e con altre simili formule di lode. La festa però continua a diffondersi sempre più come attesta anche l’abate Ruperto (sec. XII):
«Subito dopo aver celebrato la solennità della venuta dello Spirito Santo, cantiamo la gloria della Santissima Trinità nell’Ufficio della Domenica che segue, e questa disposizione è molto appropriata poiché subito dopo la discesa di quel divino Spirito cominciarono la predicazione e la fede e, nel battesimo, la fede e la confessione del nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» (Dei divini Uffici, l. xii, c. i).
Nel sec. XII la festa della Trinità si diffonde in Inghilterra per opera del martire san Tommaso di Canterbury e nel sec. XIII anche in Francia, dove il concilio di Arles (1260) non solo approva la festa, ma vi aggiunge il privilegio di una ottava come Pasqua e Pentecoste. Nel 1230 la festa è istituita in tutti i monasteri dell’ordine cistercense. Nel 1334 papa Giovanni XXII approvava la festa della Santissima Trinità e la estendeva a tutta la cattolicità.
Paolo Farinella, prete.
Parrocchia di S.M. Immacolata e san Torpete

venerdì 6 giugno 2014

949 - LA DISCESA DELLO SPIRITO SANTO

Cappella della Sede episcopale -
Tenerife Spagna

948 - VENTO DEL SUO SPIRITO

Vento del Suo Spirito
che soffi dove vuoi, libero e liberatore
vincitore del peccato e della morte…
Vieni!

Vento del Suo Spirito
che alloggiasti nel seno e nel cuore
di una Vergine di Nazaret…
Vieni!

Vento del Suo Spirito
che ti impadronisti di Gesù per inviarlo
ad annunciare la Buona Notizia ai poveri
e la libertà ai prigionieri…
Vieni!

Vento del Suo Spirito
che ti portasti via nella Pentecoste i pregiudizi
gli interessi e le paure degli Apostoli
e spalancasti le porte del Cenacolo
perché la comunità dei seguaci di Gesù
fosse sempre aperta al mondo,
libera nella sua parola
coerente nella testimonianza
invincibile nella sua speranza…
Vieni!

Vento del Suo Spirito
che ti porti via sempre
le nuove paure della Chiesa
e bruci in essa ogni potere
che non sia servizio fraterno
e la purifichi con la povertà e col martirio…
Vieni!

Vento del Suo Spirito
che riduci in cenere la prepotenza,
l’ipocrisia e il lucro,
e alimenti le fiamme della giustizia
e della liberazione
e che sei l’anima del Regno…
Vieni!

Vieni o Spirito,
perché tutti siano animati da te solo.
Pedro Casaldaliga

947 - CONCERTO PER LA SIRIA

Domenica 8 giugno 2014, ore 20.45 Auditorium San Fedele (via Hoepli 3/b) - Milano
MUSICA CONTRO IL SILENZIO
 
Un concerto per la Siria - Un evento per sostenere la Comunità monastica di Deir Mar Musa
 
La rivista Popoli e San Fedele Musica (due realtà della Fondazione Culturale San Fedele di Milano) organizzano domenica 8 giugno "Musica contro il silenzio: un concerto per la Siria". Di fronte all'indifferenza di larga parte del mondo occidentale nei confronti del dramma siriano, la musica può diventare uno strumento per riflettere, condividere, solidarizzare.
Il concerto, che ha il patrocinio del Comune di Milano, sarà eseguito da Entr'acte - ensemble formato principalmente da strumentisti dell'Orchestra del Teatro alla Scala - e prevede l'esecuzione di brani di Cras, Galante e Ravel.
L'appuntamento è per domenica 8 giugno, alle ore 20.45, presso l'Auditorium San Fedele (Via Hoepli 3/b) a Milano. L'ingresso è gratuito con offerta libera.
L'evento sarà l'occasione, in particolare, per ricordare e sostenere la Comunità del Monastero di Deir Mar Musa, in Siria. Antico monastero rifondato negli anni Ottanta dal gesuita Paolo Dall'Oglio (rapito il 29 luglio 2013), è stato, fino allo scoppio della guerra, un luogo di dialogo e di incontro tra le diverse anime del mondo musulmano, tra cristiani di diverse confessioni, tra credenti in diverse fedi. Oggi la vita della Comunità Al Khalil («l'amico di Dio») - composta da monaci e monache - prosegue con difficoltà, essendo state messe a rischio le attività che garantivano l'autosostentamento.
Una testimonianza inviata dalla Comunità di Mar Musa e un video aiuteranno i presenti a meglio conoscere l'esperienza del Monastero e a comprendere le cause di una guerra che dura dal marzo 2011 e che, nonostante oltre 100mila morti e varie atrocità commesse dal regime di Assad e dai gruppi ribelli estremisti, sembra non interessare alla diplomazia internazionale e all'opinione pubblica italiana. Al termine della serata vi sarà la possibilità di lasciare un'offerta libera per Mar Musa.
L’evento è reso possibile grazie alla collaborazione con il Gruppo Solidarietà Teatro alla Scala, il Coordinamento aiuto profughi siriani e la Comunità dei padri gesuiti di San Fedele Milano.
Per informazioni sulla serata e su come sostenere il Monastero di Mar Musa:
info www.popoli.info
www.centrosanfedele.net

tel. 02863521

946 - PENTECOSTE

Gli apostoli erano lì, seduti, in attesa della venuta dello Spirito. Erano lì come fiaccole pronte e in attesa di essere illuminate dallo Spirito Santo per illuminare con il loro insegnamento l'intera creazione... Erano lì come agricoltori che portano la semente nella falda del loro mantello in attesa di ricevere l'ordine di seminare. Erano lì come marinai la cui barca è legata al porto del Figlio e che attendono di ricevere la brezza dello Spirito. Erano lì come pastori che hanno appena ricevuto il bastone del comando dalle mani del grande Pastore dell'ovile e aspettano che siano loro distribuite le greggi...
O Cenacolo, nel quale venne gettato il lievito che fece fermentare l'intero universo! Cenacolo, madre di tutte le chiese! Grembo meraviglioso che ha generato templi per la preghiera! Cenacolo che vide il miracolo del roveto ardente! Cenacolo che stupì Gerusalemme con un prodigio ben più grande di quello della fornace che meravigliò gli abitanti di Babilonia!
Il fuoco della fornace bruciava coloro che erano attorno, ma proteggeva coloro che erano in essa. Il fuoco del Cenacolo raduna coloro che dal di fuori desiderano vederlo, mentre conforta quanti lo ricevono.

O fuoco la cui venuta è parola, il cui silenzio è luce!
Fuoco che fissi i cuori nell'azione di grazie!
Dal Sermone per la Pentecoste di Sant’Efrem Siro (306-373)

945 - LA PACE DEL CUORE

E' in errore colui che crede di poter trovare la pace nel godimento dei beni della terra e nella ricchezza. Le frequenti tribolazioni di quaggiù e la fine stessa di questo mondo dovrebbero renderlo consapevole d’aver posto le fondamenta della sua pace nella sabbia.
Al contrario, tutti coloro che hanno preso su di sé il giogo soavissimo dell’amore di Dio e che, seguendo il suo esempio, hanno imparato ad essere dolci e umili di cuore, godono fin d’ora di una pace che è già l’immagine del riposo eterno.
Separati, nel profondo del loro cuore, dalla frenesia degli uomini, essi hanno la gioia di riconoscere ovunque il volto del loro creatore.
Se desideriamo giungere alla ricompensa di questa visione, noi dobbiamo costantemente richiamarci alla memoria il santo Evangelo e mostrarci insensibili alle seduzioni mondane.
Amiamo il Cristo e osserviamo con perseveranza i suoi comandamenti che abbiamo cominciato a seguire.
Più lo ameremo, più ci meriteremo di essere amati dal Padre, ed egli stesso ci accorderà la grazia del suo amore immenso nell’eternità.
(San Beda il Venerabile, Omelia 12)