Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

martedì 31 dicembre 2013

877 - 1 GENNAIO 2014

Bulgaria - Monastero di Rila
In quei giorni il Signore parlò a Mosè e disse:
“Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo:
“Così benedirete il Signore degli Israeliti: direte loro:
Ti benedica il Signore e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto,
e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace.”
(Numeri 6,22-27)

FELICE ANNO NUOVO!
HAPPY NEW YEAR !
FELIZ AÑO NUEVO !

876 - 47A GIORNATA MONDIALE PER LA PACE - 47ª JORNADA MUNDIAL DE LA PAZ

"Fraternità, fondamento e via per la pace".
Questo è il tema della 47a Giornata Mondiale per la Pace, la prima di Papa Francesco.
La Giornata mondiale della Pace è stata voluta da Paolo VI e viene celebrata il primo giorno di ogni anno. Il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace viene inviato alle Chiese particolari e alle cancellerie di tutto il mondo, per richiamare il valore essenziale della pace e la necessità di operare instancabilmente per conseguirla.
Papa Francesco ha scelto come tema del suo primo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace la fraternità. Sin dall’inizio del suo ministero di vescovo di Roma, il Papa ha sottolineato l’importanza di superare una«cultura dello scarto» e di promuovere la «cultura dell’incontro», per camminare verso la realizzazione di un mondo più giusto e pacifico.
La fraternità è una dote che ogni uomo e donna reca con sé in quanto essere umano, figlio di uno stesso Padre. Davanti ai molteplici drammi che colpiscono la famiglia dei popoli – povertà, fame, sottosviluppo, conflitti, migrazioni, inquinamenti, disuguaglianza, ingiustizia, criminalità organizzata, fondamentalismi -, la fraternità è fondamento e via per la pace.
La cultura del benessere fa perdere il senso della responsabilità e della relazione fraterna. Gli altri, anziché nostri «simili», appaiono antagonisti o nemici e sono spesso «cosificati». Non è raro che i poveri e i bisognosi siano considerati un «fardello», un impedimento allo sviluppo. Tutt’al più sono oggetto di aiuto assistenzialistico o compassionevole. Non sono visti cioè come fratelli, chiamati a condividere i doni del creato, i beni del progresso e della cultura, a partecipare alla stessa mensa della vita in pienezza, ad essere protagonisti dello sviluppo integrale ed inclusivo.
La fraternità, dono e impegno che viene da Dio Padre, sollecita all’impegno di essere solidali contro le diseguaglianze e la povertà che indeboliscono il vivere sociale, a prendersi cura di ogni persona, specie del più piccolo ed indifeso, ad amarla come se stessi, con il cuore stesso di Gesù Cristo.
In un mondo che accresce costantemente la propria interdipendenza, non può mancare il bene della fraternità, che vince il diffondersi di quella globalizzazione dell’indifferenza, alla quale Papa Francesco ha più volte accennato. La globalizzazione dell’indifferenza deve lasciare posto ad una globalizzazione della fraternità.
La fraternità impronti tutti gli aspetti della vita, compresi l’economia, la finanza, la società civile, la politica, la ricerca, lo sviluppo, le istituzioni pubbliche e culturali.
Papa Francesco, all’inizio del suo ministero, con un Messaggio che si pone in continuità con quello dei suoi Predecessori, propone a tutti la via della fraternità, per dare un volto più umano al mondo.
http://www.news.va/pt/news/139597

"La fraternidad, fundamento y camino para la paz".
Éste es el tema de la 47ª Jornada Mundial de la Paz, la primera del Papa Francisco.
La Jornada Mundial de la Paz fue iniciada por el Papa Pablo VI y se celebra el primer día de cada año. El Mensaje para la Jornada Mundial de la Paz se envía a las Iglesias particulares y a las cancillerías del todo el mundo para destacar el valor esencial de la paz y la necesidad de trabajar incansablemente para lograrla.
El Papa Francisco ha elegido como tema de su primer Mensaje para la Jornada Mundial de la Paz la fraternidad. Desde el inicio de su ministerio como Obispo de Roma, el Papa ha subrayado la importancia de superar una "cultura del descarte" y promover la «cultura del encuentro», para avanzar en la consecución de un mundo más justo y pacífico.
La fraternidad es una dote que todo hombre y mujer lleva consigo en cuanto ser humano, hijo de un mismo Padre. Frente a los múltiples dramas que afectan a la familia de los pueblos —pobreza, hambre, subdesarrollo, conflictos bélicos, migraciones, contaminación, desigualdad, injusticia, crimen organizado, fundamentalismos —, la fraternidad es fundamento y camino para la paz.
La cultura del bienestar lleva a la pérdida del sentido de la responsabilidad y de la relación fraterna. Los demás, en lugar de ser nuestros «semejantes»,se convierten en antagonistas o enemigos, y frecuentemente son cosificados. No es extraño que los pobres sean considerados un «lastre», un impedimento para el desarrollo. A lo sumo son objeto de una ayuda asistencialista o compasiva. No son vistos como hermanos, llamados a compartir los dones de la creación, los bienes del progreso y de la cultura, a participar en la misma mesa de la vida en plenitud, a ser protagonistas del desarrollo integral e inclusivo.
La fraternidad, don y tarea que viene de Dios Padre, nos convoca a ser solidarios contra la desigualdad y la pobreza que debilitan la vida social, a atender a cada persona, en especial de los más pequeños e indefensos, a amarlos como a uno mismo, con el mismo corazón de Jesucristo.
En un mundo cada vez más interdependiente, no puede faltar el bien de la fraternidad, que vence la difusión de esa globalización de la indiferencia, a la cual se ha referido en repetidas ocasiones el Papa Francisco. La globalización de la indiferencia debe ser sustituida por una globalización de la fraternidad.
La fraternidad toca todos los aspectos de la vida, incluida la economía, las finanzas, la sociedad civil, la política, la investigación, el desarrollo, las instituciones públicas y culturales.
El Papa Francisco, al inicio de su ministerio, con un Mensaje que está en continuidad con el de sus Predecesores, propone a todos el camino de la fraternidad, para dar un rostro más humano al mundo.
http://www.news.va/pt/news/139597

875 - 47TH WORLD DAY OF PEACE - 47EME JOURNEE MONDIALE DE LA PAIX

"Fraternity, the foundation and pathway to peace".
This is the theme of the 47th World Day of Peace, the first during the pontificate of Pope Francis.
The World Day of Peace was an initiative of Pope Paul VI and it is celebrated on the first day of each year. The Message for the World Day of Peace is sent to particular churches and chancelleries all around the world, drawing attention to the essential value of peace and the need to work tirelessly in order to attain it.
As the theme of his first Message for the World Day of Peace, Pope Francis has chosen Fraternity. Since the beginning of his Petrine Ministry, the Pope has stressed the need to combat the "throwaway culture" and to promote instead a "culture of encounter", in order to build a more just and peaceful world.
Fraternity is a dowry that every man and every woman brings with himself or herself as a human being, as a child of the one Father. In the face of the many tragedies that afflict the family of nations - poverty, hunger, underdevelopment, conflicts, migrations, pollution, inequalities, injustice, organized crime, fundamentalisms - fraternity is the foundation and the pathway to peace.
The culture of personal well-being leads to a loss of the sense of responsibility and fraternal relationship. Others, rather than being "like us", appear more as antagonists or enemies and are often treated as objects. Not uncommonly, the poor and needy are regarded as a "burden", a hindrance to development. At most, they are considered as recipients of aid or compassionate assistance. They are not seen as brothers and sisters, called to share the gifts of creation, the goods of progress and culture, to be partakers at the same table of the fullness of life, to be protagonists of integral and inclusive development.
Fraternity, a gift and task that comes from God the Father, urges us to be in solidarity against inequality and poverty that undermine the social fabric, to take care of every person, especially the weakest and most defenceless, to love him or her as oneself, with the very heart of Jesus Christ.
In a world that is constantly growing more interdependent, the good of fraternity is one that we cannot do without. It serves to defeat the spread of the globalization of indifference to which Pope Francis has frequently referred. The globalization of indifference must give way to a globalization of fraternity.
Fraternity should leave its mark on every aspect of life, including the economy, finance, civil society, politics, research, development, public and cultural institutions.
At the start of his ministry, Pope Francis issues a message in continuity with that of his predecessors, which proposes to everyone the pathway of fraternity, in order to give the world a more human face.
http://www.news.va/pt/news/139597

«Fraternité, fondement et chemin de la paix».
Tel est le thème de la 47ème Journée mondiale de la Paix, la première du Pape François.
La Journée mondiale de la Paix a été voulue par Paul VI et elle est célébrée le premier jour de chaque année. Le Message pour cette Journée mondiale est transmis aux Églises particulières et aux chancelleries du monde entier, pour rappeler la valeur essentielle de la paix et la nécessité d’œuvrer sans relâche pour l’obtenir.
Le Pape François a choisi la fraternité comme thème de son premier Message pour la Journée mondiale de la Paix. Dès le début de son ministère d’Évêque de Rome, le Pape a souligné l'importance de dépasser une « culture du rebut » et de promouvoir la « culture de la rencontre », en vue de la réalisation d'un monde plus juste et pacifique.
La fraternité est un don que chaque homme et chaque femme reçoit en tant qu'être humain, fils et fille d'un même Père. Face aux nombreux drames qui touchent la famille des peuples – pauvreté, faim, sous-développement, conflits, migrations, pollution, inégalité, injustice, criminalité organisée, fondamentalismes –, la fraternité est fondement et chemin de la paix.
La culture du bien-être fait perdre le sens de la responsabilité et de la relation fraternelle. Les autres, au lieu d’être nos « semblables »,apparaissent comme des antagonistes ou des ennemis et ils sont souvent « chosifiés ».Il n'est pas rare que les pauvres et les nécessiteux soient considérés comme un « fardeau », un obstacle au développement. Dans le meilleur des cas, ils reçoivent une aide sous forme d’assistanat ou sont l'objet de compassion. C'est-à-dire qu'ils ne sont plus considérés comme des frères,appelés à partager les dons de la création, les biens du progrès et de la culture, à participer en plénitude à la même table de la vie, à être les protagonistes du développement intégral et inclusif.
Don et engagement venant de Dieu le Père, la fraternité encourage à être solidaires contre l'inégalité et la pauvreté qui affaiblissent la vie sociale, à prendre soin de chaque personne – en particulier du plus petit et sans défense – à l'aimer comme soi-même, avec le cœur-même de Jésus-Christ.
Dans un monde qui développe constamment son interdépendance, ne doit pas manquer le bien de la fraternité, qui peut vaincre l’expansion de cette mondialisation de l'indifférence, à laquelle le Pape François a plusieurs fois fait allusion. La mondialisation de l’indifférence doit laisser la place à une mondialisation de la fraternité.
La fraternité doit marquer de son empreinte tous les aspects de la vie, y compris l'économie, les finances, la société civile, la politique, la recherche, le développement, ainsi que les institutions publiques et culturelles.
Au début de son ministère, le Pape François, par un message qui se situe en continuité avec celui de ses Prédécesseurs, propose à tous le chemin de la fraternité, pour donner au monde un visage plus humain.
http://www.news.va/pt/news/139597

874 - APOSTOLATO DELLA PREGHIERA - DICEMBRE 2013

Intenzione generale: "Perché i bambini vittime dell'abbandono e di ogni forma di violenza possano trovare l'amore e la protezione di cui hanno bisogno".

Intenzione missionaria: "Perché i Cristiani, illuminati dalla luce del Verbo incarnato, preparino l'umanità all'avvento del Salvatore".

Intenzione dei vescovi: "Perché la Chiesa sia la famiglia in cui tutti gli uomini si sentono attesi e accolti per incontrare l'amore di Dio Padre e sperimentare la salvezza".

mercoledì 25 dicembre 2013

873 - MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO

«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2,14).

Cari fratelli e sorelle di Roma e del mondo intero, buongiorno e buon Natale!
Faccio mio il canto degli angeli, che apparvero ai pastori di Betlemme nella notte in cui nacque Gesù. Un canto che unisce cielo e terra, rivolgendo al cielo la lode e la gloria, e alla terra degli uomini l’augurio di pace.
Invito tutti ad unirsi a questo canto: questo canto è per ogni uomo e donna che veglia nella notte, che spera in un mondo migliore, che si prende cura degli altri cercando di fare umilmente il proprio dovere.

Gloria a Dio!

A questo prima di tutto ci chiama il Natale: a dare gloria a Dio, perché è buono, è fedele, è misericordioso. In questo giorno auguro a tutti di riconoscere il vero volto di Dio, il Padre che ci ha donato Gesù. Auguro a tutti di sentire che Dio è vicino, di stare alla sua presenza, di amarlo, di adorarlo.
E ognuno di noi possa dare gloria a Dio soprattutto con la vita, con una vita spesa per amore suo e dei fratelli.

Pace agli uomini.

La vera pace – noi lo sappiamo – non è un equilibrio tra forze contrarie. Non è una bella “facciata”, dietro alla quale ci sono contrasti e divisioni. La pace è un impegno di tutti i giorni, ma, la pace è artigianale, che si porta avanti a partire dal dono di Dio, dalla sua grazia che ci ha dato in Gesù Cristo.
Guardando il Bambino nel presepe, bambino di pace, pensiamo ai bambini che sono le vittime più fragili delle guerre, ma pensiamo anche agli anziani, alle donne maltrattate, ai malati… Le guerre spezzano e feriscono tante vite!
Troppe ne ha spezzate negli ultimi tempi il conflitto in Siria, fomentando odio e vendetta. Continuiamo a pregare il Signore perché risparmi all’amato popolo siriano nuove sofferenze e le parti in conflitto mettano fine ad ogni violenza e garantiscano l’accesso agli aiuti umanitari. Abbiamo visto quanto è potente la preghiera! E sono contento che oggi si uniscano a questa nostra implorazione per la pace in Siria anche credenti di diverse confessioni religiose. Non perdiamo mai il coraggio della preghiera! Il coraggio di dire: Signore, dona la tua pace alla Siria e al mondo intero. E invito anche i non credenti a desiderare la pace, con il loro desiderio, quel desiderio che allarga il cuore: tutti uniti, o con la preghiera o con il desiderio. Ma tutti, per la pace.
Dona pace, bambino, alla Repubblica Centroafricana, spesso dimenticata dagli uomini. Ma tu, Signore, non dimentichi nessuno! E vuoi portare pace anche in quella terra, dilaniata da una spirale di violenza e di miseria, dove tante persone sono senza casa, acqua e cibo, senza il minimo per vivere. Favorisci la concordia nel Sud-Sudan, dove le tensioni attuali hanno già provocato troppe vittime e minacciano la pacifica convivenza di quel giovane Stato.
Tu, Principe della pace, converti ovunque il cuore dei violenti perché depongano le armi e si intraprenda la via del dialogo. Guarda alla Nigeria, lacerata da continui attacchi che non risparmiano gli innocenti e gli indifesi. Benedici la Terra che hai scelto per venire nel mondo e fa’ giungere a felice esito i negoziati di pace tra Israeliani e Palestinesi. Sana le piaghe dell’amato Iraq, colpito ancora da frequenti attentati.
Tu, Signore della vita, proteggi quanti sono perseguitati a causa del tuo nome. Dona speranza e conforto ai profughi e ai rifugiati, specialmente nel Corno d’Africa e nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Fa’ che i migranti in cerca di una vita dignitosa trovino accoglienza e aiuto. Tragedie come quelle a cui abbiamo assistito quest’anno, con i numerosi morti a Lampedusa, non accadano mai più!
O Bambino di Betlemme, tocca il cuore di quanti sono coinvolti nella tratta di esseri umani, affinché si rendano conto della gravità di tale delitto contro l’umanità. Volgi il tuo sguardo ai tanti bambini che vengono rapiti, feriti e uccisi nei conflitti armati, e a quanti vengono trasformati in soldati, derubati della loro infanzia.
Signore del cielo e della terra, guarda a questo nostro pianeta, che spesso la cupidigia e l’avidità degli uomini sfrutta in modo indiscriminato. Assisti e proteggi quanti sono vittime di calamità naturali, soprattutto il caro popolo filippino, gravemente colpito dal recente tifone.

Cari fratelli e sorelle, in questo mondo, in questa umanità oggi è nato il Salvatore, che è Cristo Signore. Fermiamoci davanti al Bambino di Betlemme. Lasciamo che il nostro cuore si commuova: non abbiamo paura di questo. Non abbiamo paura che il nostro cuore si commuova! Abbiamo bisogno che il nostro cuore si commuova. Lasciamolo riscaldare dalla tenerezza di Dio; abbiamo bisogno delle sue carezze. Le carezze di Dio non fanno ferite: le carezze di Dio ci danno pace e forza. Abbiamo bisogno delle sue carezze. Dio è grande nell’amore, a Lui la lode e la gloria nei secoli! Dio è pace: chiediamogli che ci aiuti a costruirla ogni giorno, nella nostra vita, nelle nostre famiglie, nelle nostre città e nazioni, nel mondo intero. Lasciamoci commuovere dalla bontà di Dio.
papa Francesco, 25 dicembre 2013

martedì 24 dicembre 2013

872 - LA NATIVITA' DI GIOTTO


La Natività di Gesù è un affresco (200x185 cm) di Giotto, databile al 1303-1305 circa e facente parte del ciclo della Cappella degli Scrovegni a Padova. È compresa nelle Storie di Gesù del registro centrale superiore, nella parete destra guardando verso l'altare.
Come fonti delle scene cristologiche Giotto usò i Vangeli, lo Pseudo Matteo, il Protovangelo di Giacomo e la Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze.
Un paesaggio roccioso fa da sfondo alla scena della Natività, tutta incentrata in primo piano. Maria è infatti distesa su un declivio roccioso, coperto da una struttura lignea, ed ha appena partorito Gesù, mettendolo, già fasciato, nella mangiatoia, aiutata da un'inserviente, davanti alla quale spuntano il bue e l'asinello. Giuseppe sta accovacciato in basso dormiente, come tipico dell'iconografia, a sottolineare il suo ruolo non attivo nella procreazione; la sua espressione è incantata e sognante. Il manto di Maria, un tempo azzurro lapislazzuli steso a secco, è andato oggi in larga parte perduto, scoprendo la stesura sottostante della veste rossa. A sinistra si svolge l'annuncio ai pastori, due, raffigurati di spalle vicini al proprio gregge, mentre dall'alto un angelo li istruisce sull'evento miracoloso. Altri quattro angeli volano sopra la capanna e rivolgono gesti di preghiera al fanciullo nato e a Dio nei cieli.
Originale è il taglio prospettico dell'architettura, capace di rinnovare la statica tradizione bizantina dell'iconografia. Solide sono le figure, soprattutto quella della Madonna e quella di Giuseppe, che fanno pensare a modelli scultorei, di Giacomo Pisano. La tensione della Madonna nell'azione e l'attenzione che essa rivolge al figlio sono brani di grande poesia, che sciolgono in un'atmosfera umana e affettuosa il racconto sacro. L'inserimento delle figure nello spazio è efficacemente risolta e gli atteggiamenti sono spontanei e sciolti, anche negli animali.
Delicate sono le tonalità dei colori, che spiccano sull'azzurro del cielo (in questo caso danneggiato), armonizzandosi con le altre scene della cappella.

871 - CELEBRIAMO LA PASQUA DEL NATALE

Sin dall'inizio la Comunità cristiana ha celebrato ogni domenica la Pasqua del Signore, come appuntamento primordiale del suo cammino, e questo incontro settimanale ha dato poi significato alle altre festività dell'anno liturgico.
Nel secolo 4° i cristiani cominciarono a celebrare la nascita di Gesù il 25 dicembre per far propria e trasformare la festa che nell'impero romano era dedicata al sole in occasione del solstizio d'inverno. Invece di festeggiare la nascita del "sole invincibile", passarono a celebrare la nascita di Gesù, luce del mondo.
La spiritualità del Natale ci aiuta a richiamare l'impegno tipicamente pasquale di passare dalle tenebre alla luce, da una vita spenta alla vita nuova della resurrezione.
Alcuni riti antichi chiamavano la festa del Natale "celebrazione pasquale della nascita del Signore". Di fatto la festa del Natale riprende la celebrazione pasquale in un modo originale: adoriamo il Cristo come Signore risorto che si manifesta nei tratti del bambino nato a Betlemme.
Nel Natale, Gesù si rivela come colui che ha assunto pienamente la condizione umana ed è risorto. Il Natale non è solo la memoria della nascita di Gesù, ma dell'umanità di Dio. Non ricorda solo il giorno in cui è nato Gesù, ma il fatto che "il Verbo sì è fatto carne", Dio si è fatto uomo per noi. Perciò vivere la spiritualità del Natale significa anche riconciliarci totalmente con la nostra realtà umana. Riconoscere Gesù "disteso sulla paglia della mangiatoia" è anche reincontrare la nostra
maniera di essere, le nostre fragilità e problemi, unendo a Lui ciò che di più profondo vi è nella nostra condizione umana.
Occorre accettare la nostra umanità, saperla valutare e, accogliere Lui, Incarnato e Risorto, perché la trasformi liberandola dal limite del peccato.
Questo è un impegno non solo natalizio, ma di ogni giorno. Allora incontriamoci a Natale attorno all'altare del Signore, ma soprattutto incontriamoci ogni domenica, pasqua settimanale, per ascoltare quella Parola e per spezzare quell'unico Pane che soli hanno la possibilità di renderci liberi. Perciò…
... Buon Natale e Buona Domenica!
padre Luigi Bazzani, parroco 

domenica 8 dicembre 2013

870 - PREGHIERA ALL'IMMACOLATA

Vergine Santa e Immacolata,
a Te, che sei l’onore del nostro popolo
e la custode premurosa della nostra città,
ci rivolgiamo con confidenza e amore.
Tu sei la Tutta Bella, o Maria!
Il peccato non è in Te.
Suscita in tutti noi un rinnovato desiderio di santità:
nella nostra parola rifulga lo splendore della verità,
nelle nostre opere risuoni il canto della carità,
nel nostro corpo e nel nostro cuore abitino purezza e castità,
nella nostra vita si renda presente tutta la bellezza del Vangelo.
Tu sei la Tutta Bella, o Maria!
La Parola di Dio in Te si è fatta carne.
Aiutaci a rimanere in ascolto attento della voce del Signore:
il grido dei poveri non ci lasci mai indifferenti,
la sofferenza dei malati e di chi è nel bisogno non ci trovi distratti,
la solitudine degli anziani e la fragilità dei bambini ci commuovano,
ogni vita umana sia da tutti noi sempre amata e venerata.
Tu sei la Tutta Bella, o Maria!
In Te è la gioia piena della vita beata con Dio.
Fa’ che non smarriamo il significato del nostro cammino terreno:
la luce gentile della fede illumini i nostri giorni,
la forza consolante della speranza orienti i nostri passi,
il calore contagioso dell’amore animi il nostro cuore,
gli occhi di noi tutti rimangano ben fissi là, in Dio, dove è la vera gioia.
Tu sei la Tutta Bella, o Maria!
Ascolta la nostra preghiera, esaudisci la nostra supplica:
sia in noi la bellezza dell’amore misericordioso di Dio in Gesù,
sia questa divina bellezza a salvare noi, la nostra città, il mondo intero.
Amen.
papa Francesco

sabato 7 dicembre 2013

869 - IMMACOLATA CONCEZIONE

 
Francisco de Zurbaran, Immacolata Concezione, 1630
L’Immacolata Concezione è un dipinto, eseguito nel 1630, ad olio su tela dal pittore spagnolo Francisco de Zurbarán (1598-1664), proveniente dal Colegio Parroquial de Nuestra Señora del Carmen a Jadranque e conservato nel museo Diocesano di Siguenza.
Il dipinto rappresenta: Maria Vergine con l'aspetto dell’ Immacolata Concezione, mentre appare in cielo, come una giovane donna, con il vestito bianco e manto azzurro, la luna ai piedi e coronata di dodici stelle, come viene descritta nell' Apocalisse. Il suo sguardo, rivolto in basso verso l’umanità, e il suo atteggiamento fiero ed altero esprimono il suo distacco dalla natura umana.
in basso a sinistra, la città di Siviglia in una visione idealizzata.
Da notare: la corona di dodici stelle, s'ispira alla descrizione dell'Apocalisse: nell'interpretazione simbolica di Maria come allegoria della Chiesa, le stelle raffigurano gli Apostoli.

868 - MARIA, LA DONNA DELL'AVVENTO

Straordinariamente quest'anno la domenica di Avvento viene concessa alla Concezione Immacolata della Vergine e questo ci da' l'occasione di ravvivare ulteriormente il tempo dell'attesa del Signore, perché appunto la "Piena di grazia" ci esorta al rinnovamento interiore e alle aspettative della gioia natalizia. Maria è Colei che ci protende tutti verso l'arrivo del Signore, poiché lei stessa lo ha atteso con fervente pazienza man mano che si formava nel suo grembo per poi instaurare un rapporto spontaneo di prima discepola nonché "figlia del suo Figlio" (Dante).
In termini più semplici, Maria è la donna dell'Avvento effettivo e consolidato perché in lei vi è stata l'attesa fervorosa del parto straordinario del Figli di Dio nella carne e perché l'attesa si è trasformata in nei nella possibilità di vivere intensamente la fede nel Signore Bambino che nello Spirito Santo il Padre le stava affidando.
"Piena di Grazia" è l'aggettivo con cui l'angelo si rivolge a Maria iniziando la sua rivelazione divina. Esso, dall'originale greco Kekaritomene significa letteralmente: "che è stata resa oggetto di ogni benemerenza e di ogni favore"; che ha ottenuto assoluta dignità, perfezione e illibatezza. "Piena di grazia" vuol dire ricolma di ogni beneficio divino, anche fra quelli dei quali gli altri uomini non possono disporre.
Dio ha reso questa esile fanciulla oggetto di ogni sua attenzione, luogo della sua suprema predilezione, nel quale prendono corpo nell'umano tutte le meraviglie del divino. Di conseguenza Maria è stata resa anche libera da ogni macchia di peccato, Immacolata. Come insegnava papa Pio IX nel Dogma del 1854, in forza di questa "pienezza" Dio ha reso immune Maria dalla comune contaminazione del peccato originale. A differenza di tutti gli altri uomini che sotto tale peccato entrano nel mondo e necessitano della grazia battesimale per potersi da esso riscattare, Maria è stata preservata anzitempo da codesta grave colpa: "...nel primo istante della sua Concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, Maria è stata preservata immune da ogni macchia della colpa originale e a seguito del dono dello Spirito di santità e in virtù della sequela di Cristo... ella non commise alcun peccato." In forza dei meriti di Cristo e in vista dell'incarnazione del Verbo nel suo grembo, Maria non poteva non essere resa immune dalla colpa originaria del peccato ancor prima di essere concepita.
Dio non avrebbe potuto assumere carne umana in un grembo contaminato da una minima imperfezione e per questo non poteva che predisporre per sé un grembo puro, casto e immacolato.
Di conseguenza Maria doveva essere stata preservata anche dal peccato originale, per poi conservarsi immune da qualsiasi altra colpa, anche veniale, per tutto il resto della sua esistenza terrena, essendo questa contrassegnata dalla missione di essere Madre del Verbo. La piena di grazia infatti non solamente è stata concepita senza alcun peccato, ma lontano dal peccato ha anche vissuto e perseverato.
Il Kekaritomene = piena di grazia mentre ci invita ad esaltare Maria come Colei grazie alla quale prende corpo il dispiegarsi della storia della salvezza, ci ragguaglia sulla gratuità con cui Dio entra in relazione di amore con l'uomo, lo rende suo interlocutore e oggetto di particolari privilegi, anch'egli beneficiario della grazia.
La grazia è un intervento singolare di Dio che esalta e rinnova, al quale corrisponde l'atteggiamento libero dell'uomo. E' un intervento gratuito di Dio che rende l'uomo libero ed elevato e lo predispone all'incontro e alla comunione con sé. Scrive De Lubac: "Se siamo cristiani, non possiamo dimenticare quella piccola cosa molto semplice e molto popolare... il peccato. E' impossibile non tenerne conto, se si cerca seriamente la liberazione dell'uomo". Ma appunto perché l'uomo è peccatore viene raggiunto dalla grazia, con la quale Dio rende capaci di libertà e di amore nei suoi riguardi. Appunto perché invischiati dal peccato e dalla concupiscienza noi siamo resi in grado di orientare la volontà verso il Bene fuggendo il male con orrore (Rm 12, 9). Proprio perché coscienti della mostra precarietà spirituale, siamo messi in grado di reagire ad essa con sovrabbondanza di coerenza e di forza evangelica. Come direbbe Paolo: "Dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazi a."(Rm 5, 21). Con essa si instaura in noi la vita di Dio e siamo costantemente resi capaci di vivere secondo Dio e di elevarci al bene soprannaturale.
E la grazia è sinonimo di libertà. In essa Dio opera un affrancamento dai vincoli del peccato ed esaltando lo spirito ci mette in condizioni di elevarci verso di lui.
Lasciarsi liberare da Dio è in fondo la vocazione principale dell'uomo, che è chiamato semplicemente ad accogliere il dono della grazia nella vita sacramentale e nell'itinerario della perfezione. Accettare il dono di Dio, corrispondervi apertamente e orientare la volontà verso il Signore è quanto viene richiesto costantemente all'uomo che voglia sentirsi ed essere realmente figlio di Dio, ma questo non può che essere concepito in una dimensione di assoluta libertà che scaturisce dalla liberazione.
In Maria la grazia e la libertà assumono un valore di simbiosi e di complementarietà, poiché avviene esattamente questo: 1) nell'Angelo Gabriele Dio le annuncia che lei è stata resa piena di grazia, cioè libera ed esaltata, resa oggetto di ogni predilezione e di ogni beneficio da parte di Dio. In Maria di fatto agirà lo Spirito Santo e ella sarà immersa nel mistero della Trinità 2) Maria si atteggia con un fare di disinvoltura e di libertà assoluta, per cui il suo colloquio con Dio nella presenza angelica si trasforma in un rapporto di fiducia e di reciproca stima, che sfocerà poi in una decisione di carità concreta ed eroica. In parole povere, la piena di grazia è stata resa libera da Dio e nella libertà accetterà questo dono nel corso di tutta la sua impegnatissima vita di testimonianza e di fede.
Nella Vergine Maria scopriamo il privilegio di essere stati toccati anche noi dalla grazia santificante nel Battesimo e di venire costantemente raggiunti dalla grazia attuale che ci sprona alla conversione e alla comunione con lui. "Ti basta la mia grazia" rispondeva Dio a Paolo mentre questi gli confidava che un emissario di Satana era intento a schiaffeggiarlo (2 Cor 12, 9).
Avvantaggiati da tali supporti divini, abbiamo tutti gli strumenti per radicarci nella trasformazione interiore e nella radicale conversione che è propria dell'Avvento, il tempo che predispone alla gioia del Messia di Betlemme. La piena di grazia ci aiuta quindi a vivere in pienezza questo periodo privilegiato che comporta che facciamo anche noi uso della grazia. Esso ci arrecherà la conseguenza gioiosa della gioia nella novità del Bambino Messia, frutto dello stesso grembo della Vergine.
padre Gian Franco Scarpitta