Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

sabato 13 aprile 2013

803 - III DOMENICA DI PASQUA

Questa, come le successive tre domeniche, scandisce la prima parte del Tempo di Pasqua, vale a dire i quaranta giorni della permanenza del Risorto tra i suoi discepoli prima sua ascensione al cielo, ovvero del suo ritorno glorioso al Padre. In particolare le Scritture lette in questa domenica nelle nostre assemblee liturgiche proclamano che il Signore, nella sua Risurrezione, è la luce che, diffusa nel mondo dalla predicazione degli apostoli suoi testimoni, deve illuminare l’intera umanità.
Il brano del Vangelo Giovanni 8,12-19 riporta quasi per intero la prima parte dell’insegnamento di Gesù nel Tempio in occasione della festa delle Capanne (vv. 12-30) che occupa l’intero ottavo capitolo. In particolare, i versetti, oggi proclamati, si aprono con la solenne rivelazione: «Io sono la luce del mondo» (v.12) si badi, non del solo Israele, ma di tutte le genti. L’umanità intera, perciò, è invitata a seguire Gesù, a credere in lui per raggiungere la vita che Dio le offre. Il v. 13 riporta la contestazione da parte dei farisei i quali rifiutano di accogliere la sua rivelazione perché priva di testimoni che ne attestino la veridicità. La risposta di Gesù (vv. 14-18) si articola nel rivendicare anzitutto la veridicità della sua testimonianza in quanto egli ha perfetta coscienza circa la sua origine dal Padre e circa il suo destino che contempla il suo ritorno al Padre, al contrario dei suoi interlocutori che giudicano secondo la carne (v. 15) ossia secondo le umane apparenze, privi come sono della fede. Gesù, inoltre, è veritiero in quanto, oltre alla sua, può portare la testimonianza del Padre, della cui Parola egli è il rivelatore supremo (vv. 16-18). Alla nuova domanda dei farisei: «Dov’è tuo padre?» (v. 19a), Gesù risponde stigmatizzando la loro incredulità che impedisce loro di conoscere lui e il Padre. Solo la fede in lui, dunque offre il dono di comprendere che conoscere lui equivale a conoscere il Padre (v. 19b).
I giorni pasquali rappresentano una grande opportunità per dilatare gli spazi della nostra fede, del nostro amore e della nostra speranza nel Signore Gesù risorto dai morti.
Occorre, perciò, vivere questi giorni chiedendo senza interruzione al Padre del Cielo: «Donaci occhi, Signore, per vedere la tua gloria» (Salmo 96/97). La gloria di Dio, come sappiamo e crediamo, brilla sopra ogni umana capacità e comprensione nel suo Figlio, il Risorto dalle orribili tenebre della morte!
Il Signore Gesù, pertanto, è, in tutta verità, «la luce del mondo» (Vangelo: Giovanni 8,12). Egli, cioè, rivela e proclama a tutte le nazioni e ad ogni uomo che il suo destino, quello di Figlio glorificato e definitivamente sottratto al potere della morte, è il destino che attende ogni uomo che crede in lui non soltanto come rivelatore ma come Figlio di Dio, il Padre! È questo il Vangelo che gli apostoli hanno predicato e testimoniato a tutti i popoli della terra.
Ne è esemplare testimonianza ciò che abbiamo letto nella Lettura che riporta la ferma, serena consapevolezza dell’apostolo Paolo che la luce salvifica che brilla sul volto del Signore deve essere portata a tutti indistintamente: non solo al popolo della prima Alleanza ma, come egli stesso afferma: «Sia dunque noto a voi che questa salvezza di Dio fu inviata alle nazioni, ed esse ascolteranno!» (Atti degli Apostoli 28,28).
Una consapevolezza che gli fa dire, nell’avviare la sua lettera alla comunità cristiana di Roma composta sia da fedeli provenienti dal giudaismo che dal mondo pagano, che egli è stato chiamato ad essere apostolo «per annunziare il vangelo di Dio…», «che riguarda il Figlio suo… costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti» e questo «per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti» (Epistola: Romani 1,1-5).
Si tratta di parole di permanente stringente attualità. Siamo, infatti, consapevoli che il Vangelo della Risurrezione del Signore Gesù e il significato salvifico in essa racchiuso, deve ancora essere predicato alla stragrande maggioranza degli uomini oggi esistenti sulla faccia della terra.
Siamo inoltre consapevoli che il Vangelo della Risurrezione debba essere di nuovo annunciato anche alle nostre comunità, a tutti noi che, «santi per chiamata» (Romani 1,6), corriamo il rischio concreto di diventare duri di orecchi e ciechi (cfr. Atti degli Apostoli 28,27), a motivo dell’indifferenza più sorda e opaca che sembra oggi avere la meglio anche tra noi.
Le nostre comunità, al contrario, sono chiamate a seguire le orme apostoliche nella convinzione che la luce che promana dal Signore Risorto è il dono che il mondo attende da noi.
Si tratta, come direbbe l’Apostolo, di un debito che tutti noi, discepoli del Signore, abbiamo nei confronti degli uomini e delle donne del nostro tempo (cfr. Romani 1,14). Un debito che saremo in grado di saldare nella misura in cui gli effetti della Risurrezione saranno visibili e riconoscibili nella nostra esistenza. Ciò dipende dalla nostra convinta adesione di fede nel Signore Gesù rivelatore di Dio e Figlio unigenito del Padre che, nella partecipazione ai sacramenti pasquali ci attraversa con la potenza della sua Risurrezione. Nel Battesimo, infatti, il Padre ha «infuso in noi una vita che viene dal cielo» (Prefazio) quella, cioè, del suo Figlio che, alimentata alla mensa eucaristica, comincia a far brillare già da ora la luce della Risurrezione in un’esistenza pienamente uniformata alla sua.
A.Fusi