Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

sabato 25 agosto 2012

717 - DOMENICA CHE PRECEDE IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI

La tradizione liturgica della nostra Chiesa ambrosiana, nell’imminenza della festa del martirio di san Giovanni Battista, il Precursore del Signore (29 agosto), che segna una svolta nel tempo liturgico “dopo Pentecoste”, presenta, ogni anno, l’eroica testimonianza di fedeltà alla Legge di Dio offerta da alcuni appartenenti al popolo d’Israele, al quale il re Antioco IV Epifane voleva imporre la religione e la cultura greca, dominante anche nel vicino Oriente dopo la conquista di Alessandro Magno.

La Lettura, infatti, ci ha presentato il racconto dettagliato del martirio del più giovane di sette fratelli e della loro madre. In lui, come nella madre, colpisce la fermezza nel mantenersi fermo nella volontà di ascoltare e di obbedire al «comando della legge che è stata data ai nostri padri per mezzo di Mosè» (2 Maccabei 7,30). Il martirio dei Maccabei, il martirio del Precursore del Signore, annunziano quello del Signore Gesù e, di conseguenza, dei missionari del suo Vangelo.

Questi sono chiamati a rendersi disponibili nella sequela del Signore anche a costo di «perdere la propria vita», vale a dire l’esistenza terrena (Vangelo: Matteo 10,39 ). È l’esperienza che ha vissuto la Chiesa delle origini con l’uccisione di santo Stefano e di cui dà testimonianza l’Epistola paolina che descrive dettagliatamente la vita tribolata degli Apostoli «consegnati alla morte a causa di Gesù» (2Corinzi 4,11).

È l’esperienza che ha segnato e continua a segnare il cammino della Chiesa. Non passa giorno, infatti, che da diversi Paesi non giungano notizie di marginalizzazioni, esclusioni, soprusi, violenze e uccisione di nostri fratelli proprio a causa della loro fede in Cristo. Del resto ognuno di noi sa che in ogni momento è chiamato a dare testimonianza di fede e di amore per Gesù anche negli ambienti apparentemente meno ostili come può essere quello familiare.

Proprio lì si comprende se davvero l’amore per il Signore occupa il nostro cuore e la nostra persona orientando rettamente quello «del padre o della madre, del figlio o della figlia» (cfr. Matteo 10,37) e addirittura quello per la nostra stessa vita (v. 39). Viene poi per tutti l’ora della croce, l’ora della sofferenza, l’ora della testimonianza suprema nella quale, pure, occorre seguire il Signore.

La testimonianza, ovvero il “martirio”, è una grazia, è un dono che hanno ricevuto i fratelli Maccabei e la loro madre così come il Precursore e gli Apostoli del Signore e, con essi, una serie infinita di uomini e donne, vecchi e bambini che non hanno rinnegato Gesù «davanti agli uomini» (v. 33) e che lui non ha rinnegato ma ha riconosciuto come suoi «davanti al Padre che è nei cieli» (v. 33). Perché ci sia dato il dono della testimonianza è necessario nutrire la nostra fede alle sorgenti purissime della Parola e del Pane eucaristico.

In tal modo, tra le prove e le tribolazioni sofferte per Cristo, cresce la consapevolezza che Dio è più potente di ogni pur potente avversario capace perfino di toglierci la vita (cf. 2Maccabei 7) e, soprattutto, si fa sempre più forte la certezza che: «Colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui» ( 2Corinzi 4,14).   
A. Fusi