Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 13 luglio 2012

705 - VII DOMENICA DOPO PENTECOSTE

Il brano evangelico di Giovanni 16,33-17,3 riporta il versetto conclusivo dei discorsi di addio pronunciati da Gesù ai suoi discepoli nel cenacolo e i primi tre versetti del colloquio con il Padre riportato nel cap. 17. In particolare nel suo ultimo discorso Gesù vuole incoraggiare i discepoli che dovranno affrontare l’opposizione molto dura da parte del mondo che sappiamo essere posto sotto il potere del maligno e che lui, però, ha sconfitto con la sua morte sulla Croce. Avviando il suo colloquio filiale con il Padre, Gesù, che sta per affrontare l’“ora” per la quale è venuto nel mondo, gli chiede di glorificarlo nella sua piena identità di Figlio innalzato sulla Croce e Risorto, dandogli di esercitare il potere salvifico proprio di Dio e che ha il suo culmine nel dono della “vita eterna”, la partecipazione, cioè, alla vita stessa di Dio.
In questa domenica viene presentata la figura di Giosuè, successore e continuatore di Mosè come capo e condottiero del popolo. Il compito di Giosuè è quello di introdurre Israele nella terra promessa da Dio e nella quale scorre latte e miele.
In realtà la Lettura parla di una delle tante battaglie vittoriose intraprese da Giosuè contro le popolazioni residenti nella terra che Israele intende occupare. Il testo sacro tiene a evidenziare l’intervento di Dio stesso che lotta a fianco del suo popolo fino alla vittoria finale per la quale esaudisce addirittura la preghiera di Giosuè di fermare il corso naturale della luce e delle tenebre segnate dal sole e dalla luna (cfr. Giosuè 10,12-13).
In realtà Giosuè annunzia e prefigura Gesù il quale è stato mandato nel mondo per donare agli uomini la “vita eterna” ovvero per introdurli in un rapporto d’amore con Dio, riconosciuto come Padre, e con lo stesso suo Figlio, il Signore Gesù.
Per compiere la sua missione Gesù ha dovuto lottare non tanto contro uomini potenti come erano i cinque re degli Amorrei (v.6), ma contro il “maligno”, ovvero il principe di questo mondo che ha assoggettato al suo potere l’intera umanità. La sua lotta, pertanto, Gesù l’ha combattuta accettando la sua “ora” vale a dire la Croce nella quale egli è stato consegnato per giustificare e liberare dal potere del male quanti credono in lui (cfr. Epistola: Romani 8,32-33).
Su questa consegna nella quale si manifesta l’amore davvero incomprensibile di Dio per noi che è tutto nel suo Figlio, si poggia la nostra fede che non ci fa disperare di fronte alle inevitabili prove e avversità che ci vengono dal “mondo” e che Gesù ci ha preannunziato (cfr. Vangelo: Giovanni 16,33). Proprio ai nostri giorni, infatti, si registra in alcuni Paesi un accanimento immotivato contro la comunità dei credenti fino alla violenza fisica contro i suoi membri. Nel nostro ambiente culturale la guerra contro la Chiesa viene combattuta con le armi fascinose e pervasive della sofisticata propaganda che, specialmente attraverso i media, inocula nell’animo dei credenti quella mentalità materialistica e relativistica che tende a svuotare l’adesione di fede al Signore. In tutto ciò egli continua a guidare la Chiesa, suo popolo, verso la “terra promessa” che è la “vita eterna” donata fin da ora a quanti acquisiscono, mediante la fede, la superiore “conoscenza” dell’unico vero Dio e del Figlio da lui “consegnato” per la nostra salvezza. Una simile “conoscenza” che consiste nella partecipazione alla vita di comunione del Padre e del Figlio, è in verità, la “vita eterna”, la nostra “terra promessa”, il nostro paradiso. Nella nostra partecipazione al Corpo e al Sangue del Signore viene anticipata realmente e ci è dato di sperimentare concretamente la “vita eterna” quale effettiva comunione alla vita divina. Tale esperienza fa crescere in noi la certezza che «né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore» (Romani 8, 38-39). 
A. Fusi