Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

sabato 30 giugno 2012

702 - V DOMENICA DOPO PENTECOSTE

Il brano del Vangelo secondo Giovanni (12, 35-50) riporta la parte conclusiva dell’ultimo discorso di rivelazione pronunziato da Gesù prima di affrontare l’ora del suo passaggio da questo mondo al Padre. Esso rappresenta l’estremo appello rivolto ai Giudei, irriducibili nell’avversione al Signore, a credere in lui come luce (v. 35-36). Potremmo dire che i vv. 37-43 rappresentano quasi un bilancio della sua attività di rivelatore del Padre, avvalorata da «segni così grandi compiuti davanti a loro», il primo dei quali è quello dell’«acqua mutata in vino alle nozze di Cana» e l’ultimo è quello della risurrezione di Lazzaro. Eppure Gesù deve registrare il perdurare di molti suoi interlocutori nell’ostinata incredulità e lo fa alla luce della Scrittura e in particolare di un passo del profeta Isaia 6,9-10 (cfr. vv. 38-40). Per questo egli compie un estremo tentativo di far aprire i loro occhi e il loro cuore indurito (cfr. v.40), quasi sintetizzando il contenuto della sua opera, che consiste nel portare a compimento la rivelazione di Dio proprio nella sua persona. Egli, infatti, dice le parole che Dio «gli ha ordinato di dire» perché gli uomini, credendo, sfuggano alla condanna e partecipino alla vita eterna ovvero alla comunione filiale con lui ( vv49-50). 
Nell’alleanza di Dio con Abramo, destinato a diventare «padre di una moltitudine di nazioni» (Lettura: Genesi 17,4-5), si manifesta anzitutto la grandezza di Dio che si rivela come l’Onnipotente. È sua imperscrutabile libera iniziativa la decisione di stabilire un rapporto di alleanza con Abramo. Alleanza che costituisce come una pietra miliare nel cammino della storia della salvezza nella quale si dispiega il mirabile disegno divino.
Di Dio sorprende la grandezza e la magnanimità delle sue promesse ad Abramo, alle quali rimarrà per sempre fedele. In Abramo colpisce la decisa immediata intima adesione a quanto Dio gli comunica, significata esteriormente nel gesto della prostrazione «con il viso a terra» (v. 3) davanti a lui e, quindi, dalla disponibilità a portare, con la circoncisione, il segno esterno e indelebile della consegna di tutto sé stesso alla Parola divina.
Ha dunque ragione l’Apostolo Paolo a sostenere che Abramo fu reso giusto, e dunque gradito agli occhi di Dio, non tanto per il segno della circoncisione che portava sul suo corpo, ma per la fede con la quale ha prontamente aderito alla Parola di Dio ben prima di compiere su di sé la circoncisione (cfr. Epistola: Romani 4,10-11). Con ciò Abramo è davvero il «padre di tutti i credenti», vale a dire di quegli uomini, sia provenienti dall’antico popolo dell’Alleanza (i circoncisi) che dalle “genti” (cfr. vv. 11-12), i quali accolgono e custodiscono con fede ogni parola che esce dalla bocca di Dio e rimangono ad essa fedeli.
Parola che noi riconosciamo nella persona storica di Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio che è stato mandato nel mondo per “dire” tutto ciò che il Padre gli ha ordinato di dire per la nostra salvezza (cfr. Vangelo: Giovanni 12,49). Chi lo ascolta, ascolta Dio, chi lo vede, vede Dio e viene chiamato a partecipare alla vita eterna, a condividere cioè la comunione della stessa vita divina.
In questa domenica siamo dunque esortati a seguire l’esempio di Abramo aprendo prontamente e con fede il nostro cuore al Signore Gesù che è la luce che illumina il mondo e offre a ogni uomo la possibilità di salvarsi dalle tenebre dell’incredulità che conducono inevitabilmente alle tenebre eterne.
Non ci accada, perciò, di indurirci nell’incredulità e nella vana presunzione, ma con animo umile accostiamoci alla mensa eucaristica per ricevere i doni che da essa promanano, tra i quali la grazia di perseverare nella fedeltà al volere di Dio rivelato a noi nel suo Unico Figlio. In tal modo la magnanimità del nostro Dio ci darà di diventare, a nostra volta, capaci di generare alla fede quanti incontriamo sul nostro quotidiano cammino. Uomini e donne di questi nostri giorni segnati da indifferenza e da incredulità e agli occhi dei quali occorre far brillare la luce del Vangelo del Signore che deve necessariamente risplendere sul volto della Chiesa e di ogni singolo fedele.
A. Fusi