Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 2 dicembre 2011

621 - IV DOMENICA DI AVVENTO

Il racconto dell’ingresso in Gerusalemme (Mc. 11, 1-11) è avviato al v. 1a con l’ambientazione geografica riferita all’avvicinamento di Gesù a Gerusalemme, a cui fanno seguito le disposizioni date a due discepoli in vista del reperimento e della preparazione della cavalcatura (vv. 1b-7) . Il v. 11b serve a concludere con il riferimento all’uscita di Gesù dalla città nella quale tornerà per dare inizio alla sua Passione.
In particolare le disposizioni impartite ai due discepoli vanno lette alla luce del profeta Zaccaria 9,9, non esplicitamente citato: «Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina».
Anche la scena dell’ingresso in città (vv. 8-11) ricorda quelle dell’intronizzazione del re d’Israele (cfr. 1Re 1,38-40; 2Re 9,13). Le acclamazioni che le folle indirizzano a Gesù rimandano alle parole del Salmo 117 (118) 25-26 da cui viene anche il termine osanna, che letteralmente significa: il Signore «dà salvezza». Va anche evidenziato il riferimento al Regno «del nostro padre Davide» che qui viene visto realizzato in Gesù!
È evidente che il brano evangelico dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme, proclamato nel tempo di Avvento, vuole mettere in primo piano la natura messianica della venuta del Signore in questo nostro mondo. È certo che nell’epoca storica in cui egli è vissuto era vivissima nel popolo l’attesa che Dio compisse le sue promesse inviando il Messia, ovvero il Cristo, per riscattare il suo popolo dall’oppressione straniera e per avviare il Regno che non avrà mai fine secondo la promessa fatta al re Davide.
I riferimenti biblici scelti dall’evangelista Marco per tracciare i lineamenti di Gesù quale Messia non vanno nella direzione sopra esposta, ma lo descrivono nella linea di un Messia “umile” già annunziato nella Lettura profetica: «Allora sarà stabilito un trono sulla mansuetudine, vi siederà con tutta fedeltà, nella tenda di Davide, un giudice sollecito del diritto e pronto alla giustizia» (Isaia 16,5).
Mentre ci avviciniamo al Natale impariamo a riconoscere con fede che tutte le aspirazioni dell’umanità alla pace, alla giustizia, alla fraternità e, più in profondità, alla salvezza come liberazione dall’oppressione del potere maligno che grava sui cuori e sulla storia, sono realizzate in colui che è venuto in questo mondo non con potenza e forza, ma nell’umiltà e nella debolezza del Bambino di Betlemme, nell’uomo della Croce che è il vero agnello dell’alleanza prefigurato dalla Lettura profetica.
La preghiera liturgica, in perfetta sintonia con la Parola proclamata, nel rendere grazie al Padre per aver mandato nel mondo il suo Verbo, ne indica così le motivazioni essenziali: «Perché, vivendo come uomo tra noi, ci aprisse il mistero del tuo amore paterno e, sciolti i legami mortali del male, ci infondesse di nuovo la vita eterna del cielo» (Prefazio).
Con il suo ingresso messianico nella storia degli uomini il Signore Gesù ha in realtà stabilito il suo trono «sulla mansuetudine» e ha inaugurato quel Regno che nulla e nessuno potranno mai abbattere. Tutto ciò deve rappresentare per noi, suoi discepoli in questo mondo e in questo tempo, la via da percorrere senza indugio, la via della mansuetudine e dell’umiltà che rende testimonianza autentica al Signore Gesù che per primo l’ha percorsa venendo per noi dal Cielo.
Concretamente siamo esortati a mettere in pratica ciò che l’apostolo Paolo dice ai fedeli della comunità di Tessalonica i quali, in attesa della «venuta del Signore con tutti i suoi santi», devono rendere saldi i loro cuori ed essere «irreprensibili nella santità» della vita che consiste nel crescere e sovrabbondare «nell’amore fra voi e verso tutti» (Epistola). Non a caso, nel canto Allo spezzare del Pane così preghiamo: «O Dio con noi, nostro sovrano, che ci hai dato la legge dell’amore, tu che le genti attendono, tu che le puoi redimere, vieni a salvarci».
Il mite re che fa il suo ingresso su un’umile cavalcatura, il Bambino nato a Betlemme, l’Agnello immolato sull’altare della Croce, Cristo Signore, è lui il Messia, l’unico, e non ve ne sarà un altro. A lui possiamo gridare con l’intera umanità: «Osanna», tu che sei “in alto”, vieni ad aiutarci e a salvarci.
A.Fusi