Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 18 febbraio 2011

498 - VII DOMENICA DOPO L’EPIFANIA

Il brano di Matteo 9,27-35 è composto dal racconto della guarigione dei due ciechi (vv.27-31) e del muto indemoniato (vv.32-34) e dal resoconto dell’attività messianica di Gesù (v. 35).

Il racconto della guarigione dei due ciechi si apre al v. 27 con l’implorazione rivolta a Gesù invocato come “Figlio di Davide”. In Israele vi era infatti la convinzione che il Messia sarebbe stato un discendente di Davide secondo la promessa fatta da Dio stesso (cfr. 2Samuele 7,12-16).

All’implorazione Gesù risponde sollecitando la confessione di fede dei ciechi: «Credete che io possa fare questo?» che arriva pronta e inequivocabile: «Sì, Signore» (v. 28). Segue la parola di guarigione: «Avvenga per voi secondo la vostra fede», accompagnata dal gesto di Gesù che «toccò loro gli occhi» (v. 29).
Viene da pensare che Dio, pur sapendo di quali cose abbiamo bisogno prima ancora che gliele chiediamo (cf Matteo 6,8), tuttavia si aspetta che gli rivolgiamo le nostre richieste il cui esaudimento, come ci fanno capire le parole di Gesù ai due ciechi: «Avvenga per voi secondo la vostra fede», è in qualche modo proporzionato proprio alla nostra fede.

Il v. 30 tiene a precisare che «si aprirono i loro occhi» e dunque l’avvenuta guarigione dei ciechi. Il racconto si conclude con l’inutile ingiunzione data da Gesù ai ciechi ormai guariti: «Badate che nessuno lo sappia». Essi non potevano trattenersi dal dire a tutti ciò che il maestro di Nazaret aveva loro fatto.
Il secondo racconto riguarda la guarigione del “muto indemoniato” (vv. 32-34) che, al contrario del precedente racconto, non riporta alcuna richiesta di guarigione trattandosi di un “muto”, né la professione di fede, né parole e gesti compiuti da Gesù. Ci si limita a constatare che: «dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare» (v. 33).

L’accento cade qui, invece, sulla duplice reazione, della folla e dei farisei, davanti a tali prodigi. La gente semplice è presa da stupore ammirato (v. 33b) mentre da parte dei farisei viene insinuata la convinzione che Gesù agisce sotto l’influsso della magia e della stregoneria. Con un simile atteggiamento privo totalmente di “fede” e per giunta blasfemo, i farisei, nella loro chiusura, diventano i prototipi degli increduli, capaci di resistere anche all’azione potente dello Spirito che agisce in Gesù per la salvezza degli uomini.
Il brano si conclude, al v. 35, con una sintetica dichiarazione relativa all’opera evangelizzatrice del Signore portata in ogni città e villaggio e che consiste anzitutto nell’“insegnamento”, ovvero nella spiegazione delle Scritture, nella predicazione e nell’annuncio del “vangelo del Regno” che è presente proprio nella sua persona ed è come illustrato e confermato nella sua opera di guarigione da «ogni malattia e da ogni infermità».
La proclamazione di questa pagina evangelica nel tempo dopo l’Epifania mette in luce ancora una volta come in Gesù, che guarisce i ciechi e libera dalla forza diabolica il muto indemoniato, si rivela e si manifesta la bontà e la grandezza dell’amore di Dio liricamente cantato nel Salmo 102 che ci fa dire più volte: «Il Signore è buono e grande nell’amore».

I due ciechi, il muto indemoniato e i guariti da “ogni malattia e ogni infermità” in realtà rappresentano tutti gli uomini, di tutti i tempie di tutte le latitudini, di fatto, in “balia delle loro iniquità” e di oscure forze demoniache e ai quali ben si addicono le parole profetiche della Lettura: «Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento» (Isaia 64,5).

Il pronto intervento di Gesù che fa seguito all’invocazione dei due ciechi: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi», ci dice che è Gesù la risposta di salvezza che Dio dà, una volta per tutte, agli uomini che, presa coscienza della loro triste situazione, gli dicono: «Guarda: tutti siamo tuo popolo» (Isaia 64, 8).

Questa opera di guarigione e di salvezza il Signore Gesù continua a compierla nella sua Chiesa che, portando in sé «gli stessi sentimenti di Cristo Gesù» (Epistola: Filippesi 2,5) nei confronti degli uomini, continua a recare ovunque l’annunzio del vangelo del Regno e a guarire ogni malattia e infermità con il sacramento dell’amore del Signore: il suo corpo e il suo sangue.

Ogni uomo, perciò, può dire in tutta verità: «Canterò senza fine la pietà del Signore. Con la mia bocca annunzierò a tutte le genti la tua verità» (Canto Allo Spezzare del Pane).

(A.Fusi)