Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 3 dicembre 2010

450 - L’INGRESSO MESSIANICO DEL SIGNORE

Il brano evangelico di Matteo 21,1-9 inaugura la sezione riguardante l’attività di Gesù in Gerusalemme (Mt 21,1-23,39) che prelude agli avvenimenti conclusivi della sua vita terrena con la sua morte e risurrezione. Viene proclamato in questa domenica con lo scopo di indirizzare i fedeli a vedere, nel Natale di Gesù, il compimento delle promesse riguardanti l’invio nel mondo del Messia e Salvatore del quale, il testo di Matteo, traccia un chiaro peculiare profilo. Il brano può essere così suddiviso: i primi tre versetti, con la precisa ambientazione dell’evento, descrivono i preparativi dell’“ingresso” di Gesù in Gerusalemme; i vv. 4-5 chiariscono, alla luce delle parole del profeta Zaccaria 9,9, l’identità del Messia che entra nella Città santa; i vv. 6-9, infine, descrivono i fatti legati all’ingresso del Signore, ponendo in rilievo il ruolo dei discepoli (vv. 6-7) e quello della folla con le acclamazioni di lode e di giubilo mutuate dal Salmo 118,25.Proclamato nel tempo di Avvento, il presente brano evangelico, preludio alla passione, morte e risurrezione del Signore, va letto specialmente nella sua capacità di tracciare l’identità del Messia del quale l’evangelista Matteo rimarca i tratti della “mitezza” e della “mansuetudine”. Non a caso nella citazione del profeta Zaccaria al v. 5 viene dato risalto unicamente al carattere “pacifico” della venuta del Messia in mezzo al suo popolo e alla sua mansuetudine con il rilievo dato alla cavalcatura da lui scelta: “un’asina” con il suo “puledro” e non splendidi cavalli come erano soliti fare i re dell’epoca. I Padri e gli antichi scrittori cristiani hanno poi visto rappresentati “nell’asina” e nel suo “piccolo” rispettivamente il popolo di Dio della Prima Alleanza e quello preso da tutte le “genti”. Gesù, il Messia, viene, perciò, a portare “pace” e salvezza a tutti i popoli della terra.Tali tratti caratterizzanti il Messia sono pure riscontrabili nell’annunzio profetico che è risuonato nelle prime parole della Lettura: «Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta»; e specialmente in quelle conclusive: «Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri» (Isaia 40,1-2.11).Le Divine Scritture, in tal modo, imprimono nei nostri cuori un impulso interiore capace di orientarli verso Gesù, il Signore, che nel mistero del suo primo ingresso nel mondo, viene nella amabilità e nella piccolezza del Bambino. Egli, in verità, viene a recare salvezza, liberazione, redenzione come canta il Prefazio della Messa: «...nella pienezza dei tempi hai mandato (o Dio) lo stesso tuo Verbo nel mondo perché, vivendo come uomo tra noi, ci aprisse il mistero del tuo amore paterno e, sciolti i legami mortali del male, ci infondesse di nuovo la vita eterna del cielo». Tutto ciò induce a unire le nostre voci a quelle della moltitudine di Gerusalemme (Matteo 21,9) nel lodare e “benedire” Dio per aver mandato il Messia, il suo figlio Gesù come nostra “salvezza”. In pari tempo comprendiamo che viene chiesto anche a noi di assumere lo stesso atteggiamento del “re di pace”: imparare cioè a vivere come uomini di pace nella mansuetudine e nella mitezza e, soprattutto, accettare di vivere in questo mondo con gli stessi sentimenti e atteggiamenti del Figlio di Dio così riassunti nell’Epistola: «Ecco, io vengo a fare la tua volontà» (Ebrei 10,9).(A. Fusi)