Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

giovedì 28 ottobre 2010

419 - IL BANCHETTO NUZIALE DEL FIGLIO DEL RE

Il brano evangelico (Mt. 22,1-14) riporta l’ultima delle tre parabole sul rifiuto del regno dei Cieli (21,28-46; 22,1-14) pronunciate da Gesù in polemica con i capi del popolo. La parabola, caratterizzata da subito come parabola del Regno (v 2), si sviluppa in tre momenti narrativi: il primo (vv 2-6) riguarda l’invito del re alla festa nuziale «per suo figlio» e il rifiuto da parte degli invitati potremmo dire “ufficiali”.


Il secondo momento (vv 7-10) registra la reazione violenta del re e l’estensione dell’invito a gente di per sé estranea la quale accetta volentieri. Il terzo momento (vv 11-13) riporta la scena drammatica dell’ingresso del re nella sala di nozze e l’espulsione di un commensale privo dell’«abito nuziale».


Il v 14, infine, è rappresentato da una massima che aiuta a capire il senso della parabola. Questa nell’immagine del banchetto di nozze del figlio del re allude a Gesù quale Messia inviato da Dio anzitutto al suo popolo Israele per impiantare il regno dei Cieli.


Negli invitati che rifiutano l’invito loro rivolto dai “servi” del re nei quali possiamo ravvedere i Profeti, sono indicati i capi del popolo anzitutto e, più in generale, l’intero popolo d’Israele che è l’invitato potremmo dire di “diritto” al Regno. La reazione sdegnata e violenta del re rappresenta il “giudizio” pronunziato da Dio sul suo popolo incredulo.


Al “giudizio” segue la decisione del re di mandare i suoi servi, vale a dire i missionari del Vangelo, a invitare al banchetto nuziale del Figlio: «andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze» (v 9). In essi sono raffigurati i popoli pagani ai quali viene finalmente predicato il Vangelo ed estesa la chiamata al Regno.


Questa decisione del re segna una svolta nel racconto della parabola ma, più ancora, ha dato come il via libera decisivo, nella storia della Chiesa delle origini, alla predicazione del Vangelo del Regno a tutti gli uomini indistintamente: ebrei e, ora, i pagani.


Uno dei “servi” più zelanti nell’andare «ai crocicchi delle strade» è stato senza dubbio l’apostolo Paolo il quale, nella chiamata delle “genti”, vede avverata la promessa di Dio ad Abramo, quella di fare di lui il «padre di molti popoli» forti nella fede al pari di lui (Epistola: Romani 4,17).


Già il profeta Isaia aveva annunziato la volontà di Dio di fare partecipi tutti i popoli della “salvezza” raffigurata nell’immagine del «banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati» (Lettura: Isaia 25,6) e concretamente descritta come rimozione del «velo» e della «coltre» funerea «distesa su tutte le nazioni», ossia l’ignoranza della fede, e specialmente come eliminazione della «morte per sempre» asciugando così le «lacrime su ogni volto».


Questo progetto divino, come sappiamo e crediamo, si è avverato nel banchetto delle nozze dell’Agnello di cui parla il libro dell’Apocalisse, ovvero nell’immolazione sacrificale del Signore Gesù sulla croce.


La Chiesa, perciò, lungo i secoli dovrà incessantemente predicare il Vangelo e invitare tutti gli uomini a partecipare al “banchetto nuziale del Signore”, ossia a sperimentare fin da ora la gioia della salvezza. Con una speciale consapevolezza e avvertenza: al “banchetto” si accede con «l’abito nuziale» che è certamente la fede nel Signore Gesù ma specialmente la carità.


Occorre farsi trovare da Dio degni di entrare nella definitiva salvezza e questa “dignità” è rappresentata dall’obbedienza all’unico precetto a noi dato dal suo Figlio: quello della carità. L’amore infatti e, perciò, la felicità e la gioia sono le caratteristiche del regno dei Cieli che la Chiesa è mandata ad annunciare e ad anticipare in tutta verità.


(A.Fusi)