Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 4 giugno 2010

328 - II DOMENICA DOPO PENTECOSTE

Il brano è preso dal più ampio “discorso sul monte” che occupa i capitoli 5-6 e 7 del Vangelo secondo Matteo. In particolare i versetti oggi proposti riportano le parole di Gesù che, dopo aver insegnato ai suoi discepoli a rivolgersi a Dio invocato come Padre, li esorta ad abbandonarsi con fiducia alla sua premura paterna. Di qui l’ammonimento a non lasciarsi soffocare dalle preoccupazioni puramente materiali (v 25), convalidato da due immagini destinate ad alimentare nei discepoli la fiducia in Dio, Padre provvidente: gli “uccelli del cielo” per il cui sostentamento provvede Dio stesso (vv 26-27) e i “gigli del campo” che Dio riveste in maniera splendida (vv 28-30).Segue, infine, la rinnovata esortazione a evitare ogni eccessivo affanno (vv 31-32) e soprattutto l’invito a ricercare sopra ogni cosa “il regno di Dio e la sua giustizia” (v 33).

La tradizione liturgica ambrosiana, nel proclamare il presente testo evangelico, intende avviare nel tempo dopo Pentecoste, alla luce perciò del compimento della Pasqua, la rivisitazione della progressiva rivelazione e attuazione del disegno divino di salvezza che, partendo dal seno della Trinità, intende tutto a essa ricondurre proprio nel Signore crocifisso, risorto, salito al Padre per l’effusione dello Spirito Santo.

La “creazione” è, pertanto, qui compresa come primo momento del disvelarsi di quel disegno e, dunque, come iniziale autentica manifestazione di Dio e del suo mistero di per sé inaccessibile all’uomo: «A nessuno è possibile svelare le sue opere e chi può esplorare le sue grandezze? La potenza della sua maestà chi potrà misurarla? Chi riuscirà a narrare le sue misericordie? Non c’è nulla da togliere e nulla da aggiungere, non è possibile scoprire le meraviglie del Signore» (Lettura: Siracide 18,4-6).

Dio stesso, però, rivela le sue meraviglie: «Ha creato i cieli con sapienza… ha disteso la terra sulle acque… ha fatto le grandi luci… il sole per governare il giorno… La luna e le stelle per governare la notte» (Salmo 135).Ma, in maniera del tutto inaspettata e sorprendente, nelle meraviglie del creato egli ha rivelato la sua “misericordia”, anzi, il suo “amore”, che riguarda “ogni essere vivente” come ha ben capito l’antica sapienza orante del popolo della prima Alleanza e come Gesù stesso ha ribadito nelle stupende immagini degli “uccelli del cielo” e dei “gigli del campo”.“Misericordia e amore” che Dio riserva specialmente all’uomo creato come sua “immagine” e posto al centro del cosmo ma di cui ben conosce la nativa fragilità e provvisorietà: «Come una goccia d’acqua nel mare e un granello di sabbia, così questi pochi anni in un giorno dell’eternità» (Siracide 18,10).

Eppure proprio all’uomo Dio ha «affidato le meraviglie dell’universo perché, fedele interprete dei tuoi disegni, esercitasse il dominio su ogni creatura e nelle tue opere glorificasse te, Creatore e Padre» (Prefazio). Sappiamo, però, come l’uomo non ha corrisposto alle attese di Dio. Con il peccato non solo è caduto nella “corruzione”, e perciò inevitabilmente nella morte, ma ha trascinato, nella sua caduta, l’intera creazione a lui legata. Essa, perciò, “geme e soffre” con l’uomo, nella “speranza” di essere «liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Epistola: Romani 8,21-22).

Il Dio, che nutre gli “uccelli del cielo” e veste magnificamente i “gigli del campo”, ascolta il gemito e la sofferenza del creato. Il suo cuore è aperto nell’accogliere il grido dell’uomo. A tutti viene incontro con la sua provvidenza che non si limita a un soccorso momentaneo ma, nel suo Figlio crocifisso e risorto, ha effuso lo Spirito per far passare l’uomo, e dunque il cosmo, dalla “corruzione” alla condizione gloriosa propria dei figli di Dio (v 21).

Della provvidenza paterna di Dio tutti facciamo esperienza quando nei santi misteri ci “riveste” del suo Figlio Gesù e ci “nutre” con un cibo che ci libera «da ogni male che insidia il nostro cuore e la nostra vita» (Orazione Dopo la Comunione) e ci dà un saggio di quella “gloria” a cui l’intera opera delle sue mani è destinata.

(A.Fusi)