Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

domenica 30 maggio 2010

324 - UNA DONNA AL CENTRO DEL PIANO DI DIO

Giovanni Gerolamo Savoldo
Madonna in gloria con Bambino (Museo di Brera, Milano)
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Al centro del piano di Dio, sino dall’eternità, c’è una donna, e questa realtà è una chiave di lettura per la dignità della donna nel mondo e nella storia del mondo.

Maria è l’inizio della stirpe umana dei credenti, l’inizio della Chiesa, la Madre della Chiesa, Dio si interessa di lei fino dal suo concepimento.

Vuol dire non soltanto che la vita è sacra fino dal suo primo istante, di una sacralità umana da rispettare, da amare, da custodire, da difendere, in nome della dignità dell’uomo e della donna, ma vuol dire anche che l’inizio, pur se nascosto, è vero, vivo, ed è già oggetto di un disegno di amore trascendente, è un essere amato da sempre dall’amore di Dio, e non una pura realtà biologica indifferente.

Dio infonde nel cuore dell’uomo e della donna la partecipazione a quel suo amore. Siamo tutti invitati ad ascoltare questa voce dell’amore che Dio ci ha messo dentro per ogni inizio di vita, venerando l’inizio della vita senza peccato della Vergine Maria madre di Dio.

Ripetere le parole dell’Ave Maria non è un semplice esercizio devozionale, ma l’evocazione dei misteri che sconfiggono la nostra paura e che illuminano la dignità della donna e dell’uomo, il destino della donna e di ogni uomo a partire da Maria, è la proclamazione di un avvenire di speranza per noi, di una certezza, non di una fatalità di morte di cui attendiamo con paura ogni giorno l’avvenimento.

(Carlo Maria Martini, Omelia dell’Immacolata, 1980)

sabato 29 maggio 2010

323 - SANTISSIMA TRINITA' - ANNO C

Gerard Horembut, Abramo e i tre angeli, 1510
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Nella Santissima Trinità è il cuore stesso del mistero di Dio che si rivela e si comunica alla creazione e alla storia, quale pienezza di vita e di amore: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me, sarà amato dal Padre mio e anche io lo amerò e mi manifesterò a lui”.

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Lettura: Genesi 18,1-10a: nei tre personaggi misteriosi che accoglie, Abramo riconosce la visita di Dio. la tradizione cristiana legge, nel fatto che siano tre, una allusione al Dio Trinità. La visita di Dio, se sappiamo accoglierla, è sempre feconda: Sara concepisce Isacco.

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Salmo 104: Il Signore è fedele alla sua parola.

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Epistola: 1Corinzi 12,2-6: La solennità di oggi ci annuncia che Dio non è solitario, ma è comunione. E’ uno e, nello stesso tempo, un “noi”. L’unità e la comunione sono i segni inconfutabili della sua azione: molti carismi, molti ministeri, ma un solo Dio che opera in tutti noi.

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Vangelo: Giovanni 14,21-26: Come Abramo ospita Dio nella sua tenda, così la nostra vita è chiamata ad accogliere Dio che desidera dimorare in noi, rendendoci suo tempio vivente. La condizione è che, a nostra volta, sappiamo dimorare nel suo amore, custodendo la sua Parola.

322 - DIO E' COMUNIONE

Il canto Alla Comunione, proposto per l’odierna solennità nel Messale ambrosiano, ci fa così pregare mentre ci accostiamo all’altare per ricevere il Corpo del Signore: «O Trinità beata, a te cantiamo, alla tua maestà ci prostriamo adoranti, in te fermamente crediamo: accresci la nostra fede».

La preghiera liturgica pare voglia dirci che nell’esperienza eucaristica, vale a dire nel contatto sacramentale con il Signore, è possibile risalire al mistero stesso di Dio, della sua vita divina, che Gesù è venuto a rivelarci e a donarci realizzando, in tal modo, i divini progetti che riguardano tutti gli uomini chiamati a credere in lui e ad accogliere la sua parola mediante lo Spirito.

Ed è proprio lo Spirito, quello che il Padre non cessa di mandare “nel nome” di Gesù (Giovanni 14,26) nella celebrazione dei sacramenti che attivano la sua Pasqua, a rendere possibile e perseverante in noi l’adesione di fede e di amore in lui. È, infatti, “nello” Spirito e grazie allo Spirito che ancora oggi e fino alla consumazione dei tempi, le generazioni dei credenti possono dire in tutta verità: «Gesù è il Signore» (Epistola: 1Corinzi 12,3), riconoscendo così che lui è il Figlio venuto nel mondo, è il Crocifisso, il Risorto dai morti, colui che siede alla destra di Dio e al quale è stato dato ogni potere in cielo e in terra.

È lo Spirito, dunque, a rendere viva per noi la Parola proclamata, ascoltata e letta nelle Sacre Scritture e ad orientare così i nostri cuori a credere in Gesù quale rivelatore unico e definitivo e a comprendere che essa, la rivelazione da lui portata nel mondo, ha come sua origine e fine l’amore di Dio per noi. Questo è ciò che grazie allo Spirito “ricordiamo” (v 26) e comprendiamo accogliendo oggi la Parola e guardando ai gesti altrettanto “rivelativi” compiuti da Gesù segnatamente nella sua morte e risurrezione. Con le sue parole e le sue opere egli ci ha rivelato che Dio è amore, amore per noi reso visibile, appunto, nel dono della vita fatto da Gesù per noi.

Lo Spirito Paràclito che abita in noi ci dona di capire che il gesto d’amore di Gesù, inteso come rivelazione suprema di Dio e del suo amore per noi, sollecita tutti coloro che credono a diventare a loro volta capaci di donarsi nell’amore, prova concreta, questa, di aver “accolto” e “osservato” i suoi “comandamenti”, tutti riassunti, come ben sappiamo, nel precetto della carità (v 21). L’”accoglienza” e l’”osservanza”, segno autentico dell’amore per Gesù, facilita la più profonda “conoscenza” di lui. “Conoscenza” che, in realtà, si fa “esperienza” dell’amore di Gesù e del Padre.

Ha così origine una misteriosa ma reale circolazione d’amore: il Padre che ama il Figlio, ama tutti coloro che “amano” il Figlio e li lega a sé e al Figlio in un vincolo permanente d’amore reso nel testo evangelico dall’immagine della “dimora” (v 23). Chi “osserva” la parola di Gesù, di fatto, diviene “casa” di Dio, luogo dove lui continua a manifestarsi e a rivelarsi.

È l’esperienza profeticamente annunciata nella Scrittura nei fatti accaduti presso le “Querce di Mamre” (Lettura: Genesi 18,1-5), allorché Abramo accolse Dio, nei tre misteriosi viandanti, onorandoli con squisita ospitalità, da essi accolta e ricambiata con l’annuncio della nascita del “figlio” (v 10), destinata a imprimere una svolta decisiva nella storia della salvezza.

È l’esperienza che la comunità dei credenti, di quelli cioè che amano Gesù osservando il suo precetto, fa sommamente nella celebrazione eucaristica, nella quale lo Spirito fa ardere la fiamma viva d’amore che unisce il Padre e il Figlio, fiamma che avvolge quanti ne accolgono la “luce” e il “calore”!

(A.Fusi)

giovedì 27 maggio 2010

321 - PADRE GIACOMO MARIETTI FERITO IN MOZAMBICO

La comunità parrocchiale di San Gerolamo Emiliani si stringe con affetto intorno a Padre Giacomo in questo momento di sofferenza ricordando il bene fatto tra noi negli anni in cui è stato a Milano presso il centro professionale e in parrocchia.

Lunedì 24 maggio, alla sera, dopo che erano già calate le tenebre sulla missione di Mocodoene, due giovani rapinatori si sono introdotti con le armi in pugno, imprigionando il guardiano ed esigendo il denaro della missione da Padre Giacomo. Nella colluttazione che ne è seguita, un colpo di pistola ha raggiunto padre Giacomo all’addome, ferendolo in modo grave: dopo aver leso l’intestino, la pallottola ha sfiorato una arteria. E’ una grazia che le conseguenze non siano state molto peggiori! Molto devoto della Madonna, è bello pensare che Maria, proprio nel giorno dedicato a Maria Ausiliatrice, gli sia stata vicino in quel momento e l’abbia aiutato.

E’ stato trasportato d’urgenza in auto nella cittadina più vicina, Maxixe, una trentina di chilometri dalla missione, dove vi è un piccolo ospedale, nel quale ha ricevuto le prime cure d’urgenza, ma ha bisogno di un ulteriore intervento chirurgico per estrarre il proiettile.

Già nei prossimi giorni sarà definito il suo trasferimento in Italia per essere operato e curato.

Padre Giacomo è stato tra noi a Milano dal 1992 fino al 2006, quando è partito missionario per l’Africa, e da allora è responsabile della missione di Modocoene, una zona isolata nella foresta, a oltre 500 chilometri dalla capitale Maputo.

Benvoluto anche dalle autorità locali per il suo impegno e la sua testimonianza silenziosa e determinata, grazie alla sua lunga esperienza maturata nella formazione professionale sia a Brescia che a Milano, e con le sue grandi qualità umane, è stato capace di organizzare un centro educativo in cui un migliaio di giovani della zona hanno trovato accoglienza e possibilità di costruirsi un futuro con la formazione professionale, sfuggendo alla miseria lasciata dalla sanguinosa guerra civile degli anni scorsi.

Esprimiamo a Padre Giacomo il nostro affetto e la nostra vicinanza e lo ricordiamo nella preghiera, perché si riprenda presto e possa continuare la sua missione al servizio dei fratelli, con lo stesso entusiasmo e generosità che lo hanno sempre caratterizzato.

(Daniela, Voce della Comunità n.39)

martedì 25 maggio 2010

320 - RENDICI CAPACI DI ESULTANZA

Spirito Santo, che hai invaso l'anima di Maria per offrirci la prima campionatura di come un giorno avresti invaso la Chiesa e collocato nei suoi perimetri il tuo nuovo domicilio, rendici capaci di esultanza.

Donaci il gusto di sentirci "estroversi". Rivolti, cioè, verso il mondo, che non è una specie di Chiesa mancata, ma l'oggetto ultimo di quell'incontenibile amore per il quale la Chiesa stessa è stata costituita.

Se dobbiamo attraversare i mari che ci distanziano dalle altre culture, soffia nelle vele perché, sciolte le gomene che ci legano agli ormeggi del nostro piccolo mondo antico, un più generoso impegno missionario ci solleciti a partire.

Se dobbiamo camminare sull'asciutto, mettici le ali ai piedi perché, come Maria, raggiungiamo in fretta la città. La città terrena. Che tu ami appassionatamente. Che non è il ripostiglio dei rifiuti, ma il partner con cui dobbiamo "agonizzare" perché giunga a compimento l'opera della Redenzione.

(Don Tonino Bello)

domenica 23 maggio 2010

319 - LA FORZA DELLO SPIRITO SANTO

C'è un giorno nella nostra vita in cui anche per noi accade l'Evento della Pentecoste, ossia il giorno in cui riceviamo il grande sacramento della Cresima: lo Spirito Santo diviene l'anima del nostro coraggio nel vivere e diffondere il Vangelo.

Ma è così?

Quante volte questa domanda mi viene sulle labbra, quando amministro agli adolescenti il sacramento. Esternamente è grande festa, ma pare si fermi lì, quando invece la vita cristiana dovrebbe da quel momento avere un inizio più incisivo e consapevole.

La mia vocazione alla vita religiosa è nata proprio il giorno della mia Cresima, quando il Cardinal Schuster mi 'lesse negli occhi' (ero chierichetto) forse il segno di una particolare vocazione. La forza dello Spirito mi aiutò a dire 'sì' e così ho potuto conoscere una discesa ancora più potente dello Spirito Santo, il giorno in cui il Vescovo stese le mani sopra di me, invocando lo Spirito Santo, nel ricevere il sacramento dell'Ordine. Ma fui come sconvolto quando, circondato da circa 30 vescovi, in piazza a Santa Ninfa', rispondendo alla chiamata di Paolo VI, che mi aveva voluto vescovo, sentii le mani del Cardinal Pappalardo stese sul mio capo, poi unto dall'olio crismatico. Compresi che qualcosa di nuovo, tutto interiore, sorprendente avveniva in me, come vescovo, pastore delle anime, affidatemi dal Maestro.

A distanza di anni, ogni volta do uno sguardo al mio servizio di parroco nel Belice e ancora dì più agli anni da vescovo nella non facile Diocesi in cui vivo, mi è chiara 'la presenza dello Spirito Santo' al punto da chiedermi: chi ha agito? Chi ha dato energia e discernimento?

La risposta è sempre la stessa: lo Spirito ha operato ed io sono stato uno strumento. Anche se in modi diversi, ogni cristiano nel giorno della Cresima, riceve lo stesso Spirito.

A volte lo si costringe a restare ininfluente, per impreparazione, - poiché lo Spirito opera sempre attraverso la nostra libera volontà - a volte rende davvero la nostra azione profetica. Penso ai grandi Pontefici che ci hanno accompagnato nel secolo scorso.

Chi non ricorda Giovanni XXIII? Non è forse stata ispirazione dello Spirito l'aver indetto il Concilio Vaticano II, da parte di questo Papa buono, considerato da molti, all'inizio, 'solo un Papa di transizione? La sua stessa presenza sorridente e affabile, come se nulla fosse impossibile, non ha forse suscitato meraviglia, infuso ottimismo e coraggio?

Ricordate la sera dell'inizio del Concilio, quando con semplicità salutò i pellegrini in piazza S. Pietro, invitando tutti a dare una carezza ai bambini?

E che dire di Paolo VI, vero apostolo delle genti, che soffrendo seppe guidare il Concilio e la Chiesa in tempi tanto difficili? E del coraggio di Giovanni Paolo II, che fino alla fine ha testimoniato 'il vento gagliardo' dello Spirito?

Così come possiamo ricordare tanti vescovi che hanno lasciato la loro impronta di uomini dello Spirito, o sacerdoti che abbiamo ammirato per la loro profonda spiritualità e zelo apostolico.

Ma il pensiero corre anche ai tanti martiri, che non temono di andare incontro alla morte, a volte dopo tanti tormenti... anche oggi, in tante parti del mondo.

E viene da chiedersi: 'Ma chi dà la forza del martirio?'. Vi è una sola risposta: lo Spirito Santo.

Così come il pensiero va ai tanti fratelli e sorelle laici, che, in tante parti del nostro pianeta, devono ogni giorno mostrare grande forza d'animo per essere fedeli a Cristo, a cominciare dalla Cina, dove è facile essere arrestati e si deve ricorrere alla clandestinità per esercitare la fede, o nell'India dove si può avere la casa distrutta e perdere la vita per la fede in Cristo.

Sono davvero tanti i testimoni, oggi, dell'opera dello Spirito Santo. Anche tra la nostra gente.

Ne incontro in ogni parte d'Italia: giovani, uomini e donne, che sono stupendi testimoni che lo Spirito opera in modo incredibile e non ha certamente paura delle tante mode o contrasti. Qualcuno ha detto che è difficile essere cristiani coerenti, ossia testimoni veri dello Spirito, oggi. Credo invece che siano ancora tanti e ovunque ed in ogni categoria. Davvero grande il Dono dello Spirito Santo. Sapere che Lui è forza e luce dona coraggio nelle vicende della vita.

Tocca ora a noi lasciarci invadere dallo Spirito Santo.

Lo preghiamo con la sequenza della S. Messa del giorno di Pentecoste:

"Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. Vieni, Padre dei poveri, vieni Datore dei doni, vieni luce dei cuori. Consolatore perfetto, dolce Ospite dell'anima, dolcissimo Sollievo. Nella fatica Riposo, nella calura Riparo, nel pianto Conforto. O Luce beatissima, invadi nell'intimo, il cuore dei tuoi fedeli. Senza la tua Forza, nulla è nell'uomo, nulla senza colpa. Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato, Dona ai tuoi fedeli, che soli in Te confidano, i tuoi santi doni. Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna. Amen".

E a tutti, carissimi, BUONA PENTECOSTE!

Mons. Antonio Riboldi

venerdì 21 maggio 2010

318 - GESU' PROMETTE IL PARACLITO

Giotto, Pentecoste, Cappella degli Scrovegni

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi».

Risalta, nel testo evangelico, la promessa fatta da Gesù che sta per lasciare questo mondo e tornare al Padre, di ottenere da lui l’invio di “un altro Paràclito” (v 16), allusione allo Spirito Santo effuso dal Signore crocifisso e risorto come “il dono” della sua Pasqua. Come dice il termine Paràclito, lo Spirito viene donato con il compito di stare per sempre con la comunità dei discepoli (v 16) e, dunque, di assisterla e di proteggerla. Essendo inoltre lo “Spirito della verità” (v 17) ha pure il compito di tenere viva la Parola di rivelazione e di attualizzare l’opera salvifica compiuta da Gesù nella sua Pasqua. Il Signore, però, sembra legare l’invio dello Spirito Paràclito all’effettiva testimonianza di amore che egli si attende dalla sua comunità e che consiste nell’osservanza dei suoi comandamenti (v 15) tutti riassunti, come sappiamo, nel precetto dell’amore vicendevole. La Chiesa, la comunità del Signore, unita nella carità è il luogo dove dimora e agisce lo Spirito dono del Signore risorto. (Alberto Fusi)

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È veramente cosa buona e giusta renderti grazie, o Dio di infinita potenza, e allietarci in questo giorno solenne, che, nel numero sacro e profetico, ricorda arcanamente la raggiunta pienezza del mistero pasquale. Oggi la confusione che la superbia aveva portato agli uomini è ricomposta in unità dallo Spirito Santo. Oggi gli apostoli, al fragore improvviso che viene dal cielo, accolgono la professione di un’unica fede e, con diversi linguaggi, a tutte le genti annunziano la gloria del tuo Vangelo di salvezza. Per questa effusione dello Spirito esulta la Chiesa, ardente di riconoscenza e d’amore, e, unendo la sua voce di sposa al coro senza fine del cielo, eleva a te, o Padre, con tutte le creature felici il suo inno di lode.

317 - DOMENICA DI PENTECOSTE

“Lo Spirito della verità … sarà in voi”: nella pienezza della gioia pasquale, sono ancora le parole di Gesù, quelle più solenni, a illuminare il nostro cammino. Il dono dello Spirito Santo, “effusione ardente” d’amore che unisce il Padre e il Figlio, è il principio e fondamento di unità per i discepoli di ogni tempo, chiamati ad essere testimoni del Signore. Resi partecipi dell’amore di Gesù, viviamo della sua stessa promessa e camminiamo in novità di vita verso la gioia del Regno: “Quando mostrerò la mia santità in voi, dice il Signore, vi radunerò tra le genti e vi darò un cuore nuovo”.

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Lettura Atti 2,1-11: Lo Spirito Santo, dice la tradizione ortodossa, è l’estasi di Dio. Nello Spirito, Dio esce da sé e si comunica, creando comunione, là dove viene accolto. Il dono delle lingue è segno di una comunione che consente l’incontro nel rispetto delle differenze.

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Salmo 103: Del tuo Spirito,Signore, è piena la terra.

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Epistola 1Corinti 12,1-11: Molti sono i frutti dello Spirito in noi: la fede che ci fa confessare Gesù Signore; carismi e ministeri particolari nella vita della chiesa. Ma in modo più fondamentale, dono dello Spirito Santo è l’unità. Egli fa convergere ogni diversità verso l’utilità comune.

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Vangelo Giovanni 14,15-20: Lo Spirito è l’altro Paraclito, il testimone a favore, dopo Gesù, primo Paraclito. Egli custodisce la nostra vita, non perché si sostituisce a Gesù nella sua assenza, ma perché ci dona di riconoscere i segni della sua presenza tra noi.

lunedì 17 maggio 2010

316 - PREGHIAMO IL ROSARIO PER ...

Vergine di Guadalupe (Messico)

LE AMERICHE - Durante la recita di questa decina fermiamo la nostra attenzione sull’America, il continente dei contrasti stridenti: grande ricchezza ed estrema povertà, tecnologia avanzatissima e vita quasi primitiva, superproduzione e fame…In questa terra, dove i missionari sono giunti alcuni secoli fa, ci sono ancora gruppi umani che non hanno avuto il primo contatto con il Vangelo e aspettano di conoscere nella testimonianza dei missionari la buona notizia di Gesù Cristo. Suscita, Signore, testimoni autentici della tua resurrezione che nella vita quotidiana siano operatori di pace, pietre vive per l’edificazione di una Chiesa dove il povero, l’oppresso, l’affamato, il prigioniero, l’ultimo della società, possa sentirsi amato e rispettato come un figlio unico, perché rivestito della dignità di Figlio di Dio.

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L’EUROPA - Mentre ripetiamo il saluto angelico meditando questo mistero, abbiamo davanti a noi l’Europa, uno dei continenti che per primi si sono aperti alla fede in Gesù Cristo. Molti sono oggi i luoghi in cui il Vangelo deve essere di nuovo annunciato con lo zelo del primo annuncio, perché tante sono le situazioni in cui il Regno di Dio soffre violenza: sfruttamento dei paesi più poveri da parte di quelli tecnologicamente più avanzati, scelte contro il rispetto della vita, emarginazione…In questo mistero vogliamo soprattutto pregare perché le nostre comunità dell’Europa ritrovino la pienezza della fede autentica, possano davvero essere dei testimoni credibili di Cristo e lo Spirito possa suscitare in esse ancora tante vocazioni missionarie.

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PER L’ASIA - L’Asia è il continente più grande e più popolato della terra. Molto varie sono anche le religioni e le filosofie di vita nate dalla riflessione e dalla cultura dei popoli che abitano questo grande continente: Induismo, Buddismo, Confucianesimo, Scintoismo…Ognuna di queste religioni vuole aiutare l’uomo ad incontrarsi con Dio e presenta valori universali: la grandezza e la bellezza di Dio verso cui tutti devono tendere per assimilarne la forza, saggezza nell’affrontare la vita. Pensando all’Asia in questo mistero, preghiamo perché i popoli dell’Asia possano aprirsi all’incontro con Cristo, potenza e sapienza di Dio.

venerdì 14 maggio 2010

315 - DOMENICA DOPO L’ASCENSIONE

“Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io”: al cuore della missione di Gesù c’è la sua preghiera per i discepoli.

Nella preghiera del Signore si rivela il suo amore per noi, quella vicinanza solidale che , dalla croce, raggiunge tutti gli uomini e ci apre alla comunione con il Padre. La liturgia di questa domenica che segue alla solennità dell’Ascensione infonde in noi una grande speranza, perché ogni uomo è presente nella preghiera di Gesù:”Tutti siano una cosa sola, come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”.

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Lettura: Atti degli Apostoli 7,48-57: Stefano contempla quanto Gesù aveva annunziato al Sinedrio: “Vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio”. Gesù è stabilmente assiso nella comunione con il Padre e la sua signoria, più forte della morte, sostiene i suoi discepoli nel martirio.

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Salmo 26: Nella casa del Signore contempleremo il suo volto.

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Epistola: Efesini 1,17-23: Gesù è il Signore, il Padre ha sottomesso tutto ai suoi piedi, ma questa sua signoria non è opprimente, bensì liberante. Egli ci chiama a divenire sue membra, ci dona di condividere la sua stessa eredità e conduce la nostra vita verso il suo pieno compimento.

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Vangelo Giovanni 17,1b.20-26: Assiso alla destra del Padre, il Signore Gesù continua la sua incessante preghiera perché tutti siano una cosa sola in lui e con il Padre. Dove è lui, siamo anche noi. Camminiamo nel mondo, ma la comunione in Dio è la nostra vera patria.

314 - UNA COSA SOLA NEL PADRE

Il brano di questa domenica è preso dall’ultimo colloquio di Gesù con il Padre pronunciato nel contesto della cena pasquale, terminati i discorsi di “addio” proposti nei precedenti quattro capitoli. Il v 1b in particolare si incarica, con la precisazione «alzando gli occhi al cielo», di far capire che Gesù intende vivere l’ora del suo “passaggio” da questo mondo in diretto filiale dialogo con il Padre. Nei vv 20-23 la richiesta di Gesù al Padre riguarda l’”unità” di amore nella quale devono essere conservati i suoi discepoli e, tutti coloro che, lungo i tempi attraverso di essi, perverranno alla fede in lui. I vv 24-26 contengono le “ultime volontà” di Gesù riguardanti la destinazione finale dei suoi discepoli: «siano anch’essi con me dove sono io». Proclamato nei giorni immediatamente seguenti la solennità dell’Ascensione il brano evangelico ci fa capire come quell’evento pasquale riguardi da vicino tutti i credenti destinati, secondo il volere di Gesù, a essere «anch’essi con me dove sono io» (v 24). Perciò, a quanti aderendo a Gesù con fede, entrano a far parte della sua comunità, la parola evangelica indica, nella definitiva partecipazione alla comunione di vita celeste, la destinazione ultima, quella, cioè, di essere «anch’essi con me dove sono io»: nel cuore del Padre! Con altre parole l’Apostolo afferma che Dio, quando risuscitò il suo Figlio Gesù dai morti «e lo fece sedere alla sua destra nei cieli», manifestò in realtà tutta la sua “potenza”, la sua “forza” e il suo “vigore” verso di noi (Epistola: Efesini 1,19) per darci «la speranza di entrare nel regno dei cieli» (Prefazio). «Essere dove è Gesù», «sedere alla destra di Dio», «entrare nel regno dei cieli» è, pertanto, la prospettiva e l’orizzonte che la Pasqua del Signore apre ai credenti e che mai essi devono smarrire. Si comprende, perciò, come l’Apostolo supplichi perché “il Padre della gloria” «illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi» (Efesini 1,18). Non è facile per nessuno conservare, tra le vicende di questo momento, l’anelito alla “gloria” a cui siamo chiamati. Per questo è per noi indispensabile, fin da ora, avere come un’anticipazione dello stare dove ora è il Risorto, quella che sostenne Stefano nell’ora del martirio: egli «pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio» (Lettura: Atti degli Apostoli 7,55). Occorre, in una parola, sperimentare da ora, in qualche misura, l’amore con il quale il Padre ama il Figlio (cfr. Giovanni 17,26). Tale esperienza è a nostra portata, come si sa, nella celebrazione eucaristica in cui si avvera la Pasqua della nostra salvezza. In essa la compagine dei credenti, trasformata “in una sola cosa” (v 21) dall’amore incandescente del Signore, avverte di essere amata di quello stesso amore con il quale il Padre “ama” il Figlio (vv 23.25). Resa così “perfetta nell’unità” (v 23) la Chiesa è in grado di calamitare la fede in Gesù del mondo intero (v 23), ma è soprattutto il luogo visibile e riconoscibile nel quale già qui, si sperimenta l’efficacia della richiesta di Gesù: «voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io» (v 24).

L’esperienza eucaristica, dunque, come anticipazione reale e certa della comunione del Cielo. Perciò, la sapienza orante della nostra tradizione liturgica ambrosiana così prega nel cuore della Messa: «Tu che ora ci raduni col vincolo di un amore sincero nell’unità della Chiesa cattolica, serbaci per il banchetto del cielo» (Preghiera Eucaristica V). Il “banchetto”, s’intende, come immagine della comunione d’amore piena e definitiva del cielo, alla quale il Risorto tutti attira.

(A. Fusi)

mercoledì 12 maggio 2010

313 - ASCENDE IL SIGNORE TRA CANTI DI GIOIA

“Come egli è asceso e non si è allontanato da noi, così anche noi già siamo lassù con lui, benché nel nostro corpo non si sia ancora avverato ciò che ci è promesso” (Sant’Agostino): nel quarantesimo giorno di Pasqua, celebriamo la solennità dell’Ascensione del Signore.

Il Signore Gesù non ci ha abbandonato, ma “nello slancio della sua Ascensione ha potentemente tratto con sé anche noi, liberandoci dalla schiavitù del peccato”. Questo mistero suscita in noi una rinnovata speranza e sostiene la nostra attesa del dono dello Spirito: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro, e vi manderò lo Spirito santo”.

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Lettura Atti 1,6-13a: “Verrà allo stesso modo…” annunciano gli angeli. Contemplare il Signore che ascende al cielo significa al tempo stesso attendere la sua venuta. Questi gli atteggiamenti da vivere nell’attesa: riunirsi in comunione, ricevere lo Spirito e diventare testimoni.

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Salmo 46: Ascende il Signore tra canti di gioia.

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Epistola Efesini 4,7-13: Entrato nella piena comunione con il Padre attraverso la sua Pasqua, il Signore può ora elargire con abbondanza i suoi doni agli uomini. Il dono per eccellenza è lo Spirito santo, che si manifesta nei diversi carismi e ministeri che suscita nella chiesa.

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Vangelo Luca 24,36-53. Spiegando le Scritture, Gesù mostra che il loro complimento include la testimonianza dei discepoli. Il compimento è la Pasqua annunciata fino ai confini della terra. Il Signore ascende, ma la sua benedizione rimane a sostenere la nostra testimonianza.

martedì 11 maggio 2010

312 - IL MESSAGGIO DI FATIMA

Il Messaggio di Fatima è appello e scuola di salvezza.

Ebbe il suo inizio dall´Angelo della Pace (1916), fu completato dalla Madonna (1917) e vissuto, in forma eroica, dai tre Pastorelli.

II Messaggio di Fatima, che riflette il Vangelo, sottolinea i seguenti punti:

- la conversione permanente;

- la preghiera e specialmente la recita della corona;

- il senso di responsabilità collettiva e la pratica della riparazione.

Accettare questo Messaggio porta alla Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, che e simbolo di impegno di fedeltà e di apostolato.

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Le preghiere insegnate dall´Angelo e dalla Madonna aiutano a vivere il messaggio, che, come ha detto Giovanni Paolo II, è conversione e vita nella grazia di Dio (Fatima, 1982).

Preghiere del´ Angelo

«Mio Dio, io credo, adoro, spero e Ti amo. Ti chiedo perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Ti amano».

«Santissima Trinità, Padre e Figlio e Spirito Santo, io Ti adoro profondamente e Ti offro il Preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di nostro Signore Gesù Cristo, presente in tutti i Tabernacoli dei mondo, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi ed indifferenze con cui Egli stesso ê offeso. E per i meriti infiniti dei Suo Cuore Santissimo e dei Cuore Immacolato di Maria, Ti domando la conversione dei poveri peccatori».

Preghiere della Madonna

Suor Lucia nella 4ª Memoria scrive, come la Madonna il 13 luglio dei 1917 abbia raccomandato:

«Sacrificatevi per i peccatori e dite molte volte, specialmente ogni volta che fate qualche sacrificio: o Gesù, è per Vostro amore, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria!»

Nella stessa apparizione la Madonna disse:

«Quando recitate la corona dei rosario, dite dopo ogni decina: Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dai fuoco dell´inferno, porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della Tua misericordia»

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CONSACRAZIONE AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

Vergine Maria, Madre di Dio e Madre nostra, ai Tuo Cuore Immacolato noi ci consacriamo, in atto di totale abbandono ai Signore.

Da Te saremo condotti a Cristo. Da Lui e con Lui saremo condotti ai Padre.

Cammineremo alla luce della fede e tutto faremo perché il mondo creda che Gesu Cristo è l´lnviato dal Padre.

Con Lui noi vogliamo portare l´Amore e la Salvezza fino ai confini del mondo.

Sotto la protezione dei Tuo Cuore Immacolato, saremo un solo Popolo con Cristo. Saremo testimoni della Sua risurrezione. Da Lui saremo condotti al Padre, a gloria della Santissima Trinità, che adoriamo, lodiamo e benediciamo. Amen.

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Accompagniamo Papa Benedetto XVI nel suo viaggio in Portogallo e a Fatima con la nostra preghiera.

311 - LA STATUA DELLA MADONNA DI FATIMA

La Statua che si venera alla Cappellina delle Apparizioni, cuore del Santuario di Fatima, è stata offerta da Gilberto Fernandes dos Santos nel 1920. È opera dello scultore José Ferreira Thedim.

È in legno, cedro del Brasile e misura 1,10 m.

È stata benedetta il 13 Maggio 1920 nella Chiesa Parrocchiale di Fatima (a 4 Km dal Santuario, luogo dove furono battezzati i Pastorelli di Fatima); intronizzata alla Cappellina delle Apparizioni il 13 Giugno 1920 e incoronata dal Legato Pontificio Cardinale Masella, il 13 Maggio 1946.

La statua della Madonna è incoronata nelle grandi celebrazioni con una corona che è un esemplare unico eseguito a Lisbona e alla quale hanno lavorato gratuitamente 12 artisti per la durata di tre mesi. Pesa 1200 grammi ed è arricchita da 313 perle e 2679 pietre preziose. Questa corona è stata offerta dalle donne portoghesi il 13 Ottobre 1942, come ringraziamento perché il Portogallo non era entrato a far parte della 2ª Guerra Mondiale, e in essa è incastonata la pallottola offerta da Giovanni Paolo II.

Il defunto Sommo Pontefice offrì la pallottola che gli trapassò il corpo nell’attentato di cui fu vittima il 13 Maggio 1981, a Roma, come segno di ringraziamento alla Vergine per avergli salvato la vita.

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Viaggi della Statua della Madonna di Fatima della Cappellina delle Apparizioni

Questa statua lascia la Cappellina delle Apparizioni soltanto in occasioni considerate molto particolari.

Su richiesta del Papa Giovanni Paolo II, la statua effettuò il suo settimo pellegrinaggio fuori dal Santuario della ‘Cova da Iria’. Il 24 Marzo 1984 fu portata a Roma, dove, il giorno seguente, in Piazza S. Pietro durante la celebrazione eucaristica presieduta da Giovanni Paolo II, fu fatta la consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria. È in questo giorno, 25 Marzo 1984, che Giovanni Paolo II consegnò all’allora Vescovo di Leiria-Fatima, Mons. Alberto Cosme do Amaral (deceduto il 7 Ottobre 2005), il proiettile che lo aveva colpito nell’attentato di cui fu vittima il 13 Maggio 1981. Il proiettile venne incastonato nella corona della statua della Madonna di Fatima, offerta alla Vergine dalle donne portoghesi il 13 Ottobre 1942. Questa corona, chiamata corona preziosa, è usata soltanto nei pellegrinaggi anniversari o in altre occasioni considerate speciali, trovandosi gli altri giorni nell’esposizione “Fatima Luce e Pace”, una mostra rappresentativa delle offerte fatte a Nostra Signora o al Suo Santuario, aperta al pubblico nell’edificio della Rettoria del Santuario.

La statua ritornò in Vaticano l’8 Ottobre dell’anno 2000, quando, alla presenza di 1500 vescovi di tutto il mondo e di migliaia di fedeli e pellegrini, Sua Santità il Papa Giovanni Paolo II in Piazza S. Pietro, consacrò il nuovo millennio alla Vergine Santissima, di fronte alla statua della Madonna di Fatima e in unione con tutto l’episcopato del mondo.

“O Madre, che conosci le sofferenze e le speranze della Chiesa e del mondo, assisti i tuoi figli nelle quotidiane prove che la vita riserva a ciascuno e fa’ che, grazie all’impegno di tutti, le tenebre non prevalgano sulla luce.

A Te, aurora della salvezza, consegniamo il nostro cammino nel nuovo Millennio, perché sotto la tua guida tutti gli uomini scoprano Cristo, luce del mondo ed unico Salvatore, che regna col Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen”, riferisce il testo della consacrazione nel 5° e ultimo punto.

(http://www.santuario-fatima.pt/portal)

lunedì 10 maggio 2010

310 - PREGHIAMO IL ROSARIO PER ...

Nigeria
... L’AFRICA - Mentre recitiamo queste dieci Ave Maria, pensiamo al grande continente africano e alla giovane Chiesa africana, chiamata a rendere visibile Gesù Cristo in situazioni in cui la sofferenza, la miseria, la guerra rischiano di soffocare il germe della Parola, che vuole germinare e crescere in queste terre. Ti rendiamo grazie, Signore, per l’accoglienza che la tua Parola ha già ricevuto in questo continente. Per intercessione della Vergine Maria, dei missionari che hanno dato la loro vita per l’evangelizzazione dell’Africa e degli stessi martiri Africani, ti preghiamo, Signore, vieni a porre la tua tenda tra questi popoli. Rendi piena, con la tua presenza, quella gioia che le loro culture esprimono nella musica e nelle danze.

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... PER L’OCEANIA - In questa decina azzurra il nostro pensiero corre all’Oceania. L’azzurro ci fa pensare al cielo e al mare di questo “continente d’acqua”: migliaia di isole disseminate nell’Oceano stanno nell’oceano come tante stelle nell’immenso cielo, terre giovani, come giovani sono le piccole Chiese locali nate in questo continente. Tanti sono gli uomini e le donne che ancora non hanno mai sentito parlare di Gesù Cristo in queste terre dove i primi missionari sono arrivati meno di due secoli fa. Per intercessione di San Pietro Chanel, protomartire dell’Oceania, ti preghiamo affinché la testimonianza dei missionari e dei cristiani che vivono in queste isole sia sale, luce e lievito per questi popoli, così come il dono della vita di san Pietro Chanel ha chiamato a conversione gli abitanti dell’isola di Futuna, in cui questi è stato martirizzato.

domenica 9 maggio 2010

309 - SOSTEGNO ALLE MISSIONI DEI PADRI PIAMARTINI

Dal 1983 ad oggi, tanti anno di impegni e una sola grande, unica aspirazione: essere di aiuto allo sviluppo dei popoli, chiunque essi siano e quale sia il colore della loro pelle o la religione professata.

Questa era ed è lo SCAIP - Servizio Collaborazione Assistenza Internazionale Piamartino ONG e Onlus, questa è la sigla che contraddistingue progetti e solidarietà operose e condivise.

Ciò che emerge, pur tra tante difficoltà, è il rinnovarsi costante di un impegno dispiegato giorno dopo giorno al fianco delle realtà del volontariato impegnate nei Paesi in via di sviluppo.

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5 per mille per SCAIP

Diventare protagonista del nostro impegno non è mai stato così facile: destina il 5xmille allo SCAIP!

Anche la finanziaria di quest'anno consente di destinare una quota dell'imposta sul reddito (5xmille) a sostegno delle Associazioni ONLUS.

Il “5xmille” non sostituisce l'8xmille (destinato alle confessioni religiose) e non comporta alcun costo aggiuntivo per il contribuente.

E' una quota di imposte a cui lo Stato rinuncia a favore delle attività promosse dalle Organizzazioni non-profit.

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Trasforma la tua dichiarazione dei redditi in un gesto concreto di solidarietà.

Ci aiuterai così nel nostro costante impegno a favore dei bambini e dei giovani che ogni giorno vengono accolti nelle scuole delle missioni in Angola, Brasile, Cile e Mozambico.

Due semplici regole:

1. metti la tua firma nel primo riquadro in alto a sinistra (dedicato al sostegno del volontariato)

2. scrivi il codice fiscale di SCAIP: 98 00 99 00 170

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Per maggiori informazioni: http://www.scaip.it/5xmille.htm

SCAIP: Via Enrico Ferri, 75 - 25123 Brescia (Italia) telefono 0302306873 e 0302306873, fax 0302309427

venerdì 7 maggio 2010

308 - VI DOMENICA DI PASQUA – ANNO C

“Quando verrà lo Spirito della Verità, vi guiderà a tutta la verità”: il dono dello spirito è il pegno della nostra gioia e vincolo di unità nella fede.

La gioia promessa da Gesù non è semplice euforia, ma segno della presenza dello Spirito:è la gioia del Risorto, amore che supera l’odio, il dolore del tempo e la nostra stessa morte. Per questo non dobbiamo farci vincere dalla tristezza e dalla nostalgia per la presenza terrena del Signore, ma rinnovare il desiderio e l’impegno ad essere suoi testimoni, nella certezza che la sua Parola non delude e non viene mai meno: “Nessuno potrà togliervi la vostra gioia”.

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Lettura: Atti degli Apostoli 21,40b-22,1-22: Paolo narra il proprio incontro con il Risorto. La sua è una esperienza pasquale. A Paolo, caduto a terra, il Signore dice: “Alzati”, che è un tipico verbo di risurrezione. Gesù ci rende partecipi della sua Pasqua, facendoci rinascere a una vita nuova.

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Salmo 66: Popoli tutti, lodate il Signore! Alleluia!

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Epistola: Ebrei 7,17-26: Gesù attua nella sua Pasqua un’alleanza migliore, perché definitiva e indistruttibile. Lo fa in forza del suo sacerdozio, diverso da quello antico. Risorto, vive per sempre, e rimane il mediatore tra Dio e gli uomini. In sé ci rende una sola cosa con il Padre.

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Vangelo: Giovanni 16,12-22: Ogni nuova nascita comporta il travaglio di un parto. Ma la gioia è più grande della sofferenza. Questo parto ci rende conformi all’umanità gloriosa di Gesù. Avviene nello Spirito, detto “di verità”, perché ci conduce in quella verità che è Gesù stesso.

307 - NESSUNO VI TOGLIERA' LA VOSTRA GIOIA

Il brano evangelico, preso dal lungo discorso di congedo rivolto da Gesù ai suoi discepoli nel Cenacolo prima di “consegnarsi” alla morte, appare suddiviso in due parti.

Nella prima (vv 12-15) Gesù rivela ai suoi la venuta dello Spirito con il compito essenziale di condurli a “tutta la verità” che è pienamente e definitivamente racchiusa nella “rivelazione” da Lui portata nel mondo. Nella sua attività lo “Spirito della verità” non agirà autonomamente da Gesù. Egli, di fatto, non ha altra “rivelazione” da portare se non quella di Gesù: le sue parole e le sue azioni salvifiche.Nella seconda parte (vv 16-22) Gesù preannunzia, nella sua morte, l’ora di pianto e di tristezza per i suoi e simultaneamente, l’ora della “gioia” portata nel cuore dei discepoli dalla vista del Signore risorto. Una “gioia” che dura nel tempo grazie al permanere del Risorto tra i discepoli.

Tutti noi che ascoltiamo la Parola evangelica dopo gli eventi pasquali possiamo riconoscere e constatare come essa sia stata pronunziata da Gesù, in quell’ora solenne, anche per noi e come si sia avverata e continuamente si avveri nella comunità dei credenti. Se oggi noi ascoltiamo come “vive” le sue parole è grazie allo Spirito Santo da lui donato nella sua Pasqua.

Lo Spirito, infatti, interprete autentico delle Parole di Gesù, ha il compito di guidare i discepoli del Signore, alla “verità tutta intera”, ossia alla piena comprensione di ciò che lui ha detto e compiuto in vista della loro partecipazione alla comunione di vita con lui e, di conseguenza, con il Padre.

L’azione dello Spirito, in sintesi, è quella di “insegnare” ciò che ha “udito” da Gesù e in tal modo di tenere vivi, nella comunità dei credenti, la Parola e i gesti di Gesù. Lo Spirito, pertanto, porta a noi, ancora oggi ciò che “prende” da Gesù, vale a dire la Parola di rivelazione e l’immenso tesoro di grazia da lui accumulato nella sua Pasqua nella quale, come “sacerdote per sempre” salva “perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio” (Epistola: Ebrei 7,25). Lo Spirito, inoltre rende “testimonianza” al Signore Gesù e dona così ai credenti la forza di “testimoniarlo” lungo i tempi anche a costo di incomprensione e di persecuzione. La Lettura, al riguardo, offre un chiaro esempio nell’apostolo Paolo che, in circostanze drammatiche, rende “testimonianza” di quanto il Signore Gesù ha compiuto in lui sulla via di Damasco (Atti degli Apostoli 22,1-22).

Ed è, infine, lo Spirito a garantire, non certo a livello fisico, ma a livello “misterico-sacramentale”, la permanente presenza del Signore nella sua comunità. Si realizza in tal modo, anche per i credenti e lungo i secoli, la misteriosa affermazione di Gesù: “un poco ancora e mi vedrete” (Giovanni 16,16). Una volta tornato al Padre, Gesù rimane per sempre tra i suoi nei santi misteri e segnatamente nell’Eucaristia nella quale egli continua a esercitare a nostro “favore” quel “sacerdozio che non tramonta” (Ebrei 7,24).

Per questo la preghiera liturgica del Prefazio può dire, in tutta verità, che nella celebrazione rituale della sua “immolazione pasquale”, Gesù «ancora si offre e come nostro avvocato intercede per noi; sacrificato sulla croce, più non muore, ma con i segni della sua passione vive immortale».

Questa costante presenza del Signore “nello Spirito” reca effettivamente nel cuore della Chiesa il dono singolare della “gioia” che niente e nessuno le potrà mai togliere (cfr. Giovanni 16,22). Su di essa, infatti, risplende per sempre il volto di Dio (cfr. Salmo 66): il suo Figlio Gesù, il risorto da morte, che riempie di gioia e di esultanza la terra e il cielo.

(A.Fusi)

mercoledì 5 maggio 2010

306 - ROSARIO MISSIONARIO

La preghiera di un cristiano dovrebbe essere sempre universale, poiché nessuno può vivere solamente per se stesso.

È questa istanza di universalità che vogliamo destare nel cuore con l’invito a pregare il “Rosario missionario”. Questo tipo di rosario è formato da cinque decine di colore diverso.

Ciascun colore rappresenta un continente dal punto di vista missionario e i popoli che vi vivono:

-la decina verde è per l’Africa. Ci ricorda le verdi foreste e il colore sacro dei musulmani.

-la decina rossa è il continente americano che ebbe, come primi abitanti, i Pellerossa.

-la decina bianca è per l’Europa e per il sommo Pontefice, il Vicario di Cristo che continuamente veglia sui destini del mondo.

-la decina azzurra richiama l’Oceania con le innumerevoli isole sparse nelle azzurre acque del Pacifico.

-la decina gialla è per l’Asia, la terra del Sol levante, la culla delle civiltà.

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Apri i nostri occhi, Signore, perché possiamo vedere te nei nostri fratelli e sorelle.

Apri le nostre orecchie, Signore, perché possiamo udire le invocazioni di chi ha fame, freddo, paura, e di chi è oppresso.

Apri il nostro cuore, Signore, perché impariamo ad amarci gli uni gli altri come tu ci ami.

Donaci di nuovo il tuo Spirito, Signore, perché diventiamo un cuor solo ed un'anima sola, nel tuo nome. Amen.

lunedì 3 maggio 2010

305 - MARIA OPERA PERFETTA DI CRISTO

Duccio di Boninsegna
C’è una persona nella quale tutto ciò che l’umanità spera e desidera si è già perfettamente compiuto, nella quale l’opera di Cristo è perfetta. E’ la Vergine, Madre del Signore.

Ciascuno può guardare a lei e dire: ecco l’opera di Cristo perfetta; ecco il luogo della vera gioia e della vera pace. E poiché Maria è il principio della Chiesa, la Madre della Chiesa, tutti coloro che nella chiesa si conformano a lei, ne imitano l’adesione a Dio perfetta, vivono in sé, a misura della loro corrispondenza, lo splendore dei doni.

Ma che cosa vuol dire imitare l’adesione di Maria a Dio ed esprimerla nella propria vita?

Vuol dire tre cose semplicemente, che voglio commentare brevemente con voi: ascoltare la Parola, dire di sì a Dio, servire.

Ascoltare la Parola: Maria è colei che ha dato spazio alla parola di Dio nella sua vita, che l’ha lasciata risuonare dentro di sé, dalla prima parola dell’angelo fino alle ultime parole di Gesù dall’alto della croce. Maria ha fatto silenzio per ascoltare. Ha riflettuto e meditato nel suo cuore tutte le cose che Dio andava compiendo in lei ed intorno a lei.

Dal silenzio contemplativo di Maria nasce la seconda caratteristica che abbiamo sopra ricordato: la capacità di dire di sì a Dio, di mettersi a disposizione della chiamata divina. “Quelli che Dio ha predestinati, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati, li ha anche giustificati, quelli che ha giustificati, li ha anche glorificati” (Rm 8,30). Queste parole, nel linguaggio un po’ oscuro di San Paolo, vogliono dire che non abbiamo nulla da temere quando diciamo di sì a Dio nella nostra vita. E’ lui che ci conduce, è la sua fedeltà che entra in gioco.

La Madre di Gesù ha poi mostrato la sua adesione a Dio, ha lasciato che in lei si manifestasse il Regno di Dio, con l’umile servizio di ancella, dall’incarnazione alla croce e poi nella comunità primitiva.

Dalla sua disponibilità al servizio è nata la Chiesa, e dal generoso e disinteressato servizio di tutti i battezzati, dei sacerdoti, dei vescovi, ciascuno al suo giusto posto, la Chiesa viene continuamente promossa e sostenuta.

(Carlo Maria Martini, Omelia nella Natività di Maria, 1980)

domenica 2 maggio 2010

304 - MESE DI MAGGIO

Ave Maria,
piena di grazia,
il Signore è con Te,
Tu sei benedetta tra le donne
E benedetto è il frutto del Tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio,
prega per noi peccatori,
adesso e nell’ora della nostra morte,
amen.

303 - APOSTOLATO DELLA PREGHIERA – MESE DI MAGGIO

Generale: perché si ponga fine al triste ed iniquo commercio di esseri umani che purtroppo coinvolge milioni di donne e bambini.

Missionaria: perché i ministri ordinati, le religiose, i religiosi e i laici impegnati nell’apostolato, sappiano infondere entusiasmo missionario alle comunità affidate alle loro cure.

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