Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

mercoledì 10 febbraio 2010

229 - TRENTA ANNI FA A MILANO ...

Trenta anni fa, il 10 febbraio 1980 entrava a Milano il nuovo Arcivescovo, Mons. Carlo Maria Martini.

Ecco il ricordo di due sacerdoti ambrosiani.

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La nostra conversazione inizia con il ricordo del giorno dell’Epifania, giorno della sua consacrazione episcopale, 25 anni fa…

“Di quel giorno ho un ricordo un po’ vago perché tante erano le emozioni. Ricordo di esser stato invaso da una grande esperienza dello Spirito, fonte di gioia e fiducia. Ricordo la preghiera prostrato a terra e l’invocazione dello Spirito e l’omelia del Papa Giovanni Paolo II: l’episcopato come sacramento della strada. Allora non capivo bene, poi l’ho compreso come impegno a percorrere le strade degli uomini, ascoltando e portando la fede e la speranza che è in noi”.

Nei primi tempi a Milano lei ha davvero percorso le strade della città…

Sì, avrei voluto una maggiore libertà di manovra nell’andare liberamente per le strade, nei negozi, a fare gli acquisti, visitare i miei preti in casa. Poi vidi che non era possibile, perché ogni mio movimento doveva esser previsto… Il ricordo che mi è rimasto fin dall’inizio è quello di un grande desiderio della gente di vedere, incontrare il vescovo. E quindi da parte mio lo sforzo di rendermi il più possibile presente. Per questo ho dedicato molto tempo alla visita pastorale, percorrendo una volta l’intera diocesi e una seconda volta una buona metà. Ma in certi luoghi sono tornato spesso. Il prevosto di Sesto San Giovanni ha contato circa 50 mie visite in quella città.

(intervista di Giuseppe Grampa)

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Ricordo come fosse ieri quel 10 febbraio del 1980. Era una giornata invernale, fredda, ma ricca di tanto calore e di sincera accoglienza. Fu un ingresso singolare: a piedi, dal Castello al Duomo, tra la gente, col Vangelo in mano. A 25 anni di distanza l’icona di un vescovo che percorre la sua città con il Vangelo in mano resta fissa nella mente e nel cuore di ciascuno di noi e definisce, sopra ogni altra cosa, l’azione pastorale del cardinal Martini. Don Giuseppe Dossetti, in quel giorno, scriveva all’amico padre Martini, divenuto arcivescovo di Milano, questo biglietto d’auguri: «Milano, ascolti da Lei il Vangelo, nient’altro che il Vangelo». Fu profeta. Il primo incontro con la città avvenne in Sant’Eustorgio. L’Arcivescovo vi arrivò in auto dopo alcuni giorni di ritiro spirituale a Rho nella Casa dei Padri Oblati. Fu una accoglienza semplice, ma molto affettuosa quella della gente del Quartiere Ticinese.

Il nuovo Arcivescovo, in un breve ed emozionato saluto, rispose rifacendosi al Libro degli Atti al cap. 28: «I cristiani appena avvertiti del nostro arrivo ci vennero incontro. Paolo, appena li vide, ringraziò il Signore e si sentì incoraggiato».

Pochi minuti dopo, in Duomo, nella sua prima omelia, aggiungerà: «Ora la mia vita è legata in maniera indissolubile a quella del generoso popolo ambrosiano, gente che lavora sodo e che dentro di sé ha una grande potenzialità di amore».

L’arrivo in piazza Castello fu salutato da tantissime persone, fra queste moltissimi giovani che hanno camminato con lui fino al Duomo. Tantissimi gli sguardi incuriositi, fissi sul nuovo Arcivescovo, sulla sua figura di uomo imponente e fine, raccolta in un mantello nero che lo avvolgeva tutto facendolo sembrare ancora più grande. Le cronache di allora parlano di decine di migliaia di milanesi accorsi a salutare il nuovo Arcivescovo.

il cammino fu di meditazione e di preghiera. Le tre soste di riflessione lungo il cammino anticipavano già alcune linee di fondo del suo ministero: l’attenzione alla città. A Milano che dà lavoro a tanta gente, anche di Paesi lontani, perché rispettosa dei diritti di tutti, non perda il suo volto umano e si sviluppi nella giustizia e nella fraternità; la vicinanza ad ogni sofferenza. L’invito era a uscire dal proprio egoismo per farsi prossimo a chi è povero, malato, disoccupato, carcerato, emarginato; la passione per la pace.

«Dobbiamo – diceva l’Arcivescovo – diventare tutti operatori di pace, ripercorrere la strada dell’amore e della fratellanza e contribuire alla ricostruzione di questa città». Queste ultime parole sembravano presagire l’esplosione dell’emergenza-terrorismo che, a pochi giorni dal suo ingresso, avrebbe portato l’Arcivescovo accanto a numerose vittime della violenza.

L’arrivo in piazza Duomo fu salutato da un fragoroso applauso. Poi tutto si fece più raccolto, più intimo, in quella prima Eucaristia celebrata dall’Arcivescovo. I milanesi si accorsero subito della serietà che il loro Arcivescovo avrebbe sempre annesso a ogni momento di preghiera.

Da quel giorno, infatti, l’Arcivescovo ci ha sempre educato a pregare, anche con il suo atteggiamento.

Quanto avvenne nei 22 anni successivi fu la conferma di quanto i milanesi avevano intuito già da quel primo incontro.

Mons. Erminio De Scalzi