Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

sabato 27 febbraio 2010

244 - LA SAMARITANA NELL'ARTE

Duccio di Boninsegna

Nel dipinto di Duccio di Buoninsegna, Cristo con la Samaritana (1308-‘11) il Redentore non è al centro della scena, bensì la Samaritana. Il Vangelo ci racconta che il Signore si mise a parlare con lei presso il pozzo fuori della città, allo scopo di convertirla dai suoi peccati di lussuria. Duccio, nel collocare lei al centro del dipinto, desidera che gli spettatori, cioè, noi peccatori, ci mettiamo in una condizione ideale per recepire la misericordia, la abilità, lo zelo per la nostra salvezza del Redentore.

La storia della Samaritana è commovente e infatti lungo i secoli ha portato molti al ravvedimento delle loro vite. Chi mira il dipinto vede per primo la Samaritana che gesticola e guarda Nostro Signore. Egli, a sua volta, rivolge lo sguardo decisamente verso di lei, e col braccio destro fa un gesto analogo a quello della donna. Le due braccia sembrano ravvicinarsi, la conversione della peccatrice è vicina.

Duccio tuttavia vuole completare la storia evangelica con altri elementi: dalla cittadina tipicamente medievale e, dunque, di una architettura familiare per gli spettatori, vengono fuori alcuni discepoli che, a giudicare dalle fisionomie, non sembrano affatto convinti dai tentativi apostolici del loro Maestro. Per loro, giudei, la Samaritana è eretica. Ma ogni volto è diverso e ci si potrebbe perdere in congetture di ciò su quello che stanno meditando: sorpresa? ammirazione? dispiacere?

(www.radicicristiane 2006)

venerdì 26 febbraio 2010

243 - SETE D'AMORE

Abbazia di Maguzzano
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Tra le sabbie del mio deserto,

sotto il sole infuocato del mio tempo,

cerco un pozzo che abbia acqua pulita,

capace di togliere

la sete d'infinito che è dentro di me.

So che esiste da qualche parte

perché sono inquietato dal mistero

e devo trovarlo prima che scenda la notte.

Attingo acqua dal pozzo del denaro

ed ho sempre più sete;

al pozzo del piacere e sento prosciugarmi la gola.

Attingo acqua al pozzo del successo

e mi sento annebbiare la vista,

al pozzo della pubblicità e mi ritrovo come uno schiavo.

Sono forse condannato a morire di sete,

inappagato cercatore di certezze assolute?

Ma se scavo dentro di me,

sotto la sabbia alta del mio peccato;

se scavo nei segni del tempo,

sotto la sabbia ammucchiata dal vento arruffato

del quotidiano, trovo la sorgente di un'acqua viva

e pura, che disseta in eterno,

tanto che chi ne beve non ha più sete

perché è generata e filtrata

dal tuo amore, o Signore, generoso e gratuito,

era già promessa nei tempi antichi ed ora

è sgorgata in abbondanza nel segno della tua Parola.

Mi disseto a questa sorgente,

custodita dalla mia Chiesa,

che per questo si fa ogni giorno fontana del villaggio

per salvare tutti gli assetati

del mondo. Amen.

(A.Dini)

242 - II DOMENICA DI QUARESIMA

È contraddistinta dal titolo di "domenica della Samaritana" a motivo del brano evangelico in essa sempre proclamato, quello cioè dell’incontro tra Gesù e la Samaritana al pozzo di Giacobbe, brano ritenuto particolarmente idoneo ad accompagnare l’itinerario graduale e progressivo dei catecumeni come dei fedeli alla piena partecipazione di fede alla Pasqua del Signore, evento in cui è condensata la "salvezza".

Deuteronomio 11,18-28: La Quaresima propone un cammino battesimale, la cui prima condizione è l’ascolto di una Parola che riempie tutti gli ambiti della vita: l’agire e il comprendere, la dimensione familiare della casa e quella pubblica della vita, la propria vita e quella dei figli.

Salmo 18: Signore tu solo hai parole di vita eterna.

Epistola: Galati 6,1-40: Istruiti dalla Parola, possiamo seminare nello Spirito, i cui segni sono la disponibilità a portare gli uni i pesi degli altri, la perseveranza nel fare il bene verso tutti, la vigilanza sulla propria vita, il perdono e la correzione verso gli altri.

Vangelo: Giovanni 4,5-42: Anche la Samaritana fa l’esperienza della parola di Gesù che la conosce profondamente, dice la sua verità non perché svela i suoi segreti, ma perché calma la sua sete. La Parola conduce nel vero rapporto con Dio e ci rende testimoni.

Il brano evangelico riporta il breve soggiorno di Gesù in terra di Samaria. Il brano appare così strutturato: i vv 5-6 ambientano il racconto quanto al luogo e al momento, e presentano il protagonista, ossia Gesù, affaticato e assetato, seduto presso "il pozzo di Giacobbe". I vv 7-26 riportano il dialogo tra Gesù e la "donna samaritana" che appare sviluppato nello stile proprio dell’evangelista Giovanni, vale a dire con una serie di domande che in un primo momento risultano incomprensibili, per arrivare poi alle parole di rivelazione: rispettivamente sul dono dell’"acqua viva" (vv 13-14), su Gesù quale "profeta" (vv 19-20), sull’"adorazione" che Dio vuole (vv 21-24) e infine sull’autorivelazione di Gesù quale Messia (v 26).

I vv 27-38 aprono nuovi scenari di rivelazione con cui Gesù mette a parte i suoi discepoli sul significato più profondo della sua esistenza: fare la volontà del Padre compiendo l’"opera" per cui è stato inviato (vv 31-34) e la "missione" che Gesù affida, a sua volta, ai discepoli (vv 35-38).

L’ultima parte (vv 39-42) è incentrata sulla professione di fede in Gesù fatta dai Samaritani: «noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Trattandosi di un testo appositamente scelto per accompagnare il cammino di fede verso la partecipazione alla pienezza del mistero della nostra salvezza, vale a dire la Pasqua del Signore, è bene rivolgerci alla sapienza interpretativa propria della preghiera liturgica e segnatamente del Prefazio della Messa.

Esso offre una chiave di lettura dell’intero brano proclamato, come a dire: tutto ciò che vi si legge, a proposito delle parole e dei gesti di Gesù, va capito come una manifestazione o rivelazione del «mistero della sua condiscendenza verso di noi». Tale espressione dice il senso ultimo e la motivazione della storia della salvezza: essa rivela l’amore di Gesù e la sua disponibilità senza riserve verso l’umanità intera che, al pari della Samaritana – una donna tarda a credere e dal comportamento non certo irreprensibile –, non ha titolo né merito per essere oggetto della "condiscendenza" divina.

Essa è pertanto il segno della incomprensibile bontà di Dio nei nostri confronti; una bontà che spinge il Signore ad assumere una "carne" identica alla nostra, ossia la nativa nostra umana inconsistenza e fragilità e ad umiliarsi fino alla morte e alla morte di croce! Ed è proprio tale "condiscendenza" che porta Gesù a sedersi "stanco e assetato", presso un pozzo, nell’ora più calda del giorno e a chiedere da bere a una donna "samaritana" appartenente cioè a un’etnia contrapposta a quella da cui viene Gesù "secondo la carne". Egli fa tutto ciò, sottolinea il Prefazio, per aprire la mente della Samaritana «alla fede; desiderando con ardente amore portarla a salvezza, le accendeva nel cuore la sete di Dio».

Dobbiamo riconoscere come la sapienza orante della Chiesa riesce a far emergere il momento centrale del complesso brano evangelico che, di fatto, mira a condurre, come in un crescendo, la "donna samaritana", ma anche i "discepoli" e "i Samaritani di quella città" e, in prospettiva, i futuri lettori ed ascoltatori, alla proclamazione di fede in Gesù.

Lui solo, in verità, è in grado di appagare la "sete" più profonda del cuore: la sete di vita; la sete di Dio, di comunione con lui. Solo Gesù, infatti, dispone e può, di conseguenza, donare l’"acqua viva" che è la sua Parola di rivelazione ed è la grazia dello Spirito Santo che interiorizzando la Parola, ci dona di credere e di obbedire ad essa.

Un simile dono, promesso alla Samaritana presso un "pozzo", allusione questa alle meraviglie operate da Dio per il suo popolo, è di fatto donato dal Signore nell’ora della croce, quando dal suo fianco, trafitto dalla lancia del soldato, uscì "acqua e sangue". È il dono che estingue già, fin da ora, la "sete" di chi crede e s’immerge, attraverso il Battesimo, nella pienezza della "condiscendenza" del Signore vale a dire l’offerta della sua vita nella morte di croce.

L’ascolto delle Scritture, in questa seconda domenica di Quaresima, è così destinato a farci riconoscere che anche tutti noi siamo stati effettivamente raggiunti dalla "condiscendenza" del Signore che, nel suo Vangelo, ci dona "l’acqua viva" ossia la rivelazione della "benevolenza" di Dio nei nostri confronti. Benevolenza che invita, chi crede, a vivere in comunione con lui, vera nostra "sete", unico nostro desiderio. Comunione peraltro visibilmente donata nella rigenerazione battesimale e, ogni giorno, nella partecipazione alla mensa eucaristica del corpo e del sangue del Signore. (A.Fusi)

giovedì 25 febbraio 2010

241 - VIA CRUCIS, VIA DI “IN-CROCI”

La Via Crucis è qualcosa che ci mette in imbarazzo, che ci fa sentire sempre un po’ a disagio, non a posto con noi stessi, con gli altri, con Dio…La nostra disponibilità ad accettare la sofferenza lungo il percorso dell’esistenza viene meno nei riguardi della morte.

Bisogna abituarsi a vedere la via Crucis dall’alto, non più, o non soltanto, dal basso. Dal basso ci appare soltanto l’assurdità di una morte in croce ingiusta; cambiando angolazione, percepiamo il senso ultimo e la chiave di lettura di tutto un folle e doloroso percorso di amore, che paradossalmente, non conduce più alla morte ma alla vita.

Potremmo pensare la Via Crucis non solo come una “via della croce”, ma anche come una “via degli in-croci”: una via, cioè, con incontri, relazioni, rapporti umani, carica di sguardi, di gente conosciuta e di persone anonime, di compagni di avventura e di sventura, di amici e di nemici.

Tutti ci troviamo su una “via della croce”, la quale, incontrandosi con quella degli altri, diventa una via di “in-croci”: di contatti umani, di legami, di collegamenti, che possono trasformare l’assurdità del dolore in realtà salvifica. Non si tratta allora di scegliere se percorrere o no la Via Crucis, perché, in effetti, sulla nostra “via degli in-croci” ci siamo già fin dalla nascita e, con noi, anche tutti gli altri esseri umani.

A noi scegliere se fare tesoro di questi “in-croci” e viverli come un incontro con un Dio che preferisce la via della croce per in-crociarci, oppure se maledire per sempre il giorno in cui siamo nati.

A noi scegliere se percorrere la Via Crucis come l’ha percorsa Gesù, oppure percorrerla come semplici condannati a morte. La sua Via Crucis, infatti, è il mistero profondo, la sintesi finale di una vita spesa unicamente per amore. Gesù non è un “condannato a morte” ma un “inviato a vita”.

Per questo la Via Crucis non è un sentiero che finisce in cima a un Calvario, ma una via che ci immette in un’autostrada di luce, una pista di decollo per fare volare in alto la nostra vita. (Angelo Saporiti)

240 - UNA QUARESIMA "PARTICOLARE"

Nel rito ambrosiano l’austerità e la severità tipiche del clima di Quaresima: sono accentuate dai cosiddetti "venerdì aneucaristici", nei quali cioè non si celebra la Messa né si distribuisce la Comunione Eucaristica. Questo aspetto avvicina il rito ambrosiano a quello delle chiese orientali, nelle quali tutti i giorni della settimana di Quaresima, eccetto il sabato e la domenica, sono aliturgici.

Secondo il card. Schuster, questa usanza risalirebbe ai tempi in cui in Quaresima la liturgia eucaristica era celebrata al calar del sole, e poiché di venerdì la preghiera si prolungava con una veglia che di fatto terminava con una celebrazione eucaristica quando ormai spuntava l'aurora del sabato, il venerdì restava privo della celebrazione della Messa.

Comunque stiano le cose da un punto di vista storico, in pratica la Chiesa di Milano ha sempre gelosamente conservato questa particolarità che sembra risalire ai primi tempi. Secondo Giovanni Battista Montini, "attraverso la proibizione di celebrare la Messa e di distribuire la Comunione nei venerdì di Quaresima si arriva alla coscienza dolorosa della propria indegnità ed all'esperienza, che sa di morte, della perdita del Dio vivo. Chi comprende il mistero del peccato e della croce deve arrivare a questa tremenda avvertenza, che rasenta il confine dello spavento e della dispersione".

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mercoledì 24 febbraio 2010

239 - L'ORA DEL DESERTO

La nostra ora è ancora una volta l’ora del deserto. Deserto però che ci garantisce una libertà ancor maggiore, non il nostro definitivo destino. Il deserto va superato. Io so che sopra il deserto brillerà una stella. Il deserto va superato: il deserto della solitudine, deserto senza vie di fuga, deserto della malinconia, del non senso, dell’abbandono.

Quel Dio che ha creato il deserto è lo stesso Dio che dischiude le sorgenti che lo tramutano in terra feconda.

(Alfred Delp)

238 - IL PROGRAMMA DELLA VISITA PASTORALE

La nostra parrocchia si prepara ad incontrare l’Arcivescovo, Cardinale Dionigi Tettamanzi, per la visita pastorale nei prossimi giorni.

Giovedì 25 febbraio alle ore 10 nella chiesa di S. Ignazio (via Feltre) incontro dell’Arcivescovo con i sacerdoti del decanato e con i rappresentanti dei Consigli pastorali parrocchiali del decanato.

Giovedì 25 febbraio alle ore 20,45, sempre nella chiesa di S. Ignazio, l’Arcivescovo incontra i Consigli pastorali decanali, i Consigli pastorali parrocchiali e i Consigli per gli Affari economici parrocchiali.

Domenica 28 febbraio alle ore 16, sempre nella chiesa di S.Ignazio, solenne concelebrazione presieduta dal Card. Arcivescovo a conclusione della visita pastorale decanale. Tutti i parrocchiani sono invitati a partecipare alla celebrazione, come momento di condivisione e di festa.

Preghiamo per questo importante momento della vita della nostra comunità parrocchiale.

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PREGHIERA PER LA VISITA PASTORALE

Signore, che hai visitato

E redento il tuo popolo,

aiutaci a vivere come tempo di grazia

la visita del nostro arcivescovo.

Fa’ che essa accenda sempre più

nei nostri cuoi

La gioia di essere discepoli

e testimoni del Vangelo.

Manda su di noi il Tuo Spirito:

ci renda un cuor solo e un’anima sola,

docili alla voce del nostro Pastore,

per essere Chiesa,

che accoglie, perdona, ama

e accompagna alla vita eterna.

Per la grazia di questa visita

fa’ che la nostra comunità

sia sempre più Tuo popolo in cammino.

Ci assista con la Sua intercessione

la Vergine Maria, Madre di Dio

e Madre della Chiesa.

Amen

lunedì 22 febbraio 2010

237 - PROPOSITI QUARESIMALI

Quaresima, tempo favorevole per accogliere l’invito di Gesù: “convertiti e credi al Vangelo”

I nemici:

l’IO ... vivendo per sé e non per gli altri

il MONDO …chiuso al soprannaturale e al divino

il DEMONIO …che dalla sofferenza approfitta per dirti che Dio non c’è e non è amore

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Le armi che Gesù stesso ci dà per affrontare i nemici:

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PREGHIERA

- quotidiana

- settimanale (S.Messa)

- formazione

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DIGIUNO

- qualche privazione nel cibo

- riduzione nell’uso di TV, internet e letture

- o altro: chiacchiere, pettegolezzi, critiche

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ELEMOSINA (carità)

- dare tempo e attenzione agli altri

- donare soldi, offerte, elemosine

- dono di alimenti e vestiti
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domenica 21 febbraio 2010

236 - QUARESIMA, ANNUNCIO DI VITA!

E se questa Quaresima, invece di essere tempo grigio e freddo, fosse un tempo di preparazione alla primavera? Se invece di essere un tempo triste e pesante, fosse un’occasione per scoprire i frammenti di vita sparsi un po’ dappertutto, a volte nascosti e che attendono di essere scoperti e portati alla luce? E se questa Quaresima, invece di essere un tempo di paura, fosse tempo in cui la gioia cresce fino a straripare?

Noi in Quaresima siamo annunciatori di vita, e possiamo diventarlo sempre di più. E da dove viene questa vita, anzi chi è la vita? Non altro che Gesù Cristo che dona tutto se stesso per amore. Per cui annunciare una quaresima di vita è annunciare Gesù morto e Risorto, nostra speranza.

Quanto sarebbe bello che questo messaggio i giovani, gli adulti, lo accogliessero con entusiasmo, si stupissero dell’amore “esagerato” di Dio che “pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini”(Fil.2,6-7).

I quaranta giorni di “penitenza quaresimale” sono preziosi e insostituibile per la conversione del nostro cuore a Gesù; sono giorni in cui la preghiera deve diventare incessante, il digiuno partecipazione al sacrificio di Cristo, la confessione, incontro con la misericordia di Dio Padre che ci libera dal peccato e ci riconcilia con lui e con il prossimo, per gustare la gioia di essere dei “salvati”.

(Padre Luigi, parroco)

235 - RESTARE FEDELI A DIO

Bisogna ricordarti come il primo Adamo è stato cacciato fuori dal paradiso nel deserto, perché la tua attenzione sia richiamata sul modo in cui il secondo Adamo torna dal deserto al paradiso. Vedi infatti come la prima condanna viene sciolta nello stesso modo in cui era stata legata, e come i benefici divini sono ristabiliti sulle tracce degli antichi. Adamo viene da una terra vergine, Cristo viene dalla Vergine; quello è stato fatto a immagine di Dio, questo è l’Immagine di Dio (Col 1,15). Quello è stato posto sopra tutti gli animali senza ragione, questo al di sopra di ogni essere vivente. Mediante una donna è venuta la stoltezza, mediante una vergine, la sapienza; la morte è venuta da un albero, la vita dalla croce. Uno, spogliato del vestito spirituale, si è tessuto una tunica con le foglie di un albero; l’altro, spogliato del vestito di questo mondo, non ha più voluto nessun vestito materiale (Gv 19,23).

Adamo è stato cacciato nel deserto, Cristo viene nel deserto : infatti sapeva dove trovare il condannato che sarebbe stato ricondotto al paradiso, liberato dalla sua colpa… Senza guida, come avrebbe potuto ritrovare nel deserto la strada smarrita, colui che nel paradiso aveva perso per mancanza di una guida, la strada che stava seguendo ?

Là, le tentazioni sono numerose, lo sforzo verso la virtù difficile, e facili i passi falsi nell’errore… Seguiamo quindi Cristo secondo la Scrittura:«Seguirete il Signore vostro Dio, e gli resterete fedeli» (Dt 13,5).

Seguiamo dunque le sue orme, e potremo tornare dal deserto al paradiso.

(Sant’Ambrogio, Commento al vangelo di Luca, IV, 7-12).

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sabato 20 febbraio 2010

234 - LE TENTAZIONI

Gesù è tentato e, dietro alla sua tentazione, noi leggiamo quella del popolo di Dio che va verso la terra promessa. Dobbiamo però anche leggervi anche la tentazione del popolo di Dio che siamo noi, la chiesa, nel nostro cammino quaresimale verso la Pasqua.

La Quaresima non è semplicemente un tempo di maggior silenzio e di quiete interiore,: è un tempo di lotta spirituale, è un tempo in cui la conflittualità intima, inerente all’esistenza umana nella lotta contro Satana e contro il peccato, si manifesta in maniera più chiara e più forte, soprattutto in coloro che accettano di vivere con serietà il cammino quaresimale. Il cammino potrà allora sfociare nella gioia della Pasqua, nella nostra capacità di accogliere la pienezza del dono salvifico che Gesù ci fa nella sua morte e resurrezione.

Dobbiamo quindi iniziare la Quaresima con grande coraggio, pronti a lottare con le armi del Vangelo. Esse non sono le armi convenzionali delle potenze e nemmeno quelle, ancor più tremende, delle deflagrazioni atomiche: sono, invece, le armi dello spirito, la forza interiore dell’uomo che vince la lotta contro il male.

Tutta la liturgia quaresimale sollecita lo svolgimento di un cammino di conversione. Si tratta di accompagnare il Signore Gesù nel suo salire verso Gerusalemme, si tratta di unirsi a lui nella scelta totale di abbandono al Padre, per compiere così, fino in fondo, la sua volontà.

Le armi spirituali, gli strumenti della lotta e del cammino, ci vengono indicati dal vangelo: il nutrimento della Parola di Dio, di cui l’uomo vive e che dobbiamo accogliere in misura abbondante nella Quaresima, l’attività penitenziale, che si esprime nel Sacramento della Riconciliazione e anche nelle opere di penitenza.

(Cardinale Carlo Maria Martini, Omelia nella Prima domenica di Quaresima 1984)

giovedì 18 febbraio 2010

233 - PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA

Duccio di Bonisnsegna, Le tentazioni
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“Ritornate a me con tutto il cuore”: è l’invito che apre il Tempo santo della Quaresima. La liturgia infonde in noi il desiderio e l’impegno di tendere “alla gioia della Pasqua” con un cuore e una vita rinnovati. La Quaresima è richiamo al deserto, quale luogo della prova e della rinascita, del digiuno e del superamento della tentazione, del silenzio e dell’incontro personale con Dio. “In Cristo si nutre la fede di chi digiuna, si rianima la speranza, si riaccende l’amore”: è la certezza che deve sostenere il nostro cammino, suscitando un’autentica volontà di conversione. Per questo chiediamo che “l’esercizio della penitenza e della carità ci allontani di nostri egoismi e ci purifichi dalle colpe”.

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Gioele 2,12b-18: Gioele ci ricorda qual è il giusto rapporto tra il pentimento e il perdono. Non siamo anzitutto noi, con i nostri impegni di conversione, a guadagnarci il perdono. E’ vero il contrario: poiché Dio è misericordioso e grande nell’amore, possiamo tornare a lui.

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Salmo 50: Rendimi puro, Signore, dal mio peccato.

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Epistola: 1Cor. 9,24-27: Paolo ricorre a immagini agonistiche per dire quale sia il vero significato degli impegni ascetici. Il contesto del brano ricorda però che la vera ascesi è la carità, che può indurci a rinunciare a un nostro giusto diritto per il bene dei fratelli.

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Vangelo: Matteo 4,1-11: la tentazione per la Bibbia è il luogo di prova e di discernimento da parte di Dio, che non solo saggia il nostro cuore, ma lo fortifica nella fedeltà. Anche Gesù si lascia sottoporre a questa prova, da cui esce confermato nella sua identità di Figlio.

mercoledì 17 febbraio 2010

232 - L'ALFABETO DI DIO

A - Anche se non sei corrisposto, ama lo stesso, mi assomiglierai.
B - Benedici sempre, perché tu sei una benedizione di Dio.
C - Chiamami Padre, solo così potrai chiamare tutti gli altri fratelli.
D - Dona con gioia. I musi lunghi sono figli delle tenebre.
E - Esci dal guscio del tuo egoismo: troverai un mondo che ti aspetta.
F - Fa della tua vita una sinfonia di gioia; darai frutti saporiti.
G - Gira l'ago della tua calamita sempre dove ti porta il cuore: sempre e solo a Dio.
H - Hai un dono straordinario, per cui mi assomigli: l'amore; sfruttalo con gioia.
I - Intorno a te c'è tanta morte, odio e tenebre; ma tu sii sole che illumina e riscalda.
L - La terra non è la tua patria. Sei di terra, ma hai la mia vita: guarda allora in alto.
M - Metti la tua vita nel cuore di mio Figlio e di Maria: sarai dono d'amore.
N - Non permettere che il maligno deturpi la tua libertà. Aggrappati a me e sarai libero.
O - Odia il peccato, ma ama il peccatore: impara a perdonare e ama chi sbaglia, lo conquisterai.
P - Porta la pace di Dio col tuo sorriso: c'è bisogno di un raggio di sole e luce negli occhi.
Q - Quadro stupendo ti ho dipinto col sangue dell'Agnello; sei il mio capolavoro.
R - Resta un po' con me, figlio, quando si fa sera: io ti guardo e tu mi guardi ed è pace.
S - Senza il tuo mattone, la costruzione è vuota. Sii strumento docile nelle mie mani.
T - Tutto ho messo nelle tue mani, sei il signore della natura: conservala senza macchia.
U - Unisci cuore e mente: con la mente progetti, ma è col cuore che salvi e realizzi.
V - Vuoi essere felice? Sgombra tutto ciò che ti impedisce di volare e sciogli le vele.
Z - Zaino di eucaristia, preghiera e servizio sarà il tuo compagno di viaggio: farai miracoli.

(Gianni Fanzolato)

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domenica 14 febbraio 2010

231 - LA DIFFERENZA CRISTIANA

Ma allora, cosa apporta la fede a chi crede?

Va detto senza reticenze:

porta la speranza della vita più forte della morte,

dell'amore più forte dell'odio,

di una vita oltre questa vita.

Questo è lo specifico del cristianesimo:

la fede nella risurrezione,

la risposta alla domanda che ogni uomo si fa:

"Cosa posso sperare?"

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Enzo Bianchi, Per un'etica condivisa.

venerdì 12 febbraio 2010

230 - ULTIMA DOMENICA DOPO L’EPIFANIA


LA GIORNATA DELLA SOLIDARIETA’

La giornata della solidarietà completa l’itinerario che ogni anno ci aiuta a riscoprire alla luce della fede i valori presenti nell’ambito dell’esperienza familiare, dell’accoglienza della vita, della sofferenza, della vita sociale. La solidarietà, pur richiamandoci anzitutto ai problemi concernenti il lavoro, ci esorta anche a uno stile di vita rinnovato, sobrio, realmente aperto agli altri. Dai problemi non soltanto sociali ma personali si esce insieme, nessuno di noi è un’isola, viviamo gli uni degli altri. Famiglia, vita e sofferenza vengono trasfigurate se vissute non soltanto nella prospettiva dell’impegno personale, ma in quella dell’unico dono di Dio che ci rende possibile – e per questo ci domanda – condivisione, nei passaggi lieti come in quelli ardui del vissuto. La solidarietà che oggi celebriamo è un invito a mettere al servizio altrui, specialmente di chi è nel bisogno, quanto siamo e possediamo: beni, tempo, competenze…

Oggi soprattutto la Parola del Signore ci svela tre volti della solidarietà: la misericordia di Dio (e nostra) verso chi è fragile (Siracide), il perdono come norma di vita della comunità (Paolo), la conversione da una vita di frode a una di restituzione e di abbondante condivisione dei propri beni (Vangelo di Luca).

Quali altri aspetti della solidarietà sono richiesti a me, a noi, oggi?

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DOMENICA DEL “PERDONO”

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Prima lettura: Siracide 18,11-14

Il breve passo del Siracide rivela quale sia la ricchezza del perdono di Dio. Si intesse di pazienza, misericordia,compassione che sa vedere la pena e la sofferenza. E’ verso tutti, dona vita nuova attraverso la correzione, guida su cammini di bene.

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Salmo 102: Grande è la misericordia del Signore.

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Epistola: 2Corinti 2,5-11

Paolo ricorda la dimensione comunitaria del perdono. Come il peccato ricade non sui singoli rapporti, ma rattrista tutti, così l’amore che perdona edifica la comunità. Inoltre, solo una correzione fatta con benevolenza consente la guarigione del peccatore.

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Vangelo: Luca 19,1-10

Nella sua ricerca di Gesù, Zaccheo scopre di essere trovato da colui che è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto. In Luca, è l’ultimo incontro che Gesù vive prima di entrare a Gerusalemme. Rivela il senso profondo della sua Pasqua.

mercoledì 10 febbraio 2010

229 - TRENTA ANNI FA A MILANO ...

Trenta anni fa, il 10 febbraio 1980 entrava a Milano il nuovo Arcivescovo, Mons. Carlo Maria Martini.

Ecco il ricordo di due sacerdoti ambrosiani.

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La nostra conversazione inizia con il ricordo del giorno dell’Epifania, giorno della sua consacrazione episcopale, 25 anni fa…

“Di quel giorno ho un ricordo un po’ vago perché tante erano le emozioni. Ricordo di esser stato invaso da una grande esperienza dello Spirito, fonte di gioia e fiducia. Ricordo la preghiera prostrato a terra e l’invocazione dello Spirito e l’omelia del Papa Giovanni Paolo II: l’episcopato come sacramento della strada. Allora non capivo bene, poi l’ho compreso come impegno a percorrere le strade degli uomini, ascoltando e portando la fede e la speranza che è in noi”.

Nei primi tempi a Milano lei ha davvero percorso le strade della città…

Sì, avrei voluto una maggiore libertà di manovra nell’andare liberamente per le strade, nei negozi, a fare gli acquisti, visitare i miei preti in casa. Poi vidi che non era possibile, perché ogni mio movimento doveva esser previsto… Il ricordo che mi è rimasto fin dall’inizio è quello di un grande desiderio della gente di vedere, incontrare il vescovo. E quindi da parte mio lo sforzo di rendermi il più possibile presente. Per questo ho dedicato molto tempo alla visita pastorale, percorrendo una volta l’intera diocesi e una seconda volta una buona metà. Ma in certi luoghi sono tornato spesso. Il prevosto di Sesto San Giovanni ha contato circa 50 mie visite in quella città.

(intervista di Giuseppe Grampa)

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Ricordo come fosse ieri quel 10 febbraio del 1980. Era una giornata invernale, fredda, ma ricca di tanto calore e di sincera accoglienza. Fu un ingresso singolare: a piedi, dal Castello al Duomo, tra la gente, col Vangelo in mano. A 25 anni di distanza l’icona di un vescovo che percorre la sua città con il Vangelo in mano resta fissa nella mente e nel cuore di ciascuno di noi e definisce, sopra ogni altra cosa, l’azione pastorale del cardinal Martini. Don Giuseppe Dossetti, in quel giorno, scriveva all’amico padre Martini, divenuto arcivescovo di Milano, questo biglietto d’auguri: «Milano, ascolti da Lei il Vangelo, nient’altro che il Vangelo». Fu profeta. Il primo incontro con la città avvenne in Sant’Eustorgio. L’Arcivescovo vi arrivò in auto dopo alcuni giorni di ritiro spirituale a Rho nella Casa dei Padri Oblati. Fu una accoglienza semplice, ma molto affettuosa quella della gente del Quartiere Ticinese.

Il nuovo Arcivescovo, in un breve ed emozionato saluto, rispose rifacendosi al Libro degli Atti al cap. 28: «I cristiani appena avvertiti del nostro arrivo ci vennero incontro. Paolo, appena li vide, ringraziò il Signore e si sentì incoraggiato».

Pochi minuti dopo, in Duomo, nella sua prima omelia, aggiungerà: «Ora la mia vita è legata in maniera indissolubile a quella del generoso popolo ambrosiano, gente che lavora sodo e che dentro di sé ha una grande potenzialità di amore».

L’arrivo in piazza Castello fu salutato da tantissime persone, fra queste moltissimi giovani che hanno camminato con lui fino al Duomo. Tantissimi gli sguardi incuriositi, fissi sul nuovo Arcivescovo, sulla sua figura di uomo imponente e fine, raccolta in un mantello nero che lo avvolgeva tutto facendolo sembrare ancora più grande. Le cronache di allora parlano di decine di migliaia di milanesi accorsi a salutare il nuovo Arcivescovo.

il cammino fu di meditazione e di preghiera. Le tre soste di riflessione lungo il cammino anticipavano già alcune linee di fondo del suo ministero: l’attenzione alla città. A Milano che dà lavoro a tanta gente, anche di Paesi lontani, perché rispettosa dei diritti di tutti, non perda il suo volto umano e si sviluppi nella giustizia e nella fraternità; la vicinanza ad ogni sofferenza. L’invito era a uscire dal proprio egoismo per farsi prossimo a chi è povero, malato, disoccupato, carcerato, emarginato; la passione per la pace.

«Dobbiamo – diceva l’Arcivescovo – diventare tutti operatori di pace, ripercorrere la strada dell’amore e della fratellanza e contribuire alla ricostruzione di questa città». Queste ultime parole sembravano presagire l’esplosione dell’emergenza-terrorismo che, a pochi giorni dal suo ingresso, avrebbe portato l’Arcivescovo accanto a numerose vittime della violenza.

L’arrivo in piazza Duomo fu salutato da un fragoroso applauso. Poi tutto si fece più raccolto, più intimo, in quella prima Eucaristia celebrata dall’Arcivescovo. I milanesi si accorsero subito della serietà che il loro Arcivescovo avrebbe sempre annesso a ogni momento di preghiera.

Da quel giorno, infatti, l’Arcivescovo ci ha sempre educato a pregare, anche con il suo atteggiamento.

Quanto avvenne nei 22 anni successivi fu la conferma di quanto i milanesi avevano intuito già da quel primo incontro.

Mons. Erminio De Scalzi


domenica 7 febbraio 2010

228 - 8 FEBBRAIO 2010 - SAN GEROLAMO EMILIANI

In un'epoca in cui la cultura contava moltissimo e tuttavia la scuola era privilegio di pochi, si ebbe nella Chiesa una fioritura di santi che si dedicarono per missione alla istruzione della gioventù. L'epoca è il Cinquecento, e i santi che ebbero il merito di avvertire l'importanza dell'insegnamento scolastico per l'emancipazione sociale delle classi povere costituiscono un lungo elenco: Gaetano da Thiene, Antonio Maria Zaccaria, Angela Merici, Girolamo Emiliani, Filippo Neri, Giuseppe Calasanzio ecc.

Dei primi anni di vita di S. Girolamo Emiliani (o Miano o Miani) sappiamo poco. Nacque a Venezia nel 1486 e come tutti i patrizi della Serenissima venne avviato alla carriera militare. Fatto prigioniero nel 1511 a Castelnuovo mentre combatteva contro la Lega di Cambrai, rinchiuso in una segreta del castello ebbe modo di meditare sulla vulnerabilità della potenza mondana, una riflessione analoga a quella che avrebbe fatto dieci anni più tardi anche S. Ignazio di Loyola. Liberato in maniera insperata dopo un mese, sentì viva la vocazione all'impegno missionario a servizio dei poveri, degli infermi, dei giovani abbandonati e delle donne "pentite". Un campo assai vasto d'impegno. Dopo un breve "noviziato" come penitente con Giampietro Carafa, il futuro Paolo IV, Girolamo si consacrò a Dio e al bene nel 1518.

Dieci anni più tardi, poiché una terribile carestia travagliava l'intera penisola, subito seguita dalla peste, vendette tutto ciò che possedeva, compresi i mobili di casa, e si dedicò all'assistenza agli appestati. Bisognava dare sepoltura ai morti, e lo fece ogni notte. Ma bisognava pensare anche ai sopravvissuti, soprattutto ai bambini che avevano perso i genitori e alle donne che la miseria aveva spinto alla prostituzione. Verona, Brescia, Como e Bergamo furono il campo della sua intensa azione benefica. Fu allora che in un paesino del bergamasco, a Somasca, ebbe inizio la Società dei Chierici Regolari, che avrebbero preso il nome di Padri Somaschi. Furono loro ad attuare un grande progetto del fondatore: l'istituzione di scuole gratuite aperte a tutti e in cui veniva adottato il rivoluzionario "metodo dialogato".
S. Girolamo Emiliani morì sulla breccia: mentre assisteva i malati di peste a Somasca, colpito dallo stesso terribile morbo, si congedò definitivamente su questa terra dai suoi figli prediletti: i poveri e gli ammalati, a cui aveva dedicato tutte le sue laboriose giornate per pochi ma intensi anni. Era l'8 febbraio 1537. Canonizzato nel 1767, Pio XI nel 1928 lo nominò patrono degli orfani e della gioventù abbandonata.

(da www.santiebeati.it)

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venerdì 5 febbraio 2010

227 - 7 FEBBRAIO 2010 - GIORNATA PER LA VITA

INNO ALLA VITA

La vita è un’opportunità, coglila.
La vita è bellezza, ammirala.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, conservala.
La vita è una ricchezza, conservala.
La vita è amore, godine.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è promessa, adempila.
La vita è tristezza, superala.
La vita è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, vivila.

(Madre Teresa di Calcutta)

226 - PENULTIMA DOMENICA DOPO L'EPIFANIA

GIORNATA PER LA VITA

Ciascuno di noi nutre un desiderio che la vita sia qualcosa di meraviglioso che consenta, anche attraverso molte tensioni, di approdare ad una condizione di pienezza.

Essa è mistero che affascina e sorprende e, comunque è il bene più autentico di cui disponiamo, senza che siano intervenuti meriti per disporne: la vita è dono. Un dono ricevuto non deve essere trattenuto, ma ridonato, trasmesso a nostra volta, in molte forme: non casualmente, la Giornata per la Vita è celebrata in immediata continuità con la Giornata della Famiglia, in cui la vita che sempre di nuovo si affaccia alla storia può essere pienamente accolta e servita. Proprio perché sempre dono, in molti frangenti dell’esistenza ci troviamo a dover ribadire la convinzione evangelica: di fronte alla vita non ci sono proprietari che possano rivendicare su di essa diritto alcuno. Il Vangelo insegna a tutti, persone, famiglie e comunità, che l’unico modo per dare valore alla vita è condividerla e farne dono al servizio degli altri: l’accoglienza della vita, la collaborazione con gli altri a favore del suo sviluppo autentico, la solidarietà nella prova sono gesti che, declinati nella concretezza quotidiana, offrono speranza di vita a tutti.

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Lettura: Daniele 9,15-19

Dio ascolta e perdona, purché confidiamo nella sua misericordia, non nella nostra giustizia. Siamo certi di non pronunciare invano il nome di Dio, quando lo invochiamo per il perdono dei peccati. Un perdono fondato non sui nostri meriti ma sul suo amore.

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Salmo 106

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Epistola a Timoteo 1,12-17.

In un passo autobiografico intenso, Paolo evoca l’esperienza di Damasco. Il sentirsi raggiunto e trasformato da una misericordia gratuita, gli consente di capire il cuore del mistero di Cristo, venuto per salvare i peccatori.

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Vangelo Marco 2,13-17

L’esperienza di Paolo è anche quella di Levi. Il Signore lo chiama mentre è seduto al banco delle imposte, in una condizione di peccato che suscita la mormorazione di chi si presume giusto. Dio ci cerca laddove più sperimentiamo la nostra distanza da Lui.

martedì 2 febbraio 2010

225 - APOSTOLATO DELLA PREGHIERA – FEBBRAIO 2010

Febbraio 2010: Gli scienziati

Generale: per tutti gli scienziati e gli uomini di cultura, perché attraverso la sincera ricerca della verità possano giungere alla conoscenza dell’unico vero Dio.

Missionaria: perché la Chiesa, consapevole della propria identità missionaria, si sforzi di seguire fedelmente Cristo e di proclamare il suo vangelo a tutti i popoli.

lunedì 1 febbraio 2010

224 - QUALE IMPORTANZA HA IL NUOVO TESTAMENTO PER I CRISTIANI?

Il Nuovo Testamento, il cui oggetto centrale è Gesù Cristo, ci consegna la verità definitiva della Rivelazione divina. In esso i quattro Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, essendo la principale testimonianza sulla vita e sulla dottrina di Gesù, costituiscono il cuore di tutte le Scritture e occupano un posto unico nella Chiesa.

(Compendio del catechismo della chiesa cattolica, n. 22)

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The New Testament, whose central object is Jesus Christ, conveys to us the ultimate truth of divine Revelation. Within the New Testament the four Gospels of Mathew, Mark, Luke and John are the heart of all the Scriptures because they are the principle witness to the life and teaching of Jesus. As such, they hold a unique place in the Church. (Compendium of the Catechism of the Catholic Church, n.22)

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El Nuevo Testamento, cuyo centro es Jesucristo, nos transmite la verdad definitiva de la Revelación divina. En él, los cuatro Evangelios de Mateo, Marcos, Lucas y Juan, siendo el principal testimonio de la vida y doctrina de Jesús, constituyen el corazón de todas las Escrituras y ocupan un puesto único en la Iglesia.

(Compendio del Catecismo de la Iglesia Católica, n.22)

223 - QUALE IMPORTANZA HA L'ANTICO TESTAMENTO PER I CRISTIANI?

I cristiani venerano l'Antico Testamento come vera Parola di Dio: tutti i suoi scritti sono divinamente ispirati e conservano un valore perenne. Essi rendono testimonianza della divina pedagogia dell'amore salvifico di Dio. Sono stati scritti soprattutto per preparare l'avvento di Cristo Salvatore dell'universo.

(Compendio del catechismo della chiesa cattolica, n. 21)

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Christians venerate the Old Testament as the true word of God. All of the books of the Old Testament are divinely inspired and retain a permanent value. They bear witness to the divine pedagogy of God's saving love. They are written, above all, to prepare for the coming of Christ the Savior of the universe.

(Compendium of the Catechism of the Catholic Church, n. 21)

Los cristianos veneran el Antiguo Testamento como verdadera Palabra de Dios: todos sus libros están divinamente inspirados y conservan un valor permanente, dan testimonio de la pedagogía divina del amor salvífico de Dios, y han sido escritos sobre todo para preparar la venida de Cristo Salvador del mundo.(Compendio del Catecismo de la Iglesia Católica, n.21)