Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

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mercoledì 5 agosto 2009

69 - RICORDANDO PAOLO VI


Il 6 agosto 1978, Festa della Trasfigurazione, tornava alla Casa del Padre, Paolo VI, un umile e coraggioso testimone della Verità, apostolo della pace, uomo del dialogo tra i popoli e le culture che seppe portare a compimento il Concilio Vaticano II con saggezza e lungimiranza.

Fidem servavi”, ho conservato la fede: in questa affermazione, pronunciata pochi giorni prima della morte, c’è tutto il Pontificato di Paolo VI. Un Papa, mite e fermo, innamorato della Verità, che guidò la barca di Pietro in anni burrascosi per la Chiesa e per il mondo. Eletto al soglio pontificio il 21 giugno del 1963, Papa Montini ha subito davanti a sé una sfida epocale: portare a compimento il Concilio Vaticano II, nato da un’intuizione profetica di Giovanni XXIII, ma che, dopo gli entusiasmi iniziali, rischia di arenarsi.

Tre mesi dopo, il 29 settembre, Papa Montini apre solennemente la seconda sessione del Concilio. Nel suo discorso inaugurale, enumera le quattro finalità di questo evento straordinario: l’esposizione dottrinale della natura della Chiesa; il suo rinnovamento interiore; l’incremento dell’unità dei cristiani e il dialogo della Chiesa con il mondo contemporaneo. Paolo VI, che da arcivescovo di Milano aveva preso parte alla prima sessione conciliare, non sarà semplicemente “il notaio del Concilio”. Segue con cura e passione i lavori, interviene con saggezza nelle circostanze più delicate. E il 7 dicembre del 1965 chiude l’assise ecumenica con sentimenti di gioia e commozione.

Nei suoi quindici anni di Pontificato, Papa Montini si impegnerà alacremente per la pace nel mondo, anche attraverso un rinvigorimento della dimensione missionaria della Chiesa, sottolineata nella Esortazione “Evangelii nuntiandi”. Istituisce una Giornata della Pace, da celebrare ogni primo gennaio. E si fa apostolo di pace fino ai confini della terra con i suoi nove viaggi apostolici internazionali che lo porteranno a toccare tutti e cinque i continenti. Memorabile il suo discorso all’assemblea delle Nazioni Unite a New York, il 4 ottobre del 1965, il suo grido contro la guerra: “Mai più la guerra, mai più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dell'intera umanità!”.

Paolo VI non è indifferente alla sofferenza delle nazioni africane affrante dalla miseria. Nel 1967 viene pubblicata l’Enciclica “Populorum Progressio”. “Lo sviluppo è il nuovo nome della pace”. Ma, spiega, deve essere uno sviluppo integrale “volto alla promozione di ogni uomo, di tutto l’uomo”. Con il Concilio, la Chiesa viene “aggiornata”, rinnovata profondamente. In molti, però, vogliono darne un’interpretazione ora progressista ora conservatrice che non coglie il significato autentico dell’avvenimento. Le turbolenze postconciliari faranno molto soffrire Paolo VI, che però non rinuncerà a testimoniare la Verità, convinto, come Sant’Agostino, che la felicità altro non è che la gioia della verità.

Il caso più eclatante, in tal senso, è la pubblicazione nel 1968 dell’Humanae Vitae. L’Enciclica, incentrata sull’amore coniugale responsabile, ribadisce il “no” della Chiesa all’uso dei sistemi artificiali di contraccezione. Nell’anno simbolo della contestazione, Paolo VI viene fatto oggetto, anche nel mondo cattolico, di critiche roventi, che a volte degenerano in insulti.

Promotore della “civiltà dell’amore”, Paolo VI affiancherà ai suoi sforzi per la pace, un costante e fruttuoso impegno ecumenico, nella convinzione che, solo se uniti, i cristiani potranno essere fattore di riconciliazione tra i popoli. Storico il suo incontro a Gerusalemme con il Patriarca di Costantinopoli Atenagora, nel 1964. Il loro fraterno abbraccio commuove cattolici ed ortodossi. L’anno dopo viene finalmente revocata la scomunica che le due Chiese si erano lanciate nel 1054. Passi avanti vengono compiuti anche nel dialogo con gli anglicani.

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