Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

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domenica 26 luglio 2009

60 - LA CARITA’ NELLA VERITA’ – CAPITOLO QUINTO

La collaborazione della famiglia umana è il cuore del quinto capitolo, in cui Benedetto XVI evidenzia che "lo sviluppo dei popoli dipende soprattutto dal riconoscimento di essere una sola famiglia". D’altronde, si legge, la religione cristiana può contribuire allo sviluppo "solo se Dio trova un posto anche nella sfera pubblica". Con "la negazione del diritto a professare pubblicamente la propria religione", la politica "assume un volto opprimente e aggressivo". E avverte: "Nel laicismo e nel fondamentalismo si perde la possibilità di un dialogo fecondo" tra la ragione e la fede. Rottura che "comporta un costo molto gravoso per lo sviluppo dell’umanità". (53-56)

Il Papa fa quindi riferimento al principio di sussidiarietà, che offre un aiuto alla persona "attraverso l’autonomia dei corpi intermedi". La sussidiarietà, spiega, "è l’antidoto più efficace contro ogni forma di assistenzialismo paternalista" ed è adatta ad umanizzare la globalizzazione. Gli aiuti internazionali, constata, "possono a volte mantenere un popolo in uno stato di dipendenza", per questo vanno erogati coinvolgendo i soggetti della società civile e non solo i governi. "Troppo spesso", infatti, "gli aiuti sono valsi a creare soltanto mercati marginali per i prodotti" dei Paesi in via di sviluppo. (57-58) Esorta poi gli Stati ricchi a "destinare maggiori quote" del Pil per lo sviluppo, rispettando gli impegni presi. Ed auspica un maggiore accesso all’educazione e ancor più alla "formazione completa della persona" rilevando che, cedendo al relativismo, si diventa più poveri. Un esempio, scrive, ci è offerto dal fenomeno perverso del turismo sessuale. "E’ doloroso constatare – osserva – che ciò si svolge spesso con l’avallo dei governi locali, con il silenzio di quelli da cui provengono i turisti e con la complicità di tanti operatori del settore". (59-61)

Affronta poi il fenomeno "epocale" delle migrazioni. "Nessun Paese da solo – è il suo monito – può ritenersi in grado di far fronte ai problemi migratori". Ogni migrante, soggiunge, "è una persona umana" che "possiede diritti che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione". Il Papa chiede che i lavoratori stranieri non siano considerati come una merce ed evidenzia il "nesso diretto tra povertà e disoccupazione". Invoca un lavoro decente per tutti e invita i sindacati, distinti dalla politica, a volgere lo sguardo verso i lavoratori dei Paesi dove i diritti sociali vengono violati. (62-64)

La finanza, ripete, "dopo il suo cattivo utilizzo che ha danneggiato l’economia reale, ritorni ad essere uno strumento finalizzato" allo sviluppo. E aggiunge: "Gli operatori della finanza devono riscoprire il fondamento propriamente etico della loro attività". Il Papa chiede inoltre "una regolamentazione del settore" per garantire i soggetti più deboli. (65-66).

L’ultimo paragrafo del capitolo il Pontefice lo dedica "all’urgenza della riforma" dell’Onu e "dell’architettura economica e finanziaria internazionale". Urge "la presenza di una vera Autorità politica mondiale" che si attenga "in modo coerente ai principi di sussidiarietà e di solidarietà". Un’Autorità, afferma, che goda di "potere effettivo". E conclude con l’appello ad istituire "un grado superiore di ordinamento internazionale" per governare la globalizzazione. (67)

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