Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

giovedì 30 luglio 2009

65 - TU STAI ALLA MIA PORTA

Ma se io, Signore,
tendo l'orecchio ed imparo a discernere
i segni dei tempi,
distintamente odo i segnali
della tua rassicurante presenza alla mia porta.
E quando ti apro e ti accolgo
come ospite gradito della mia casa
il tempo che passiamo insieme mi rinfranca.

Alla tua mensa divido con te
il pane della tenerezza e della forza,
il vino della letizia e del sacrificio,
la parola di sapienza e della promessa,
la preghiera del ringraziamento
e dell'abbandono nelle mani del Padre.

E ritorno alla fatica del vivere
con indistruttibile pace.
Il tempo che è passato con te
sia che mangiamo sia che beviamo
è sottratto alla morte.
Adesso,
anche se è lei a bussare,
io so che sarai tu ad entrare;
il tempo della morte è finito.
Abbiamo tutto il tempo che vogliamo
per esplorare danzando
le iridescenti tracce della Sapienza dei mondi.
E infiniti sguardi d'intesa
per assaporarne la Bellezza.
(Carlo Maria Martini)
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lunedì 27 luglio 2009

64 - APRICI GLI OCCHI

Signore, aprici gli occhi,
perché sappiamo riconoscerti
e contemplarti nella Chiesa,
tra l'umanità di ogni tempo
e di ogni luogo.
Educaci al desiderio del bene,
a una volontà che si impegna per ciò che vale,
alla realizzazione di una vita piena.
Tu sei in mezzo a noi come colui che salva,
guarisce, apre, supera le nostre porte chiuse
ed entra ad aprire menti e cuori.
Concedici di saper anche noi accogliere
chi ha il cuore chiuso e fatica a comprendere,
chi fatica ad amare, chi fatica a credere.
Fa' che sull'esempio tuo e della tua dolce Madre,
sappiamo offrire conforto, servizio, perdono,
comprensione e gioia a chi ci sta accanto. Amen.
(Carlo Maria Martini)

63 - NOSTALGIA DEL MARE

"Se vuoi costruire una nave, non radunare gli uomini
per raccogliere il legno e distribuire i compiti,
ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito"
(A. de Saint Exupery)

domenica 26 luglio 2009

62 - LA CARITA’ NELLA VERITA’ – CAPITOLO SESTO

Il sesto ed ultimo capitolo è incentrato sul tema dello Sviluppo dei popoli e la tecnica. Il Papa mette in guardia dalla "pretesa prometeica" secondo cui "l’umanità ritiene di potersi ricreare avvalendosi dei ‘prodigi’ della tecnologia". La tecnica, è il suo monito, non può avere una "libertà assoluta". Rileva come "il processo di globalizzazione potrebbe sostituire le ideologie con la tecnica". (68-72) Connessi con lo sviluppo tecnologico sono i mezzi di comunicazione sociale chiamati a promuovere "la dignità della persona e dei popoli". (73)

Campo primario "della lotta culturale tra l’assolutismo della tecnicità e la responsabilità morale dell’uomo è oggi quello della bioetica", spiega il Papa che aggiunge: "La ragione senza la fede è destinata a perdersi nell’illusione della propria onnipotenza". La questione sociale diventa "questione antropologica". La ricerca sugli embrioni, la clonazione, è il rammarico del Pontefice, "sono promosse dall’attuale cultura" che "crede di aver svelato ogni mistero". Il Papa paventa "una sistematica pianificazione eugenetica delle nascite". (74-75) Viene quindi ribadito che "lo sviluppo deve comprendere una crescita spirituale oltre che materiale". Infine, l’esortazione del Papa ad avere un "cuore nuovo" per "superare la visione materialistica degli avvenimenti umani". (76-77)

Nella Conclusione dell’Enciclica, il Papa sottolinea che lo sviluppo "ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio nel gesto della preghiera", di "amore e di perdono, di rinuncia a se stessi, di accoglienza del prossimo, di giustizia e di pace". (78-79)

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61 - LO SPIRITO DI VERITA'


Molte cose ho ancora da dirvi,
ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito di verità,
vi guiderà a tutta la verità.
(Gv. 16,12-13)

60 - LA CARITA’ NELLA VERITA’ – CAPITOLO QUINTO

La collaborazione della famiglia umana è il cuore del quinto capitolo, in cui Benedetto XVI evidenzia che "lo sviluppo dei popoli dipende soprattutto dal riconoscimento di essere una sola famiglia". D’altronde, si legge, la religione cristiana può contribuire allo sviluppo "solo se Dio trova un posto anche nella sfera pubblica". Con "la negazione del diritto a professare pubblicamente la propria religione", la politica "assume un volto opprimente e aggressivo". E avverte: "Nel laicismo e nel fondamentalismo si perde la possibilità di un dialogo fecondo" tra la ragione e la fede. Rottura che "comporta un costo molto gravoso per lo sviluppo dell’umanità". (53-56)

Il Papa fa quindi riferimento al principio di sussidiarietà, che offre un aiuto alla persona "attraverso l’autonomia dei corpi intermedi". La sussidiarietà, spiega, "è l’antidoto più efficace contro ogni forma di assistenzialismo paternalista" ed è adatta ad umanizzare la globalizzazione. Gli aiuti internazionali, constata, "possono a volte mantenere un popolo in uno stato di dipendenza", per questo vanno erogati coinvolgendo i soggetti della società civile e non solo i governi. "Troppo spesso", infatti, "gli aiuti sono valsi a creare soltanto mercati marginali per i prodotti" dei Paesi in via di sviluppo. (57-58) Esorta poi gli Stati ricchi a "destinare maggiori quote" del Pil per lo sviluppo, rispettando gli impegni presi. Ed auspica un maggiore accesso all’educazione e ancor più alla "formazione completa della persona" rilevando che, cedendo al relativismo, si diventa più poveri. Un esempio, scrive, ci è offerto dal fenomeno perverso del turismo sessuale. "E’ doloroso constatare – osserva – che ciò si svolge spesso con l’avallo dei governi locali, con il silenzio di quelli da cui provengono i turisti e con la complicità di tanti operatori del settore". (59-61)

Affronta poi il fenomeno "epocale" delle migrazioni. "Nessun Paese da solo – è il suo monito – può ritenersi in grado di far fronte ai problemi migratori". Ogni migrante, soggiunge, "è una persona umana" che "possiede diritti che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione". Il Papa chiede che i lavoratori stranieri non siano considerati come una merce ed evidenzia il "nesso diretto tra povertà e disoccupazione". Invoca un lavoro decente per tutti e invita i sindacati, distinti dalla politica, a volgere lo sguardo verso i lavoratori dei Paesi dove i diritti sociali vengono violati. (62-64)

La finanza, ripete, "dopo il suo cattivo utilizzo che ha danneggiato l’economia reale, ritorni ad essere uno strumento finalizzato" allo sviluppo. E aggiunge: "Gli operatori della finanza devono riscoprire il fondamento propriamente etico della loro attività". Il Papa chiede inoltre "una regolamentazione del settore" per garantire i soggetti più deboli. (65-66).

L’ultimo paragrafo del capitolo il Pontefice lo dedica "all’urgenza della riforma" dell’Onu e "dell’architettura economica e finanziaria internazionale". Urge "la presenza di una vera Autorità politica mondiale" che si attenga "in modo coerente ai principi di sussidiarietà e di solidarietà". Un’Autorità, afferma, che goda di "potere effettivo". E conclude con l’appello ad istituire "un grado superiore di ordinamento internazionale" per governare la globalizzazione. (67)

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sabato 25 luglio 2009

59 - GESU’ E’ VENUTO PER SERVIRE

Le letture della VIII domenica dopo Pentecoste secondo il rito ambrosiano, ci presentano un aspetto della figura di Gesù: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. L’insegnamento di Gesù rappresenta, per l’uomo di ogni tempo, la risposta concreta a qualsiasi desiderio di potere o tentativo di rivendicare un privilegio in ordine alla salvezza.

La sua Parola indica, senza possibilità di fraintendimenti, la via per quanti si dicono e desiderano essere autenticamente suoi discepoli: “Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti”.

Per questo, camminando nella carità, chiediamo che la celebrazione dell’Eucarestia “diventi per noi principio di vita nuova e doni al nostro spirito perenne fecondità di opere giuste”.

Prima lettura: Gdc 2,6-17; Salmo 105(106); seconda lettura: 1Ts 2,1-2.4-12; Vangelo: Mc.10,35-45.


venerdì 24 luglio 2009

58 - LA CARITA’ NELLA VERITA’ – CAPITOLO QUARTO

Nel quarto capitolo, l’Enciclica sviluppa il tema dello Sviluppo dei popoli, diritti e doveri, ambiente. Si nota, osserva, "la rivendicazione del diritto al superfluo" nelle società opulente, mentre mancano cibo e acqua in certe regioni sottosviluppate. "I diritti individuali svincolati da un quadro di doveri", rileva, "impazziscono". Diritti e doveri, precisa, rimandano ad un quadro etico. Se invece "trovano il proprio fondamento solo nelle deliberazioni di un’assemblea di cittadini" possono essere "cambiati in ogni momento". Governi e organismi internazionali non possono dimenticare "l’oggettività e l’indisponibilità" dei diritti. (43) Al riguardo, si sofferma sulle "problematiche connesse con la crescita demografica". E’ "scorretto", afferma, "considerare l’aumento della popolazione come causa prima del sottosviluppo". Riafferma che la sessualità non si può "ridurre a mero fatto edonistico e ludico". Né si può regolare la sessualità con politiche materialistiche né di forzata pianificazione delle nascite". Sottolinea poi che "l’apertura moralmente responsabile alla vita è una ricchezza sociale ed economica". Gli Stati, scrive, "sono chiamati a varare politiche che promuovano la centralità della famiglia". (44)

"L’economia – ribadisce ancora – ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento; non di un’etica qualsiasi bensì di un’etica amica della persona". La stessa centralità della persona, afferma, deve essere il principio guida "negli interventi per lo sviluppo" della cooperazione internazionale, che devono sempre coinvolgere i beneficiari. "Gli organismi internazionali – esorta il Papa – dovrebbero interrogarsi sulla reale efficacia dei loro apparati burocratici", "spesso troppo costosi". Capita a volte, constata, che "i poveri servano a mantenere in vita dispendiose organizzazioni burocratiche". Di qui l’invito ad una "piena trasparenza" sui fondi ricevuti (45-47).

Gli ultimi paragrafi del capitolo sono dedicati all’ambiente. Per il credente, la natura è un dono di Dio da usare responsabilmente. In tale contesto, si sofferma sulle problematiche energetiche. "L’accaparramento delle risorse" da parte di Stati e gruppi di potere, denuncia il Pontefice, costituisce "un grave impedimento per lo sviluppo dei Paesi poveri". La comunità internazionale deve perciò "trovare le strade istituzionali per disciplinare lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili". "Le società tecnologicamente avanzate – aggiunge – possono e devono diminuire il proprio fabbisogno energetico", mentre deve "avanzare la ricerca di energie alternative".

Infondo, esorta il Papa, "è necessario u n effettivo cambiamento di mentalità che ci induca ad adottare nuovi stili di vita". Uno stile che oggi, in molte parti del mondo "è incline all’edonismo e al consumismo". Il problema decisivo, prosegue, "è la complessiva tenuta morale della società". E avverte: "Se non si rispetta il diritto alla vita e alla morte naturale" la "coscienza umana finisce per perdere il concetto di ecologia umana" e quello di ecologia ambientale. (48-52)

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mercoledì 22 luglio 2009

57 - O ALTO E GLORIOSO DIO

Crocifisso di San Damiano

« O alto e glorioso Dio,
illumina le tenebre del cuore mio.
Dammi una fede retta, speranza certa,
carità perfetta e umiltà profonda.
Dammi, Signore, senno e discernimento
per compiere la tua vera e santa volontà.
Amen. »

San Francesco (Preghiera davanti al Crocifisso)


martedì 21 luglio 2009

56 - LA CARITA’ NELLA VERITA’ – CAPITOLO TERZO

Fraternità, Sviluppo economico e società civile è il tema del terzo capitolo dell’Enciclica, che si apre con un elogio dell’esperienza del dono, spesso non riconosciuta "a causa di una visione solo produttivistica e utilitaristica dell’esistenza". La convinzione di autonomia dell’economia dalle "influenze di carattere morale – rileva il Papa – ha spinto l’uomo ad abusare dello strumento economico in modo persino distruttivo". Lo sviluppo, "se vuole essere autenticamente umano", deve invece "fare spazio al principio di gratuità". (34) Ciò vale in particolare per il mercato.

"Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca – è il suo monito – il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica". Il mercato, ribadisce, "non può contare solo su se stesso", "deve attingere energie morali da altri soggetti" e non deve considerare i poveri un "fardello, bensì una risorsa". Il mercato non deve diventare "luogo della sopraffazione del forte sul debole". E soggiunge: la logica mercantile va "finalizzata al perseguimento del bene comune di cui deve farsi carico anche e soprattutto la comunità politica". Il Papa precisa che il mercato non è negativo per natura. Dunque, ad essere chiamato in causa è l’uomo, "la sua coscienza morale e la sua responsabilità". L’attuale crisi, conclude il Papa, mostra che i "tradizionali principi dell’etica sociale" - trasparenza, onestà e responsabilità - "non possono venire trascurati". Al contempo, ricorda che l’economia non elimina il ruolo degli Stati ed ha bisogno di "leggi giuste". Riprendendo la Centesimus Annus, indica la "necessità di un sistema a tre soggetti": mercato, Stato e società civile e incoraggia una "civilizzazione dell’economia". Servono "forme economiche solidali". Mercato e politica necessitano "di persone aperte al dono reciproco". (35-39)

La crisi attuale, annota, richiede anche dei "profondi cambiamenti" per l’impresa. La sua gestione "non può tenere conto degli interessi dei soli proprietari", ma "deve anche farsi carico" della comunità locale. Il Papa fa riferimento ai manager che spesso "rispondono solo alle indicazioni degli azionisti" ed in vita ad evitare un impiego "speculativo" delle risorse finanziarie. (40-41)

Il capitolo si chiude con una nuova valutazione del fenomeno globalizzazione, da non intendere solo come "processo socio-economico". "Non dobbiamo esserne vittime, ma protagonisti – esorta – procedendo con ragionevolezza, guidati dalla carità e dalla verità". Alla globalizzazione serve "un orientamento culturale personalista e comunitario, aperto alla trascendenza" capace di "correggerne le disfunzioni". C’è, aggiunge, "la possibilità di una grande ridistribuzione della ricchezza", ma la diffusione del benessere non va frenato "con progetti egoistici, protezionistici". (42).

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lunedì 20 luglio 2009

55 - LA CARITA’ NELLA VERITA’ – CAPITOLO SECONDO

Nel secondo capitolo, il Papa entra nel vivo dello Sviluppo umano nel nostro tempo. L’esclusivo obiettivo del profitto "senza il bene comune come fine ultimo rischia di distruggere ricchezza e creare povertà". Ed enumera alcune distorsioni dello sviluppo: un’attività finanziaria "per lo più speculativa", i flussi migratori "spesso solo provocati" e poi mal gestiti e, ancora, "lo sfruttamento sregolato delle risorse della terra". Dinnanzi a tali problemi interconnessi, il Papa invoca "una nuova sintesi umanistica". La crisi "ci obbliga a riprogettare il nostro cammino". (21)

Lo sviluppo, constata il Papa, è oggi "policentrico". "Cresce la ricchezza mondiale in termini assoluti, ma aumentano le disparità" e nascono nuove povertà. La corruzione è presente in Paesi ricchi e poveri; a volte grandi imprese transnazionali non rispettano i diritti dei lavoratori. D’altronde, "gli aiuti internazionali sono stati spesso distolti dalle loro finalità, per irresponsabilità" dei donatori e dei fruitori. Al contempo, denuncia il Pontefice, "ci sono forme eccessive di protezione della conoscenza da parte dei Paesi ricchi, mediante un utilizzo troppo rigido del diritto di proprietà intellettuale, specialmente nel campo sanitario". (22)

Dopo la fine dei "blocchi" Giovanni Paolo II aveva chiesto "una riprogettazione globale dello sviluppo", ma questo "è avvenuto solo in parte". C’è oggi "una rinnovata valutazione" del ruolo dei "pubblici poteri dello Stato", ed è auspicabile una partecipazione della società civile alla politica nazionale e internazionale. Rivolge poi l’attenzione alla delocalizzazione di produzioni di basso costo da parte dei Paesi ricchi. "Questi processi hanno comportato la riduzione delle reti di sicurezza sociale" con "grave pericolo per i diritti dei lavoratori". A ciò si aggiunge che "i tagli alla spesa sociale, spesso anche promossi dalle istituzioni finanziarie internazionali, possono lasciare i cittadini impotenti di fronte a rischi vecchi e nuovi". D’altronde, si verifica anche che "i governi per ragioni di utilità economica, limitano spesso le libertà sindacali". Ricorda perciò ai governanti che "il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l’uomo, la persona nella sua integrità". (23-25)

Sul piano culturale le possibilità di interazioni aprono nuove prospettive di dialogo, ma vi è un duplice pericolo. In primo luogo, un eclettismo culturale in cui le culture vengono "considerate sostanzialmente equivalenti". Il pericolo opposto è "l’appiattimento culturale", "l’omologazione degli stili di vita". (26) Rivolge così il pensiero allo scandalo della fame. Manca, denuncia il Papa, "un assetto di istituzioni economiche in grado" di fronteggiare tale emergenza. Auspica il ricorso a "nuove frontiere" nelle tecniche di produzione agricola e un’equa riforma agraria nei Paesi in via di Sviluppo. (27)

Benedetto XVI tiene a sottolineare che il rispetto per la vita "non può in alcun modo essere disgiunto" dallo sviluppo dei popoli. In varie parti del mondo, avverte, perdurano pratiche di controllo demografico che "giungono a imporre anche l’aborto". Nei Paesi sviluppati si è diffusa una "mentalità antinatalista che spesso si cerca di trasmettere anche ad altri Stati come se fosse un progresso culturale". Inoltre, prosegue, vi è "il fondato sospetto che a volte gli stessi aiuti allo sviluppo vengano collegati" a "politiche sanitarie implicanti di fatto l’imposizione" del controllo delle nascite. Preoccupanti sono pure le "legislazioni che prevedono l’eutanasia". "Quando una società s’avvia verso la negazione e la soppressione della vita – avverte – finisce per non trovare più" motivazioni ed energie "per adoperarsi a servizio del vero bene dell’uomo" (28).

Altro aspetto legato allo sviluppo è il diritto alla libertà religiosa. Le violenze, scrive il Papa, "frenano lo sviluppo autentico", ciò "si applica specialmente al terrorismo a sfondo fondamentalista". Al tempo stesso, la pro mozione dell’ateismo da parte di molti Paesi "contrasta con le necessità dello sviluppo dei popoli, sottraendo loro risorse spirituali e umane". (29) Per lo sviluppo, prosegue, serve l’interazione dei diversi livelli del sapere armonizzati dalla carità. (30-31)

Il Papa auspica, quindi, che le scelte economiche attuali continuino "a perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro" per tutti. Benedetto XVI mette in guardia da un’economia "del breve e talvolta brevissimo termine" che determina "l’abbassamento del livello di tutela dei diritti dei lavoratori" per far acquisire ad un Paese "maggiore competitività internazionale". Per questo, esorta una correzione delle disfunzioni del modello di sviluppo come richiede oggi anche lo "stato di salute ecologica del pianeta". E conclude sulla globalizzazione: "Senza la guida della carità nella verità, questa spinta planetaria può concorrere a creare rischi di danni sconosciuti finora e di nuove divisioni". E’ necessario, perciò, "un impegno inedito e creativo". (32-33)

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54 - DIO E' AMORE

Dio è amore!
Chi sta nell'amore dimora in Dio
e Dio dimora in lui.
(Gv.4,16)

53 - LA CARITA’ NELLA VERITA’ – CAPITOLO PRIMO

"La Carità nella verità, di cui Gesù s’è fatto testimone" è "la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera": inizia, così, Caritas in Veritate, Enciclica indirizzata al mondo cattolico e "a tutti gli uomini di buona volontà". Nell’Introduzione, il Papa ricorda che "la carità è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa". D’altro canto, dato "il rischio di fraintenderla, di estrometterla dal vissuto etico", va coniugata con la verità. E avverte: "Un Cristianesimo di carità senza verità può venire facilmente scambiato per una riserva di buoni sentimenti, utili per la convivenza sociale, ma marginali". (1-4)

Lo sviluppo ha bisogno della verità. Senza di essa, afferma il Pontefice, "l’agire sociale cade in balia di privati interessi e di logiche di potere, con effetti disgregatori sulla società". (5) Benedetto XVI si sofferma su due "criteri orientativi dell’azione morale" che derivano dal principio "carità nella verità": la giustizia e il bene comune. Ogni cristiano è chiamato alla carità anche attraverso una "via istituzionale" che incida nella vita della polis, del vivere sociale. (6-7) La Chiesa, ribadisce, "non ha soluzioni tecniche da offrire", ha però "una missione di verità da compiere" per "una società a misura dell’uomo, della sua dignità, della sua vocazione". (8-9)

Il primo capitolo del documento è dedicato al Messaggio della Populorum Progressio di Paolo VI. "Senza la prospettiva di una vita eterna – avverte il Papa – il progresso umano in questo mondo rimane privo di respiro". Senza Dio, lo sviluppo viene negato, "disumanizzato".(10-12)

Paolo VI, si legge, ribadì "l’imprescindibile importanza del Vangelo per la costruzione della società secondo libertà e giustizia".(13) Nell’Enciclica Humanae Vitae, Papa Montini "indica i forti legami esistenti tra etica della vita ed etica sociale". Anche oggi, "la Chiesa propone con forza questo collegamento". (14-15) Il Papa spiega il concetto di vocazione presente nella Populorum Progressio. "Lo sviluppo è vocazione" giacché "nasce da un appello trascendente". Ed è davvero "integrale", sottolinea, quando è "volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo". "La fede cristiana – soggiunge – si occupa dello sviluppo non contando su privilegi o su posizioni di potere", "ma solo su Cristo". (16-18) Il Pontefice evidenzia che "le cause del sottosviluppo non sono primariamente di ordine materiale". Sono innanzitutto nella volontà, nel pensiero e ancor più "nella mancanza di fraternità tra gli uomini e i popoli". "La società sempre più globalizzata – rileva – ci rende vicini, ma non ci rende fratelli". Bisogna allora mobilitarsi, affinché l’economia evolva "verso esiti pienamente umani". (19-20)

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52 - QUANTE MERAVIGLIE O SIGNORE!

Quante meraviglie hai fatto tu,
o Signore, mio Dio!
(Sal.40, 6)

domenica 19 luglio 2009

51 - CORAGGIO: IO HO VINTO IL MONDO

La liturgia di questa VII domenica dopo Pentecoste di rito ambrosiano, continuando a ripercorrere le grandi tappe della storia della salvezza, indica il fine della nostra esistenza illuminata e sorretta dalla fede: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo”.

In Gesù siamo chiamati a comprendere il nostro nuovo rapporto con il Padre, nonostante le incomprensioni e il rifiuto, le tribolazioni e le persecuzioni, le solitudini e le povertà del mondo, che accompagnano e condizionano la vita di ogni giorno.

La Parola del Signore non indica solo la via, ma ci offre anche una speranza e una certezza in cui credere e vivere: “Vi ho detto questo perché abbiate pace in me… Abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!”.

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giovedì 16 luglio 2009

50 - MESSAGGERO DI LIETI ANNUNCI

Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero di lieti annunzi,
che annunzia la pace,
messaggero di bene che annunzia la salvezza,
che dice a Sion:"Regna il tuo Dio". (Isaia, 52,7)

49 - SII SOLIDALE CON TUTTI

Qualunque sia la tua condizione di vita pensa a te e ai tuoi cari, ma non lasciarti imprigionare nell’angusta cerchia della tua piccola famiglia.

Una volta per tutte, adotta la famiglia umana!

Bada a non sentirti estraneo in nessuna parte del mondo.

Sii un uomo in mezzo agli altri, nessun problema, di qualunque popolo, ti sia indifferente.

Vibra con le gioie e le speranze di ogni gruppo umano.

Fa tue le sofferenze e le umiliazioni dei tuoi fratelli di umanità.

Vivi a scala mondiale o, meglio ancora, universale.

Cancella dal vocabolario, e dal tuo cuore, le parole nemico, odio, rancore, risentimento, intolleranza…

Nei tuoi pensieri, nei tuoi desideri, nelle tue azioni, sforzati di essere, e di esserlo veramente, magnanimo.

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(Mons. Helder Camara, vescovo di Recife, Brasile)

mercoledì 15 luglio 2009

48 - IL CAMMINO DELLA PREGHIERA

All’inizio potrà sembrare che il tempo sia troppo lungo e che non passi mai: bisogna perseverare con coraggio e disponibilità, dando a Dio tutto il tempo che siano in grado di dargli. Di appuntamento in appuntamento la nostra fedeltà sarà premiata e vedremo crescere in noi il gusto della preghiera. Quello che all’inizio ci sembrava irraggiungibile, diventerà sempre più facile e bello. Capiremo allora che ciò che conta non è avere risposte, ma mettersi a disposizione di Dio: ciò che porteremo nella preghiera sarà a poco a poco trasfigurato.

Così, quando ci troveremo a pregare con il cuore in tumulto, se persevereremo, ci accorgeremo che dopo aver a lungo pregato, non avremo trovato risposte alle nostre domande, ma che le stesse domande si saranno sciolte come neve al sole. Nel nostro cuore entrerà la pace di chi si affida nelle mani di Dio, e si lascia condurre docilmente da Lui, là dove Lui vuole.

Non mancheranno in tutto questo le difficoltà: a volte, non riusciremo a fare tacere il chiasso che è intorno a noi e dentro di noi; a volte sentiremo la fatica e perfino il disgusto di metterci a pregare; a volte la nostra sensibilità scalpiterà, e qualunque atto ci sembrerà preferibile allo stare in preghiera davanti a Dio, a “tempo perso”.

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Non dobbiamo avere paura delle prove e delle difficoltà nella preghiera: Dio è fedele e non ci porrà mai davanti ad una prova senza darci la via d’uscita; non ci esporrà mai ad una tentazione senza darci la forza per sopportarla e vincerla.

Lasciamoci amare da Dio. Lasciamo che la preghiera faccia crescere in noi la libertà da ogni paura, il coraggio e l’audacia dell’amore, la fedeltà alle persone che Dio ci affidato e alle situazioni in cui ci ha posto, senza cercare evasioni o consolazioni a buon mercato.

Impariamo, pregando, a vivere la pazienza di attendere i tempi di Dio, che non sono i nostri tempi, e a seguire le vie di Dio, che spesso non sono le nostre vie.

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(Lettera ai cercatori di Dio, pag.91-92)

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47 – PREGARE

Perché pregare? La risposta è semplice: per vivere. Sì, per vivere veramente bisogna pregare. Perché vivere è amare: una vita senza amore non è vita. E’ solitudine vuota, è prigione e tristezza. Vive veramente solo chi ama: e ama solo chi si sente amato, raggiunto e trasformato dall’amore.

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Come pregare? Molti pensano di non saper pregare. Molti domandano come pregare. Anche in questo caso la risposta è immediata: bisogna dare un po’ del proprio tempo a Dio. All’inizio, l’importante non sarà che questo tempo sia tanto, ma che glielo si dia fedelmente. E’ necessario fissare un tempo da dare ogni giorno al Signore, e donandoglielo con fedeltà, quando ce la sentiamo e anche quando non ce la sentiamo. Tutto va posto nelle mani di Dio, lodandolo e ringraziandolo per i suoi doni. Bisogna ascoltare il suo silenzio, senza pretendere di trovare subito risposte. E’ necessario perseverare, senza pretendere di afferrare Dio, ma lasciandolo penetrare nella nostra vita e nel nostro cuore, toccandoci l’anima. Bisogna ascoltare la sua parola, aprendo la Bibbia, meditandola con amore, lasciando che Gesù parli al cuore.

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(Lettera ai cercatori di Dio, pag.89-90)

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lunedì 13 luglio 2009

46 - I VALORI DEL TEMPO DI VACANZA

Tra i tanti valori che il tempo della vacanza ci offre, vorrei sottolineare quelli del silenzio, della riflessione, della preghiera e della contemplazione. Sono valori che sentiamo necessari alla nostra “umanità”, solo nel silenzio riusciamo a percepire le voci più significative della storia umana, la nostra personale e quella dei nostri fratelli; solo nella riflessione possiamo vincere la nostra superficialità, scendere nella nostra interiorità e ritrovare il nostro “io” più vero; solo nella preghiera incontriamo il Signore, come fonte e meta della nostra vita; e da lui riceviamo forza e stimolo per il nostro quotidiano cammino, che si snoda tra alcune gioie e tante pene, solo nella contemplazione possiamo intuire l’infinita bellezza di Dio e gustare l’indicibile gioia della sua presenza in noi.

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(Cardinale Carlo Maria Martini, Messaggio per le vacanze 1981)

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45 - COMUNICATO DEI VESCOVI LOMBARDI

“Il fenomeno delle migrazioni impressiona per la quantità di persone coinvolte, per la problematiche sociali, economiche, politiche, culturali e religiose che solleva, per le sfide drammatiche che pone alle comunità nazionali e a quella internazionale. Possiamo dire che siamo di fronte a un fenomeno sociale di natura epocale, che richiede una forte e lungimirante politica di cooperazione internazionale per essere adeguatamente affrontato […] Nessun Paese da solo può ritenersi in grado di far fronte ai problemi migratori del nostro tempo. Tutti siamo testimoni del carico di sofferenza, di disagio e di aspirazioni che accompagna i flussi migratori” (n.62 Caritas in Veritate).

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Provocati anche dalle parole della nuova Enciclica di papa Benedetto XVI “Caritas in veritate” appena pubblicata, i Vescovi lombardi sentono il dovere pastorale di rivolgersi ai fedeli delle comunità cristiane della Lombardia per invitarli alla riflessione.

Il consenso ad alcune parti della legge contenente “Disposizioni in materia di sicurezza”, emerso anche nelle comunità cristiane, fa nascere interrogativi e suscita preoccupazione.

Sembra che la paura – in qualche circostanza purtroppo non priva di ragioni – troppo spesso amplificata artificialmente, spinga ad una reazione emotiva che non aiuta a leggere in verità il fenomeno della migrazione e ostacola la considerazione della dignità umana di cui ogni persona – anche quando migrante – è portatrice.

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Straniero non è sinonimo di pericolo o di delinquente: la maggior parte degli immigrati che vivono e lavorano tra noi lo fanno in modo onesto e responsabile a tal punto da costituire una presenza fondamentale e insostituibile per molte attività produttive e per la vita di molte famiglie.

Per sostenere questo sguardo libero da precomprensioni e paure eccessive, le nostre comunità cristiane devono rinnovare lo sforzo educativo sui temi dell’accoglienza e della dignità di ogni persona, principi irrinunciabili dell’autentica razionalità e ancor più dell’insegnamento evangelico.

In una società moderna - come vuole essere la nostra - che si fonda sul rispetto delle leggi, sul senso di responsabilità da parte di tutti, i cristiani sono chiamati ad operare con gli uomini di buona volontà affinché sia praticata la giustizia e rispettata la dignità delle persone, di tutte le persone.

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I cristiani pertanto devono farsi promotori di atteggiamenti e di una legislazione che riconoscano i diritti delle persone oneste (anche quando immigrate); promuovano e sostengano la responsabilità sociale di questi “nuovi cittadini” provenienti da altri Paesi; favoriscano la solidarietà verso tutti i soggetti più deboli; realizzino procedure praticabili, sensate ed efficienti per la regolarizzazione degli stranieri presenti da tempo nella nostra regione ma formalmente irregolari solo perché la burocrazia rallenta e complica l’applicazione di regole già in vigore.

Favorire l’integrazione degli immigrati presenti nella nostra regione alla ricerca di condizioni di vita oneste e dignitose è la via più promettente per realizzare una convivenza serena che vinca la paura e giovi al bene comune.

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I vescovi della Conferenza episcopale Lombarda

Caravaggio, 7 luglio 2009

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sabato 11 luglio 2009

44 - BENEDETTO E L'EVANGELIZZAZIONE DELL'EUROPA

Mentre il mondo era invecchiato nei vizi, mentre l'Italia e l'Europa sembravano divenute un miserevolissimo teatro di popoli guerreggianti, e perfino le istituzioni monastiche... erano meno forti di quanto sarebbe stato necessario per resistere..., Benedetto dimostrò con la sua eccellente attività e santità la perenne giovinezza della Chiesa, rinnovò la severità dei costumi con la sua dottrina e col suo esempio, e cinse di leggi più sicure e più sante il raccoglimento della vita religiosa. Ma non basta: egli infatti di per sé e con i suoi seguaci ridusse quelle barbare genti dai loro costumi feroci ad abitudini civili e cristiane e, piegandole alla virtù, al lavoro e alle tranquille occupazioni delle arti e delle scienze, li strinse con vincoli di fraterno amore e carità...

Cassino risplendette una luce nuova, la quale non solo alimentata dalla dottrina e civiltà degli antichi popoli, ma anche fomentata dalla dottrina cristiana, illuminò popoli e nazioni erranti fuori strada e li richiamò e guidò sulla via della verità e della rettitudine...

In questo luogo Benedetto portò il regolamento della vita monastica a quel grado di perfezione cui già da molto tempo egli aveva mirato con le preghiere, con la meditazione e con l'esercizio della virtù. Questo veramente sembra sia stato lo speciale e principale compito affidatogli dalla divina Provvidenza: non tanto, cioè, di portare in occidente dall'oriente le regole della vita monastica, quanto di adattarle e proporzionarle genialmente alle inclinazioni, alle necessità, alle condizioni delle popolazioni dell'Italia e di tutta l'Europa. Ecco quindi per mezzo suo alla serenità della dottrina ascetica, che tanto rifioriva nei cenobi dell'oriente, accoppiarsi una instancabile attività, con cui diventa possibile, «comunicare agli altri le cose contemplate» e non solo produrre messi abbondanti di spighe da terreni incolti, ma anche maturare con apostolico sudore frutti spirituali.
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Enciclica « Fulgens radiatur » del 21/03/1947 di Pio XII

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martedì 7 luglio 2009

43 - PER UN'AGENDA DI SPERANZA - G8

Il 4 luglio la delegazione di Vescovi ha partecipato a Milano alla Messa presieduta dal Cardinale Dionigi Tettamanzi nel Duomo di Milano successivamente a una veglia presieduta da Monsignor Arrigo Miglio Vescovo di Ivrea e Presidente della Commissione Episcopale della CEI per i problemi sociali e del lavoro, la giustizia e la pace.

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Noi, Cardinali e Vescovi, Rappresentanti di Organizzazioni, Associazioni e Movimenti cattolici del Sud e del Nord del mondo, siamo venuti a Roma per rivolgerci a voi, Governi dei G8, in vista del vertice che si terrà a l’Aquila nei giorni 8-10 luglio 2009

Oggi, 963 milioni di persone soffrono la fame; dagli anni ’80 il numero dei migranti a causa dei mutamenti climatici è passato da una media di 121 milioni di persone a 243 milioni all’anno; nei prossimi cinquanta anni, come stimato da osservatori e Agenzie delle Nazioni Unite, da 250 milioni ad un miliardo di persone potrebbero essere costrette a migrare a causa dei cambiamenti climatici

È ormai chiaro il forte legame tra povertà, cambiamenti climatici, immigrazione, guerra per l’accaparramento delle risorse. La crisi economica sommata alle crisi climatica, finanziaria ed alimentare impone misure urgenti per una revisione del nostro modello di sviluppo. Mai come in questo momento è urgente agire, perché ogni ritardo aggrava una situazione già in declino.

La globalità della crisi richiede una soluzione globale; nessuno può pensare e programmare di uscirne da solo. Occorre definire “un’agenda di speranza” che abbia come finalità lo sviluppo integrale della persona e di tutte le persone.

Noi, rappresentanti delle Chiese del Nord e del Sud del mondo, facciamo appello ai Governi del G8 affinché si assumano le loro responsabilità ed adottino concrete scelte politiche affinché ciò avvenga.

Il mercato non è come una gara dove, alla tappa successiva, tutti ripartono dagli stessi blocchi di partenza: chi in economia perde, se riparte parte svantaggiato. Oggi, miliardi di poveri sono sempre più tra questi perdenti.

Per questo oggi vi chiediamo di adottare “un’agenda di speranza” che consenta di:

1) stanziare 50 miliardi di dollari per i Paesi dei Sud del mondo, dei quali 25 miliardi per l’Africa,

2) contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici con l’adozione di un accordo che preveda la riduzione dell’emissione dei gas serra di almeno il 30% entro il 2020

3) completare la cancellazione del debito dei Paesi poveri, compreso il debito illegittimo, con l’adozione di nuove regole sui prestiti definite sulla base del principio di corresponsabilità;

4) investire sui meccanismi multilaterali esistenti nel sistema delle Nazioni Unite affinché nelle dinamiche di governance globale sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e della società civile;

5) individuare soluzioni alla crisi alimentare mondiale che mirino a sostenere i piccoli produttori del Sud e del nord del mondo ed un modello produttivo sostenibile a partire dal sostegno alla produzione a dimensione familiare; dall’equa ripartizione delle risorse come terra, acqua ed energia; dal garantire accesso al credito ed dagli incentivi agli investimenti sui mercati locali.

Roma, 3 giugno 2009

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Monsignor Emmanuel BADEJO, Vescovo do Oyo – Nigeria;

Monsignor Johannes BUNDGENS, Vescovo Ausiliare di Aachen – Germania;

Monsignor Néstor Rafael HERRERA, Vescovo di Machala - Ecuador e Segretario Generale della Conferenza Episcopale Ecuadoregna;

Monsignor Arrigo MIGLIO, Vescovo di Ivrea e Presidente della Commissione Episcopale della CEI per i problemi sociali e del lavoro, la giustizia e la pace;

Monsignor Alvaro RAMAZZINI, Vescovo di San Marcos – Guatemala.

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domenica 5 luglio 2009

42 - IL MESSAGGIO ESTIVO DEL PARROCO

Quest’anno il mio messaggio augurale, alla vigilia del periodo estivo di riposo e ferie, vuole essere innanzitutto un ringraziamento per tutto quanto abbiamo vissuto insieme e per tutte le preziose persone che hanno offerto il loro tempo, la loro opera e disponibilità di volontariato per rendere l’amore di Cristo visibile ai propri fratelli, in un contesto parrocchiale difficile qual è il nostro.

È stato un anno che ci ha fatto vivere, sulla scia dell’apostolo Paolo, la necessità di testimoniare con coraggio la nostra fede confermandola con la preghiera e le opere, e la necessità di vivere con intensità il rapporto con Dio nell’ascolto della sua Parola e nell’Eucaristia settimanale.


Sono molti gli avvenimenti che hanno segnato, seppure nel nostro piccolo, questi mesi: oltre al mese di maggio vissuto con intensità spirituale con il Santo Rosario; i periodi liturgici forti dell’Avvento e della Quaresima, e soprattutto la settimana “Autentica” (Santa), hanno visto la partecipazione di più fedeli, che in maggior numero si sono avvicinati al sacramento della “Confessione”. Tutto questo ci fa ben sperare che ci sia un ritorno dell’attenzione al vero centro della vita, Gesù Cristo.

Anche sotto l’aspetto pratico delle opere murarie dobbiamo ringraziare Dio, che attraverso la generosità di tante persone ci ha permesso di realizzare la bella cappella del “SS. Sacramento” e, con maggior impegno finanziario, anche la nuova sede della Caritas e la sala della Terza Età, che inaugureremo la prima domenica di ottobre, oltre alla sistemazione interna della nostra bella chiesa. Certo, ci rimangono anche dei residui di debito, ma sono sicuro che se quanto abbiamo realizzato è per volontà di Dio, Dio non mancherà di portare a termine ciò che ha iniziato per mezzo di noi.
E ancora grazie a Dio e a voi, fratelli e sorelle, per l’anno trascorso, che per me è il secondo da parroco; vi auguro di cuore di vivere delle buone e serene vacanze perché possiate ritemprare il corpo e l’anima per preparavi ad un gioioso rientro.

(Il parroco Padre Luigi)

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