Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 26 giugno 2009

38 - TERZO VIAGGIO MISSIONARIO DI SAN PAOLO

Si sta per concludere l’anno paolino, indetto da Papa Benedetto XVI per riscoprire la figura dell’apostolo delle genti. Ripercorriamo brevemente i viaggi missionari di san Paolo.
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Nel suo terzo viaggio missionario, Paolo torna a visitare le comunità da lui incontrate nei viaggi precedenti, prendendo con sé un nuovo collaboratore, di nome Tito, un cristiano di Antiochia.
Percorse le regioni della Galazia e della Frigia (nell’odierna Turchia centrale), egli raggiunge Efeso, una delle più grandi città dell’impero romano, con i suoi 300.000 abitanti, città nella quale si sofferma per oltre tre anni (53 – 56 d.C.).
A Efeso Paolo incontra i discepoli di Giovanni Battista e annuncia loro per la prima volta il vangelo di Gesù Cristo, insegna nella sinagoga e poi nella locale scuola, condannando i riti pagani e, in particolare modo, la magia. Nel suo lungo soggiorno a Efeso, Paolo scrive la lettera ai Filippesi, la lettera ai Galati e la prima lettera ai Corinti.
La predicazione lo pone in conflitto con gli orefici, che traggono i loro profitti dalla vendita di oggetti di culto legati al Tempio delle dea Artemide, molto venerata ad Efeso. Questa volta, quindi, la persecuzione contro i cristiani trae origine dallo scontro tra la necessità di annunciare la verità e il mantenimento del benessere economico.
In seguito al tumulto degli orafi argentieri, Paolo lascia Efeso. Prima però convoca gli anziani della comunità a Mileto per congedarsi solennemente da loro, ed enuncia una specie di testamento spirituale, nel quale fa il punto della sua esistenza missionaria (Atti 20,15-38).
Paolo ha servito Dio in maniera umile e sofferta, il suo servizio aveva di mira la conversione (cioè il ritorno a Dio) ed è stato realizzato predicando e istruendo. Lo Spirito conduce Paolo là dove egli non sa che cosa gli potrà accadere. L’apostolo sa che le sofferenze sono parte della testimonianza che egli deve rendere al messaggio di Dio, perché è un messaggio di grazia, cioè di dono. La pagina degli Atti parla di lacrime, prove, separazione, morte. Eppure termina con una nota gioiosa e una preghiera di lode. Paolo dice che tutto quello che ha fatto gli ha dato gioia perché è stato un dono. Offrirsi non lo ha impoverito, o intristito o amareggiato. E questo è tanto più sorprendente se pensiamo a quello che ha dovuto patire: la persecuzione dei giudei, l’invidia dei cristiani, le divisioni nelle sue comunità… Non nasconde la sua soddisfazione per essere riuscito a perseverare nei suoi iniziali propositi di fedeltà a Cristo. Tuttavia ribadisce la sua convinzione di essere “meritevole di nulla”: la forza della perseveranza è l’umiltà.
All’origine della perseveranza di Paolo, molta importanza assume la costante consapevolezza di adempiere ad un compito a lui assegnato dall’alto.
L’invito a resistere di fronte alle difficoltà è più convincente se viene da chi lo ha fatto prima di noi. In questo sta la forza dell’incitamento che Paolo fa alla comunità di Efeso a non desistere mai, anche di fronte alle situazioni umanamente impossibili. Paolo sente la vicinanza di Dio e la trasmette ai suoi discepoli.

Dopo aver effettuato un lungo viaggio via mare, Paolo torna in Palestina. Lungo il percorso che lo porterà a Gerusalemme, l’apostolo sente avvicinarsi il momento delle tribolazioni preannunciategli da Gesù, ma non cede alle preghiere dei suoi discepoli che, presentendo che non avrebbero più avuto occasione di riceverlo, cercano di distoglierlo dal proposito di recarsi nella città santa. Il commiato dai suoi discepoli avviene in un clima di generale commozione. La sua esperienza missionaria di interrompe nel momento in cui si apre un’altra lunga fase della vita di Paolo, che lo porterà al martirio a Roma.
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Per la riflessione:
· siamo perseveranti nella testimonianza cristiana? Quali sono le cause che la rendono incostante?
· quanto incide nella nostra perseveranza sapere che l’annuncio è un compito che ci è stato affidato da Dio?
· quanto tempo dedichiamo al nostro rapporto personale con Dio, condizione indispensabile per una fede convinta e perseverante?
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